di Federica Mammina
La solitudine è per definizione esclusione da ogni rapporto di presenza o vicinanza altrui, che può essere desiderato o ricercato come motivo di pace o di raccolta intimità, oppure sofferto in conseguenza di una totale mancanza d’affetti, di sostegno e di conforto. In inglese due parole diverse (solitude e loneliness) a sottolineare i due aspetti, in italiano una sola. E chissà come, nel tempo, si è persa la doppia valenza del termine.
Aspetto fondamentale della vita che le dinamiche della società attuale ci vogliono far credere debba essere radicalmente estirpato come un’erba infestante per l’uomo-animale sociale.
Eppure a ben guardare è il momento creativo per eccellenza, quello nel quale l’uomo genera, riflette, rinasce, scopre le proprie risorse nonché il piacere di bastare a sé stesso. È quell’esperienza imprescindibile dell’uomo che vuole dare senso alla relazione con l’altro.
Nella complessità umana non c’è spazio per assolutismi, e la ricchezza è data sempre dalla diversità, così l’uomo ricco sarà colui che sa fare esperienza di solitudine e di relazione in maniera equilibrata, perché sa che entrambe hanno egualmente molto da rivelargli.
“Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna − a sopportare la solitudine.”
Friedrich Nietzsche
Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…
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