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Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

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Poet, Fool or Bum di Lee Hazlewood.

Visto che questa stagione così povera di sacralità non accenna a mollare la sua morsa letargica e visto che sono un ragazzo con un forte senso del sacro ho capito che mi rimane solo una cosa: una sana ritirata nel mio pantheon.
Si sta comodi ma soprattutto al sicuro là dentro.
Quindi, anche se non ho addosso degli stivali oggi mi pare giusto celebrare un uomo che di stivali ne sapeva parecchio: Barton Lee Hazlewood. Ma che nome tostissimo è?
Magari a qualcuno non dice niente ma a quei qualcuno suggerisco di riguardare il famosissimo video in cui Nancy Sinatra fa quel balletto. Quel classicone però è solo la punta dell’iceberg.
Quell’uomo ha un catalogo esteso almeno quanto il Texas.
Dagli strumentali prodotti insieme a Duane Eddy negli anni ’50 alla sua più celebre invenzione: quella roba che qualcuno ha chiamato “cowboy psychedelia” o “saccharine underground”.
Ovvero tutti quei suoi duetti con Nancy Sinatra e successivamente Ann Margret o meglio ancora le sue tonnellate di dischi solisti. Saccharine underground a me fa parecchio ridere ma cowboy psychedelia ci azzecca parecchio. In sostanza il baffone fa parte di quella nobile stirpe di “svecchiatori del country”. E infatti quand’è sbucato un giovanissimo Gram Parsons lui ha capito al volo.
Ma quella roba da cowboy lui l’ha svecchiata come nessuno prima.
In modo ancora più radicale rispetto a Gram Parsons, Willie Nelson e quella risma.
Il suo ruolo non si limita alle vaccate da vaccari.
Io l’ho sempre visto come un tipo speculare a Gainsbourg ovvero L’Eleganza, anche se con quel piglio da cowboy. E infatti la genialata è quella: siringhe di Chanel n°5 dritte nei muscoli di Bonanza.
Un bel lavoro difficile in cui il kitsch può essere sempre dietro l’angolo.
Perchè fare il francese elegantone è facile se non naturale.
Lo sappiamo tutti. Chi non ha mai detto “je t’aime”, “composé” o persino “baguette” o “Jacques Cousteau” per darsi un tono? Il figurone è assicurato, ovvio.
Se invece nasci in Oklahoma e ti laurei in medicina in Texas no: cowboy psychedelia, Texas posto di buzzurri, se vuoi essere cafone metti il nero col marrone, se vuoi esserlo di più metti il nero con il blu.
Le etichette sono facili e come diceva qualcuno prima di me sono “le scorciatoie del cervello”.
Quindi oggi mi viene naturale onorare una figura che ha passato la propria vita a mettere spessissimo il nero col marrone ma anche il marrone col blu che a me per esempio piacciono molto. E a polverizzare le etichette senza spocchia aggiunta.
Così poca spocchia che ha polverizzato anche la sua di etichetta, la LHI e così poca spocchia che persino lui se lo chiedeva: “poeta, idiota o straccione“?
Io non ho problemi, spesso ‘ste tre cose vanno a braccetto.
Ma non si può mantenere una propria eleganza anche in quel caso? A bomba e infatti si rispondeva da solo: NO, I’M ONLY ME.
Quindi auguri a quel baffo ma anche al suo baffo vero e proprio che a me personalmente ha sempre insegnato tanto. C’è? Non c’è? Come sulle copertine dei suoi dischi.
Esiste addirittura una branca di Lee Hazlewoodologi che giudica il valore dei suoi dischi in base al baffo in copertina. Discone se c’è il suo faccione col baffo, paccottiglia se non c’è il baffo.
Ma quelli sono pazzi.
Non hanno capito niente perchè quel baffo è un baffo ideale ed archetipico che vive di luce propria e appunto c’è anche se non c’è. Quel baffo è sempre vivo e lotta insieme a noi.

Lee_Hazlewood_Garden_Courtesy_of_Mark_Pickerel
album: Poet, Fool or Bum (1973)

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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