Abbiamo ricevuto e scambiato auguri. Tutti, laici e credenti, ci siamo salutati nei giorni scorsi con un Buona Pasqua! Un augurio che era, innanzitutto, un saluto per una pausa dal lavoro o una vacanza. Abbiamo agito un rituale di buon auspicio, lontano per i più dal riferimento religioso originario.
Ben lungi dall’avere perso ogni funzione, i riti sono tornati prepotentemente a segnare i momenti della nostra vita. La nostra era secolarizzata, senza santi e senza sacro, ha ancora bisogno di delimitare il fluire del tempo e condividere riti.
Viviamo tempi di incertezza o, forse, siamo solo più consapevoli che l’incertezza rappresenta una cifra costitutiva della vita, abbiamo realizzato che la scienza e la tecnologia hanno migliorato enormemente la nostra vita, ma non hanno reso più prevedibili le vicende individuali e sociali.
Ci scambiamo auguri in forme nuove, abbandonato da tempo l’uso ormai desueto delle mail (i biglietti chi se li ricorda più) e persino l’uso degli sms, postiamo e clicchiamo sulle bacheche di Facebook e di altri social network di tutto: uova di Pasqua, agnellini, prati, fiori e uccellini, segni della Primavera che avanza. I simboli della rinascita della natura rassicurano e appaiono di buon auspicio per una nuova stagione.
I riti mantengono un valore, non solo come elemento di un ordine superiore in grado di controllare il disordine della vita. sono oggi soprattutto dichiarazioni di amicizia, atti di socialità che attraversano i luoghi in cui viviamo, le nostre bacheche, innanzitutto.
Maura Franchi (Sociologa, Università di Parma) è laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Marketing del prodotto tipico, Social Media Marketing e Web Storytelling. I principali temi di ricerca riguardano i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@unipr.it
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Maura Franchi
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