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da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

Martedì 22 aprile, alle ore 17.00, presso l’Istituto di Storia Contemporanea, Vicolo S. Spirito, 11, in ricordo della maestra Alda Costa, nel settantesimo della scomparsa, avrà luogo il recital dell’attore Fabio Mangolini “Una vedetta sovversiva”. Verranno poi letti brani della Costa tratti dal libro di Marco Cazzola Alda Costa. Scritti e discorsi (1905-1921) e dal racconto di Giorgio Bassani Gli ultimi anni di Clelia Trotti.
Alla Maestra Costa, donna di straordinaria umanità e impegno, un autentico punto di riferimento per l’antifascismo ferrarese, sono state dedicate tutte le manifestazioni del 25 aprile 2014.

“Una vedetta sovversiva”
Recital di Fabio Mangolini
Letture tratte dagli autografi di Alda Costa
e da Gli ultimi anni di Clelia Trotti, di Giorgio Bassani

“Vedetta sovversiva”, così la definì il “Corriere Padano” in un articolo del 18 marzo 1926, accusandola di mantenere le fila e i contatti fra gli antifascisti, Alda Costa destinò la sua vita di insegnante e di aderente al Partito Socialista Riformista alla causa della giustizia sociale, dell’emancipazione femminile, dei diritti di tutti gli uomini e le donne, e dell’istruzione «che rappresenta il mezzo più adatto per formare le coscienze delle classi lavoratrici».

ALDA COSTA nasce a Ferrara il 26 gennaio e, diplomata maestra, comincia a insegnare nel 1899. Nel 1907 entra nella Federazione di Ferrara del Partito Socialista Italiano, aderendo all’ala riformista. Collabora al “Pensiero socialista” e nel 1913 fonda il nuovo organo di promulgazione ferrarese “Bandiera socialista”. Nel 1916 il Congresso regionale del partito la nomina responsabile, per la provincia di Ferrara, della propaganda per la pace e dell’organizzazione femminile del partito. Schedata nel 1917 come «sovversiva pericolosa e candidata all’internamento». Continua anche dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922 la sua battaglia contro il Fascismo che, a seguito della scissione del PSI, darà vita al Partito Socialista Unitario. Con segretario Giacomo Matteotti, organizza riunioni clandestine e porta aiuto ai detenuti politici. Nel 1926 rifiuta di giurare fedeltà al regime: le perquisiscono la casa e vi trovano il ritratto di Matteotti. I due episodi forniscono alla giunta comunale la scusa per licenziarla, ma l’avvocato Mario Cavallari ne assume il gratuito patrocinio e ottiene l’annullamento del provvedimento. Trasferitasi a Milano, viene arrestata e confinata prima alle Isole Tremiti, poi in un piccolo paese della Basilicata. Rientrata a Ferrara sofferente a causa delle condizioni di vita subite durante il confino, si dedica all’insegnamento privato. Mantiene contatti con i compagni e riesce a riannodare le fila degli antifascisti, la sua casa è frequentata da giovani impegnati, tra i quali Giorgio Bassani e Claudio Savonuzzi. Arrestata dall’OVRA, in carcere è sottoposta a durissimi interrogatori e maltrattamenti, però non cede, e non rivela alla polizia la lista con i nomi dei compagni socialisti.. Il 25 luglio 1943 viene liberata, ma nuovamente arrestata a Ferrara la notte del 15 novembre e subito tradotta alle carceri di Copparo. Qui viene ricoverata per leucemia nell’ospedale locale dove si spegnerà, il 30 aprile 1944. Prima di morire, al pretore di Copparo Antonio Buono, che l’aveva aiutata a passare a un altro socialista una lista di compagni per ricostruire le fila del partito, lascia queste parole: «Dica ai miei compagni che sono rimasta fedele al mio ideale».

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