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da: Ufficio Stampa Confagricoltura Ferrara

Riteniamo l’iniziativa del Circolo Legambiente Delta del Po un grave errore ed auspichiamo che il Comune di Comacchio valuti con attenzione le conseguenze di un eventuale divieto di utilizzo del glifosate in agricoltura”. Così il Presidente di Confagricoltura Ferrara Pier Carlo Scaramagli, dopo avere appreso dell’iniziativa del Circolo Legambiente Delta del Po, che ha raccolto 250 firme durante la Fiera Internazionale del Birdwatching per chiedere al Comune di Comacchio di sospendere l’impiego di prodotti contenenti glifosate. “Come abbiamo già avuto modo di spiegare – afferma il Presidente di Confagricoltura Ferrara – il glifosate può essere considerato il principale alleato dell’agricoltura conservativa, che ha tra i propri dogmi quello della minima lavorazione del terreno e della semina su sodo, che consentono di alterare il minimo possibile la struttura del suolo, preservando la sostanza organica, la struttura, fertilità e biodiversità del terreno. Ebbene senza questo importante erbicida queste pratiche non potranno più essere effettuate, perdendo i conseguenti vantaggi agronomici ed ambientali”. “Non esiste attualmente alternativa all’utilizzo del glifosate – interviene Cristiano Salvagnin, Presidente della delegazione di Comacchio di Confagricoltura – unico diserbante sistemico autorizzato in pre-semina: ogni altra soluzione è meno efficace, perché ha costi troppo elevati per la competitività del nostro sistema produttivo, o perché si tratta di palliativi la cui efficacia è tutta da verificare. Gli agricoltori sarebbero costretti ad utilizzare principi attivi ben più invasivi per l’ambiente. Senza contare che quando le erbe infestanti sono particolarmente sviluppate e l’aratura non è sufficiente per debellarle, se non si potesse utilizzare il glifosate, occorrerebbe adoperare prodotti chimici alternativi che presupporrebbero diversi passaggi sul campo e determinerebbero gravi problemi di residualità”. Secondo Confagricoltura Ferrara quindi, il divieto di utilizzare il glifosate sarebbe un controsenso, un clamoroso autogol per chi tiene alla preservazione dell’ambiente e della biodiversità. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la FAO hanno recentemente dichiarato che dagli studi scientifici eseguiti, risulta improbabile che l’assunzione di glifosate attraverso gli alimenti sia genotossico, confermando quanto già dichiarato dall’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha sede a Parma) e smentendo quindi lo IARC, che lo ha classificato probabile cancerogeno per l’uomo – riprende il Presidente provinciale di Confagricoltura Scaramagli – inserendolo nella categoria 2A insieme alle carni rosse, al mate, ai fumi dell’olio della frittura, alle patatine fritte. Auspichiamo che l’amministrazione del Comune di Comacchio tenga conto delle conseguenze che deriverebbero da un’eventuale divieto d’impiego dell’erbicida più utilizzato al mondo, che tra l’altro metterebbe in estrema difficoltà le aziende agricole del territorio, e siamo pronti ad incontrare sia l’Amministrazione Comunale di Comacchio, sia i vertici del Circolo di Legambiente Delta del Po per spiegare le nostre ragioni. Nel frattempo, accogliamo con moderata soddisfazione la decisione della Commissione Europea di estendere l’autorizzazione all’utilizzo del glifosate per 18 mesi, nell’attesa anche dello studio in corso da parte dell’Agenzia Europea per i Prodotti Chimici, e che venga quindi trovata una soluzione a lungo termine che valga per tutti i Paesi della UE”. Il Presidente Scaramagli conclude esortando “a non lanciare proclami senza un’appropriata valutazione degli effettivi rischi; si sta ripetendo ciò che è accaduto qualche mese fa con le carni rosse; è, insomma, un film già visto”.

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