Un’app è per sempre: ‘Eterni.me’, il social network dell’aldilà
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di Davide Tucci
Il programmatore rumeno Marius Ursache si è inventato un software che permette di tenere in vita la memoria digitale dei nostri cari defunti. Attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, ‘Eterni.me’ rielabora video, pensieri, frasi e ricordi pubblicati sui social network, adattandoli al presente. Partirà nel 2016, ma ha già 21mila iscritti. Di cui 152 italiani.
“Ciao, come stai? Mi manchi tantissimo”. “Qui va tutto a meraviglia. Mi mancate un sacco anche voi”.
Il mondo delle messaggerie online è colmo di esternazioni simili. Leggendole, verrebbe da pensare a un figlio, un compagno o un amico che, per motivi di lavoro o di studio, vive dall’altra parte del Paese, del continente o del mondo. E invece no. La tecnologia, a volte, viaggia più veloce dell’immaginazione e dei desideri più reconditi, spingendosi al di là della vita stessa: nell’aldilà, appunto. A partire dal 2016 sarà in rete “Eterni.me”, una piattaforma web in grado di “regalare” l’immortalità virtuale ai suoi utenti, attraverso simulacri digitali che ne conservano le caratteristiche anche dopo la loro dipartita: “Diventa semplicemente immortale” è l’invito che compare sulla pagina principale del sito dedicato a questa nuova, discutibile trovata. Già Google e Facebook avevano in qualche modo affrontato l’annosa questione, proponendo la sospensione degli account inattivi con la possibilità di lasciare il proprio profilo in eredità a parenti e amici. Eterni.me nasce da un’idea del programmatore rumeno Marius Ursache che, unendo le sue conoscenze a quelle di altri due maghi dell’informatica, i canadesi Nicolas Lee e Rida Benjelloun, ha cercato una soluzione, con una sequenza di “0 e 1”, all’unica paura che affligge la mente umana più dello stesso timore della morte: quella di essere dimenticati. Eterni.me non ha la pretesa pseudo-asimoviana della criogenia, che promette di rianimare in futuro corpi ibernati. Semplicemente, punta dritto al cuore dell’esistenza così come intesa nel ventunesimo secolo: immagazzina nel suo database frasi, pensieri, video e citazioni pubblicati sulle pagine personali dei social network, e li rimodula attraverso complicati algoritmi di intelligenza artificiale. Così, per esempio, se nella vostra vita sul web avete più volte pubblicato, commentandoli, i video presenti su Youtube di Chet Baker, è altamente probabile che un qualunque giorno dopo l’inevitabile passo compaia sul vostro profilo Eterni.me la clip di “Almost blue”.
La peculiarità di questo software è un avatar digitale 3D, sviluppato dai ricercatori del Massachussetts Institute of Technology, il cui compito è quello di emulare la personalità dell’utente e fornire bit e bit di informazioni ad amici e parenti, inclusi in una lista creata appositamente.
Ursache, com’è nata l’idea di Eterni.me?
«Come ogni nuova idea, è una combinazione di vecchie intuizioni e influenze. Tra queste, vi sono la “Teoria della singolarità” dell’inventore statunitense Ray Kurzweil, i libri di Isaac Asimov e Philip K. Dick e vari film o serie tv, come “The Final Cut”, “Black Mirror” e persino “Superman”, combinati con le conoscenze di base sull’intelligenza artificiale. Una delle idee che ho avuto, e che risale a più di dieci anni fa, è stata quella di creare un sito web che simulasse delle conversazioni. Non ho mai avuto modo di metterlo in piedi, ma l’intero processo ha avuto un’influenza importante sul progetto Eterni.me».
Come funziona la sua tecnologia? Che tipo di dati intendete utilizzare?
«Una volta che ti iscrivi a Eterni.me, ti viene chiesto su quali piattaforme social desideri che i dati vengano elaborati (Facebook , Twitter , e-mail, Instagram,…) . A quel punto, le informazioni su di te vengono raccolte, filtrate e analizzate al fine di dar loro una struttura. In una fase successiva, è possibile interagire con questi dati utilizzando un avatar (in questo caso, un simulatore di conversazioni) che cerca di emulare la tua persona. Certo, ora è ancora presto per parlare di vera e propria “struttura” e di “emulazione”. Si tratta di un patrimonio digitale che viene gestito mentre si è ancora in vita, piuttosto che di una “rete social per e con i defunti”, come ha commentato la stampa scandalistica. I nostri pronipoti potranno usarlo al posto di un motore di ricerca o della timeline di Facebook, per accedere alle informazioni e ai dati che ci riguardano, dalle foto e i pensieri su determinati argomenti, alle canzoni che eventualmente abbiamo scritto ma mai pubblicato; dagli eventi legati alla famiglia alla nostra opinione sui matrimoni gay o extraterrestri (se mai ci saranno).
Uno degli aspetti chiave, tra i più complicati, di Eterni.me è il modo in cui vengono selezionate le informazioni: si utilizzano sia analisi testuali (e in futuro anche visive) che fungano da filtro, sia le interazioni tra noi e il nostro avatar, che col tempo verrà implementato. Ci vorranno anni per perfezionare questo tipo di tecnologia, per capire, ad esempio, che le foto scattate ai pasti che consumiamo quotidianamente sono meno importanti dei ritratti dei nostri primogeniti».
Quali sono i tempi di realizzazione del vostro progetto?
«Ora stiamo lavorando su un prototipo che ci permetterà di raccogliere fondi e costituire una società a Boston. A seconda dei risultati che otterremo, abbiamo intenzione di avviare una versione funzionante di Eterni.me entro l’anno, da lanciare nel 2016. Eufemisticamente parlando, c’è ancora tanto lavoro da fare».
Quanti iscritti contate al momento? Ci sono alcuni italiani?
«Abbiamo 21.000 utenti iscritti da tutto il mondo, di cui 152 sono italiani. Purtroppo, non ho ancora idea di quanti siano di Bologna».
Qual è stata, finora, la reazione del pubblico a Eterni.me?
«Perlopiù buona, ma abbiamo sicuramente la nostra parte di detrattori. Ci sono persone che vogliono accedere al software in qualità di tester, altre che vogliono farsi assumere e sono entusiaste del prodotto. Ci sono anche alcuni che sostengono che ciò che facciamo sia raccapricciante, e si augurano che finiamo all’inferno o che falliamo (non so quale delle due sia peggio). Ma la cosa più emozionante di tutte è che abbiamo ricevuto messaggi da parte di malati terminali, che vorrebbero utilizzare Eterni.me non appena sarà disponibile».
Cosa pensate di chi sostiene che la vostra idea sia «raccapricciante»?
«Siamo consapevoli dell’emotività legata al tema della morte. Per noi è importante sottolineare il fatto che non vogliamo conservare nei database l’intera esistenza di una persona. Semplicemente, desideriamo creare un patrimonio virtuale che consenta ai pronipoti di interagire con il loro bisnonno. I nostri clienti sono al centro di tutto ciò che facciamo. Ovviamente, prendiamo molto sul serio lo scetticismo di alcuni gruppi di utenti, e cerchiamo con loro un continuo scambio di idee per rendere il nostro prodotto sempre migliore».
Pensa che la gente voglia davvero parlare ai propri cari defunti?
«Non “parlare con i morti”. Penso solo che una memoria più ricca (rispetto a un album fotografico o a un polveroso dvd) rafforzerebbe il ricordo di una persona che abbiamo amato e che purtroppo non è più con noi».
[© www.lastefani.it]
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