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da: organizzatori

L’esposizione è organizzata dal Comune di Felonica ed è curata dall’Associazione Bondeno Cultura, dal Gruppo Archeologico di Bondeno, dal Centro Etnografico del Comune di Ferrara con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica Emilia-Romagna, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara e Slow Food.
La mostra, già esposta al MISEN 2015, è composta da riproduzioni di immagini e documenti che ripercorrono la vicenda del “gigante” del Po sotto gli aspetti storici, naturalistici e gastronomici, con approfondimenti sui ritrovamenti della terramara di Pilastri che confermano la pesca e il consumo dello storione già in Età del Bronzo, le testimonianze romane, l’apprezzamento riservato agli storioni dalla cucina rinascimentale, fino al Novecento,
Lo storione cobice, specie endemica del mare Adriatico e dei fiumi che in esso si riversano, è stato pescato sino alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo; le ultime catture di grandi esemplari sono avvenute nel tratto del fiume Po che andava da Stellata e Ficarolo sino a Felonica e Sermide; da Felonica alcuni pescatori ricordano che si andava a Ferrara a vendere le uova dello storione nel negozio della signora Benvenuta Ascoli detta Nuta, dove lì veniva preparato il prelibatissimo caviale, una specialità che è scomparsa dalla ristorazione ferrarese e in particolar modo bisogna ricordare il Ristorante Tassi di Bondeno, documentato nella mostra.
Questa specialità del caviale alla ferrarese era apprezzata a livello internazionale, in Russia negli anni a ridosso della Rivoluzione d’Ottobre e nei grandi ristoranti di New York.
Ora lo storione, sebbene d’allevamento, torna a far parlare di sé, grazie ad un progetto gastronomico di Slow Food e per una ricerca che ha permesso a Cristina Maresi, dell’agriturismo Le Occare di Runco di Portomaggiore, di recuperare e riproporre la storica ricetta del caviale ferrarese.
La mostra sarà disponibile alla visita presso il Palazzo sino al 10 luglio e l’Amministrazione Comunale è particolarmente lieta di accogliere questo gentile prestito, che permette di ricordare ciò che il Po era e che comunque sempre rimarrà nei ricordi di chi lo ha vissuto. Ma anche per chi non c’era, attraverso queste testimonianze fotografiche, sarà possibile capire e rivivere.

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