Più di 80.000 fan su Facebook, più di 12.000 follower su Twitter, Fidanzata Psicopatica (così si intitola un profilo di Facebook) sembra uno dei personaggi più amati dalle giovani donne sui social network. Dietro la maschera della compagna più aggressiva del web si nasconde (neanche tanto, a dire il vero) una giovane stilista, Selene Maggistro, che ha trovato una formula efficace per fare self branding, come si dice con un’espressione ormai gergale.
Il personaggio affronta con ironia e aggressività questioni universali con cui le donne hanno fatto i conti in tutti i tempi: gelosia, competizione, desiderio di possesso e di trasgressione, libertà e subalternità a modelli di ruolo. Così Selene descrive le nuove armi della seduzione odierna: tacchi a spillo e coltello in borsa (termini suoi), intelligenza e make up (direi io). È questo mix di nuovo e di tradizionale che consente una così larga identificazione.
Ma perché questa pagina ha riscosso tanto successo sui social media? In un’intervista a Linkiesta (quotidiano online che approfondisce fatti e notizie su politica, economia, società e ha riscosso un ampio successo), Selene – un lavoro vero, ma scrittrice per passione – afferma: “ci sono donne che mi mandano dettagliati resoconti della loro vita intima pur di sapere cosa farei io”. Le domande riguardano, ovviamente, consigli su come fronteggiare le relazioni sentimentali. La gelosia sembra il sentimento più diffuso nel tempo della rete. Per molte ragioni: la libertà di esplorazione che sfugge ad ogni controllo, il confronto permanente con immagini idealizzate, il gioco di seduzione che si affida ad un’ostentata disponibilità fuori da ogni vincolo (e fatica) della vita quotidiana. La gelosia sembra essere il più universale sentimento con cui, paradossalmente, queste nuove meravigliose creature debbono fare i conti.
Le ragazze (ma non solo) sono alla ricerca di modelli di identificazione e di consigli adeguati a questo tempo di transizione. Li cercano in un presente in bilico tra passato e futuro, in comportamenti che è difficile ricondurre alle categorie con cui avevamo ragionato in passato di identità di genere. Modelli paradossali di donne libere nei comportamenti sessuali, nella possibilità di gestire la propria vita e il proprio tempo e così schiacciate sul rispetto di posizioni femminili per molti versi subalterne. Ma sarebbe un errore classificare questi modelli in termini regressivi: l’uso di armi di seduzione apparentemente tutte giocate sul corpo si associa ad una sostanziale aggressività verso i maschi, un senso di superiorità e di dominio. Molte donne blogger discutono di amore e lavoro, di rapporti tra i generi, di politica e cultura, mescolando temi e toni con ironia e scherno, arguzia e intelligenza.
Tutto ciò avviene in un contesto di comunicazione “pubblica”, con un gioco di reciproco specchio tra i propri comportamenti e quelli altrui. L’identità di queste giovani donne si costruisce attraverso un confronto interno alla loro generazione, il modello delle madri sembra non rappresentare né un riferimento né un problema. Scrivono sulle pagine di Facebook come un tempo le nonne (le loro mamme non avevano tempo) scrivevano sul diario. E che male c’è se la privacy, come l’amore, non è più quello di una volta? Il problema è un altro. L’accento sulla propria peculiare identità non è mai stato così forte e, nel contempo, non è mai stata così pressante la ricerca di modelli comuni a cui aderire e uniformarsi.
Maura Franchi (Sociologa, Università di Parma) è laureata in sociologia e in scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
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