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da: Ufficio Stampa Coldiretti

Gulinelli: “E’ indispensabile, soprattutto dopo la riforma del Rio, accelerare i processi di vera semplificazione degli adempimenti burocratici che gravano sulle imprese, eliminando la burocrazia inutile che porta via tempo alle imprese e non serve a nulla”.

Ci vuole più di un anno per vedersi liquidare i danni da animali selvatici, più di tre mesi per ottenere la qualifica di Imprenditore agricolo e molti mesi per le pratiche edilizie in agricoltura. Sono solo alcuni degli esempi di burocrazia inutile che hanno spinto migliaia di agricoltori insieme con i loro trattori a scendere in piazza davanti alla Regione Emilia Romagna.
Insieme con la necessità di prevenire e controllare i danni da animali selvatici, la semplificazione è stata la principale richiesta fatta dagli agricoltori che vogliono eliminare gli adempimenti burocratici superflui, che tolgono all’attività d’impresa 100 giorni di lavoro all’anno e che si traducono in una perdita di competitività nei confronti dei colleghi di altre regioni e dei concorrenti stranieri.
Con la riforma “Del Rio” che ha azzerato le Province – spiega Coldiretti – diventa fondamentale accelerare i processi di semplificazione dandoattuazione al principio del “silenzio assenso” previsto dall’articolo 11 della Legge Regionale 19 del 2015 che a distanza di cinque anni viene applicata solo per il settore vitivinicolo, perché mancano le delibere applicative che la rendano applicabile in altri campi come ad esempio per i carburanti agricoli, i danni da fauna selvatica, la qualifica di imprenditore agricolo, le pratiche edilizie in agricoltura, la qualifica di operatore agrituristico. “Semplificazione della burocrazia inutile e norme per il territorio che mettano gli imprenditori agricoli in grado di competere sia con i loro colleghi di altre regioni, sia con quelli del resto d’Europa sono fondamentali per la sopravvivenza delle nostre aziende” ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello a nome dei soci di tutta la regione.
“ Lentezze e ritardi, per non dire immobilismo dell’assessore all’Agricoltura, caccia e Pesca, Simona Caselli aggravano sempre di più la situazione – aggiunge Sergio Gulinelli, presidente di Coldiretti Ferrara – e solo nell’ultimo periodo c’è stato un lungo ritardo nell’assegnazione dei fondi del Piano regionale di Sviluppo Rurale per quanto riguarda i fondi destinati alla lotta integrata, che l’assessore all’Agricoltura fino a un mese fa aveva annunciato di voler pagare per la lotta integrata: solo il 25 per cento delle domande, lasciando fuori 3 domande su 4, nonostante ne avessero i requisiti”.
“In una Regione che pretende di essere tra le più green d’Europa – commenta il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – c’è voluto l’annuncio della volontà della nostra organizzazione di muovere i trattori per sbloccare la situazione e reperire le risorse. Non possiamo accettare questi ritardi in un settore che produce alimenti di eccellenza, molti dei quali competono con il resto d’Europa e con il mondo, come dimostra il record di 5,8 miliardi di esportazioni raggiunti dal settore agroalimentare regionale”.
Nel mirino degli agricoltori c’è anche la necessità di rivedere le zone vulnerabili ai nitrati. Dopo la presentazione all’inizio del 2015 dello studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), che ha fatto seguito allo studio supportato dalla Università di Ferrara del 2011, che ha scagionato definitivamente gli allevamenti, accertando finalmente la responsabilità nell’inquinamento delle acquesotterranee da parte anche di settori diversi dalle attività agricole, l’assessore regionale all’Agricoltura, dopo aver dichiarato l’impegno “per una maggior flessibilità nelle pratiche agronomiche, alla deroga ai carichi di organico nelle zone vulnerabili e ai periodi di divieto”, invece di predisporre immediatamente un nuovo piano di gestione con la conseguente modifica dellezone vulnerabili ai nitrati, non ha praticamente fatto più nulla, contrariamente a ciò che hanno invece fatto regioni limitrofe come la Lombardia.
“Non possiamo – dice Tonello – perdere ulteriore tempo: se vogliamo tutelare davvero l’ambiente e sostenere i prodotti di elevata qualitàdell’agricoltura, non possiamo più chiedere soltanto alla zootecnia di addossarsi oneri e vincoli che dipendono da attività diverse. È necessario che l’Emilia Romagna presenti sollecitamente a Bruxelles una proposta di modifica delle aree con un nuovo piano che tenga conto delle nuove fonti di inquinamento non agricole come comprovato dallo studio Ispra”.

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