Il giardino di Villa Pisani a Stra (Venezia) è un esempio classico di giardino storico. Possiamo considerarlo come il completamento naturale di un ricco palazzo che ai nostri occhi può apparire sproporzionato al suo contesto, se non si considera il fatto che la riviera del Brenta, tra XVII e XVIII secolo, era il proseguimento del Canal Grande e le famiglie veneziane importanti facevano il possibile per avere delle residenze prestigiose su queste vie d’acqua. Su questa scia, nel primo decennio del 1700, i fratelli Pisani, commissionarono a Girolamo Frigimelica la costruzione di un palazzo con un giardino degno delle corti europee. Entrando nel palazzo, si attraversa l’androne monumentale che inquadra la vista del giardino: una splendida prospettiva chiusa dall’elegante facciata delle scuderie. Lo stampo tardo seicentesco è leggibile nella geometria e nei percorsi principali, che sembrano partire da punti casuali dell’area centrale, ma che all’origine, avevano una corrispondenza nelle tessiture delle aiuole di gusto francese. I sentieri disegnavano una rete di percorsi verso statue e architetture creando sorprese e interesse. Al posto delle aiuole fiorite, abbiamo un grande prato al cui centro si trova una vasca d’acqua di forme classiche, costruita solo un secolo fa dall’Istituto per le ricerche idrotecniche, per fare delle simulazioni nautiche con modellini di navi.
La famiglia Pisani vendette il palazzo ai Francesi, e Napoleone lo regalò al figlio di Giuseppina, Eugenio Beauharnais, che vi abitò per lunghi periodi tra il 1807 e il 1814. Beauharnais lasciò il segno, sostituendo le alte siepi di carpini che fiancheggiavano l’area centrale con viali alberati, e iniziò la costruzione del boschetto romantico vicino alle scuderie. La successiva dominazione austriaca (1814-1866) segnò il momento di massimo splendore del giardino, che venne arricchito con agrumi e piante esotiche secondo la moda del collezionismo botanico. Le forme delle piantagioni, gli arredi, le statue, le raffinate costruzioni che punteggiano il giardino, come l’esedra, le abitazioni dei giardinieri, la coffee-house, le serre, la vasca d’acqua e il famoso labirinto di bosso, creano un testo in cui la matrice diventa un capitolo di una sequenza di trasformazioni. La prima importante lezione che ci insegna un giardino “storico” è proprio questa: la sua storia è una successione di eventi che contribuiscono a creare un insieme vivo, che continua a vivere anche quando il racconto prosegue verso un epilogo triste. La decadenza del giardino cominciò nel momento in cui fu dichiarato monumento nazionale nel 1882. Frequentato saltuariamente dai Savoia e utilizzato per scopi scientifici, fu ripulito solo in occasione di una visita ufficiale di Hitler, perché Mussolini considerava i giardini all’italiana come uno dei gioielli di famiglia e non perdeva occasione per mostrarli e vantarsi della loro bellezza. Da quel momento, l’incuria ridusse questo luogo a una selva, fino agli anni ’80, in cui fu avviato un intelligente progetto di restauro curato dall’architetto Giuseppe Rallo della Sovrintendenza di Venezia. Questo restauro è considerato uno dei migliori realizzati in Italia negli ultimi decenni per due motivi, innanzitutto comprende la complessità del giardino cercando di rendere visibili tutti i passaggi della sua storia, ma soprattutto, considera prioritarie le esigenze del presente: pochi soldi per la manutenzione e grande afflusso di pubblico. Fino al 2007, il giardino poteva contare su fondi pubblici annuali che permettevano la presenza di tre giardinieri. I tagli recenti hanno tolto molto a quelle poche risorse, e lo stato del giardino ne risente, ma se non fossero state fatte delle scelte previdenti al momento del restauro, il degrado attuale sarebbe decisamente superiore. Per questo ho approfittato dei miei contatti con l’Università di architettura di Cesena (Bologna), per proporre una gita a Villa Pisani a un gruppo di studenti del secondo anno. Passeggiare nel giardino è stato un momento per fare una serie di riflessioni generali sul progetto del giardino, e non solo sulla lettura dei vari stili e della loro convivenza all’interno di un sito. La vita di un giardino comincia quando si spengono i riflettori: un bel disegno e la sistemazione delle piante non costano molto, quello che costa è il lavoro per mantenerli. Progettare in funzione della manutenzione, oggi non è un fattore secondario, anzi, costituisce la grande sfida di un buon progetto.
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Giovanna Mattioli
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