da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna
Gli atenei dell’Emilia-Romagna, centri di ricerca e di formazione ma anche aziende private nell’inedita alleanza dei Goi, una delle principali novità della Programmazione comunitaria 2014-2020. Al lavoro su sviluppo competitivo delle aziende agricole; gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei pesticidi; qualità dei suoli e contrasto all’erosione; riduzione del consumo di acqua in agricoltura. Bando della Regione in tempi record
Bologna – Nuove tecniche di irrigazione per preservare una risorsa sempre più preziosa; agricoltura conservativa per contrastare l’erosione dei terreni appenninici e lotta alle malattie delle piante con sistemi a basso impatto ambientale; riduzione dell’antibiotico-resistenza negli animali da allevamento; sviluppo di nuove varietà di frutta, ortaggi e viti più resistenti al cambiamento climatico; miglioramento della biodiversità e recupero di varietà antiche di frumento. Ma anche nuove modalità di lavorazione dei terreni per ridurre la dispersione di anidride carbonica nell’aria, contrastando l’effetto serra e – allo stesso tempo – migliorando il contenuto di carbonio e dunque la fertilità del suolo.
La Regione Emilia-Romagna accelera sulla ricerca in agricoltura e lo fa finanziando con 12 milioni di euro 52 Gruppi operativi per l’innovazione (Goi), le inedite alleanze tra mondo agricolo e mondo della ricerca che rappresentano una delle novità principali della Programmazione comunitaria 2014-2020. Con un obiettivo: aziende agricole più competitive sui mercati, ma anche più sostenibili ed efficienti nella gestione delle risorse naturali.
I 52 partenariati – ora al nastro di partenza – lavoreranno su altrettanti Piani di innovazione nei seguenti settori: sviluppo competitivo delle aziende agricole; gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei pesticidi; qualità dei suoli e contrasto all’erosione; riduzione del consumo di acqua in agricoltura.
“Un risultato importante – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli – sia per il numero e la qualità dei progetti selezionati, che per la tempistica, che ci vede prima Regione in Italia e tra le prime realtà in Europa. Investire in ricerca – in particolare nella ricerca pubblica – oggi è strategico, per competere sui mercati, migliorare la qualità dei prodotti, rafforzare le prestazioni ambientali”.
Progetti di innovazione dunque con ricadute immediatamente operative, la cui durata non potrà superare i 36 mesi e i cui risultati confluiranno e saranno diffusi attraverso la Rete del Partenariato europeo per l’innovazione (Pei).
Complessivamente i 52 Goi aggregano circa 400 soggetti tra università ed enti di ricerca, aziende agricole e agroalimentari, enti di formazione e di consulenza.
Una rete diffusa sul territorio che comprende, in particolare, tutte le Università dell’Emilia-Romagna e la Cattolica del Sacro Cuore sede di Piacenza, i centri di ricerca Crpv (Cesena ) e Crpa (Reggio Emilia), il Consorzio di bonifica del canale Emilia-Romagnolo (Bologna), l’azienda agraria sperimentale Stuard (Parma), l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, ma anche aziende private.
Considerando anche il cofinanziamento privato i 52 progetti movimenteranno investimenti per 14,5 milioni di euro.
Ma altre risorse pubbliche sono in arrivo entro la fine del 2016: si tratta di 16 milioni di euro che finanzieranno nuovi bandi per la ricerca in agricoltura tra ottobre e dicembre. Complessivamente le risorse a disposizione per finanziare i Goi, entro il 2020, ammontano a 50 milioni.
I progetti finanziati
Sono 18 i progetti per migliorare la competitività e sostenere la ristrutturazione e l’ammodernamento delle aziende agricole (Focus area 2A). Il totale dell’investimento è pari a 5,9 milioni di euro e il contributo pubblico pari a 4,2 milioni di euro.
Altri 20 si propongono di migliorare la qualità delle acque, con particolare attenzione alla presenza di fertilizzanti e pesticidi (Focus area 4B), per un costo complessivo di 6,2 milioni e un contributo di 5,6 milioni.
Per sostenere sistemi colturali di tipo conservativo, cioè con ridotta lavorazione del terreno e migliorare la qualità dei suoli (Focus Area 4C), sono stati selezionati 4 progetti per un investimento di 731 mila euro e un contributo che sfiora i 658 mila euro.
6 progetti puntano a un uso più efficiente dell’acqua in agricoltura, riducendone le dispersioni (Focus Area 5A). Quasi 967 mila l’investimento, per un contributo di 869 mila euro.
Infine, sono stati finanziati 4 progetti per il sequestro di carbonio nel terreno e il contrasto al cambiamento climatico (Focus area 5E). Il costo è di 673 mila euro interamente coperto da contributo pubblico.
I 52 progetti sono stati selezionati da una commissione scientifica indipendente, coordinata dall’Accademia nazionale di agricoltura di Bologna. “La valutazione dei progetti – ha spiegato il presidente dell’Accademia Giorgio Cantelli Forti – è stata compiuta in modo anonimo, secondo standard internazionali e ha coinvolto 150 esperti”.
I bandi (aperti l’11 gennaio) si sono chiusi il 31 marzo scorso. I progetti presentati sono stati 160 e il procedimento di esame si è svolto in 105 giorni. La percentuale del contributo pubblico è stata di circa il 70% per i progetti rivolti a sostenere la competitività aziendale, intorno al 90% per quelli di carattere ambientale (acqua e suolo) cui è riconosciuta una particolare rilevanza per la collettività e di quasi il 100% della spesa ammissibile nel caso di interventi per il sequestro di carbonio. I 52 progetti interessano tutti i principali comparti dell’agroalimentare emiliano-romagnolo in particolare il contributo ha avuto la seguente suddivisione: lattiero-caseario (7%), bovini (4.6%), suini (3,8%), foraggere (1,4%), cerali (26%), ortofrutta (37,9%), vitivinicolo (14,1%) e rimanenti settori per il 5,4%.
I Goi: un “patto” per l’innovazione in agricoltura
Possono avere le più diverse forme giuridiche: reti di impresa, associazioni temporanee di impresa o di scopo, ecc.. L’importante è che riuniscano almeno un’azienda agricola e un ente di ricerca, pubblico o privato, in un “patto” a termine per l’innovazione in agricoltura.
I Goi possono comprendere anche enti di formazione, consulenti, aziende di trasformazione e commercializzazione del settore agroalimentare. Nei bandi regionali è riconosciuta una premialità – a parità di requisiti – ai Goi che comprendono anche l’attività di formazione. Ogni Goi deve presentare un Piano di innovazione che abbia ricadute operative, ovvero, che risolva problemi concreti di un’azienda agricola, i cui risultati dovranno essere diffusi attraverso la rete europea del Partenariato per l’innovazione.
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