Mein kampf si o Mein kampf no?
Ci sono pagine della storia recente, che si tende, talvolta erroneamente a dimenticare. In questi giorni inevitabilmente una di queste, uno dei capitoli più bui della storia del novecento è tornato sotto le luci della ribalta, a causa della decisione di un quotidiano italiano di pubblicare come inserto il libro di Adolf Hitler “Mein Kampf”(la mia lotta). Più che una volontà di informazione e di antidoto contro le idee riportate al suo interno, questa pubblicazione ha destato numerose critiche dal punto di vista ideologico e politico, soprattutto per quanto riguarda la fazione opposta alla testata dalla quale l’opera del Führer è stata riproposta. Come spesso si tende a fare in questi casi, si intende questa manovra editoriale come una provocazione e la si strumentalizza accampando ragioni a dir poco fuori luogo e prive di qualsiasi attinenza all’accaduto. Certo, il momento non è dei migliori, in quanto intolleranza e razzismo quotidianamente si manifestano in maniera sempre più diffusa e pericolosa e certo il Mein Kampf gioca un ruolo tutt’altro che costruttivo, però il libro di Hitler è comunque un documento storico che va conosciuto, letto, analizzato e studiato al fine di riuscire a meglio interpretare e scandagliare i fatti storici e le decisioni che hanno portato al secondo conflitto mondiale, all’affermazione del nazismo e a tutto ciò che ne è conseguito. Sarei proprio curioso di sapere chi ha davvero letto il libro tra le persone che hanno tanto criticato la scelta del direttore del giornale, perchè per criticare, almeno bisogna sapere di cosa si sta parlando. Forse leggendo il “Mein Kampf” si riuscirebbe ad avere una visione più ampia e profonda di ciò che è stata l’affermazione del nazional-socialismo in Germania, e si riuscirebbe a comprendere meglio quali furono i punti del folle programma di Hitler che fecero breccia sul popolo Tedesco e che lo portarono ad assumere i pieni poteri nel 1933. All’interno del libro viene teorizzata la “soluzione finale” per risolvere il problema ebraico, viene delineata la gerarchizzazione delle razze ponendo all’apice gli Ariani e alla base gli Ebrei, poco lontani dagli Italiani. La ripubblicazione di questo libro potrà risultare avventata, ma credo che se si risalisse alla base della decisione, quindi intesa come ricetta contro il totalitarismo, sarebbe vissuta in maniera diversa e potrebbe una volta per tutte risultare utile e storicamente rilevante. Il vero nazismo sta nell’oscurantismo intellettuale. Non dimentichiamoci che i nazisti per evitare che la popolazione avesse strumenti culturali contro il regime, faceva bruciare pubblicamente i libri. Pertanto il “Mein Kampf” deve essere letto con il giusto spirito critico, per evitare il diffondersi della nera piaga del totalitarismo e di conseguenza, per salvaguardare e difendere i valori democratici e repubblicani, che sembrano universalmente e pericolosamente vacillanti.

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Federico Di Bisceglie
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)