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da: Arci Ferrara


Martedì 24 maggio ore 21.00 – ingresso 5 euro
Versione originale con sottotitoli in italiano

La Rassegna di maggio dedicata ai film in versione originale con sottotitoli in italiano, inediti a Ferrara continua al Cinema Boldini. Appuntamento con Weekend, di Andrew Haigh, premiato con questo film come miglior regista britannico esordiente ai London Critics Circle Film Awards 2012.

Russell conosce Glen in un locale e si risveglia al suo fianco la mattina dopo. Quella che sembra solo l’avventura di una notte si trasforma però in qualcosa di più: nell’arco del weekend i due arriveranno a condividere sentimenti, ricordi, paure e desideri, fino a scoprirsi all’inizio di un’imprevista e travolgente storia d’amore.
Weekend è un film inatteso. Tratta con grande delicatezza i temi del bisogno di amore e della paura per le relazioni stabili. Un flusso, a tratti sottilmente onirico, che è l’anatomia di uno stato della condizione umana dallo stile quasi rapsodico. Una camera mobile ma non fastidiosa, segue due giovani omosessuali che si sono incontrati in un locale gay. Inquadra il loro desiderio, la paura che il desiderio diventi amore, e assieme il desiderio che invece diventi amore, la paura che l’amore diventi impegno dell’uno verso l’altro e quindi conformismo borghese con le sue falsità e ipocrisie, ma anche la paura che l’amore diventi sofferenza: nei due protagonisti si scontrano e incontrano le ambivalenze di molti di noi. Andrew Haigh, dopo 45 anni, propone la sua seconda opera, vincitrice di molti premi, ma girata in poche settimane e con budget ridottissimo e di cui Haigh firma la regia, la sceneggiatura e il montaggio. Se 45 anni disseccava i meccanismi dell’ipocrisia nel rapporto coniugale borghese e al contempo il desiderio di amore rimasto congelato nel tempo anche grazie ai superlativi protagonisti, Charlotte Rampling e Tom Courtnay, in Weekend qualcosa di simile è proposto al rovescio. In Weekend la coppia è gay invece che etero, tutto esplode in molto meno di 45 anni, in un solo fine settimana appunto. La camera, che in 45 anni è statica, congelata, in Weekend è quasi sempre in movimento. Questo perché siamo ancora nel movimento della vita. La vita ha ancora una possibilità sembra volerci dire Haigh. Il film alterna sequenze dove la camera è in movimento a belle immagini statiche degli ambienti, come i palazzi di cemento dove vive uno dei due ragazzi, mentre l’altro li rifugge perché ha paura di finirci cementificato. A volte i personaggi s’intravedono da uno scorcio, un interstizio: bisogna restare nascosti, si ha ancora paura di vivere pubblicamente le proprie tenerezze amorose nella loro fisicità (innumerevoli nel film) e si ha ancora timore dei commenti sprezzanti sui gay da parte di giovani che trovano normale esprimerli, quei commenti. Ma molto spesso la sapiente regia di Haigh li rappresenta come un ronzio, un rumore di fondo continuo, profondamente offensivo quanto opprimente. Anche se con qualche momento di quiete, siamo trascinati in una successione abbastanza vorticosa di minuti sketch quotidiani, dove spesso si parla del nulla in un crescendo d’intensità e di espressione degli stati d’animo. I due notevoli giovani protagonisti danno vita a un tour de force: non si dubita un momento dell’autenticità delle interpretazioni di Tom Cullen e di Chris New. Grazie a questi due attori straordinari e all’intelligenza di Haigh, che riesce a costruire immagini e situazioni potenti con semplicità, ad esempio con la scena di tenera riconciliazione alla finestra dopo il litigio, abbiamo una delle più belle e poetiche scene d’amore viste al cinema negli ultimi anni. Weekend è un film di una grande, indifesa, tenerezza.

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