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da: Udi Ferrara

Sara Di Pietrantonio, 22 anni, di Roma, da ora in poi sarà ricordata così, come quella che venne bruciata viva dal suo ex per motivi di gelosia.
Il suo ex, un ragazzo di 27 anni, si è assentato un attimo dal lavoro per andare a bruciarla viva, poi ci è ritornato.
Una volta scoperto, ha dichiarato che l’ha fatto per gelosia.
E così, la vita di Sara rientrerà in una normalità che è oramai divenuta accettabile, prevedibile ma allo stesso tempo inevitabile, così come tutto ciò che è considerato normale.
Così facendo, però, si continuerà a coprire e dissimulare l’orrore che può stare dentro alle relazioni d’amore, quando siano basate sull’idea di proprietà e disponibilità totale dell’altro.
Per uscirne bisogna necessariamente disvelare che proprietà e amore appartengono a sistemi contrapposti, nel senso che se vi è amore non vi può essere proprietà e, di conseguenza, violenza, e disvelare un sistema educativo che, evidentemente, è profondamente sbagliato.
E non stiamo parlando solo della scuola, ma anche della rappresentazione mediatica della donna come merce a disposizione dell’uomo, del persistere di una cultura che vuole le donne subalterne all’uomo nello spazio pubblico, di un negazionismo storico che ha cancellato le donne dalla storia, dalle arti, dalle scienze, della lettura della realtà secondo l’unica visuale maschile.
Un sistema culturale ed educativo siffatto non fa che nutrire il rancore e l’aggressività che possono stare dentro a certe persone e dirigerlo verso quello che dovrebbe essere il proprio oggetto d’amore.
Soltanto un’azione di sistema può interrompere la mattanza e potrà essere efficace solo se partirà dalla consapevolezza di ognuno di noi. Dalla consapevolezza che nell’assassinio non vi può essere nulla di normale.

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