Oggi, 26 aprile, celebriamo un italiano che ci ha resi grandi nel mondo.
Informatico, cervello-in-fuga-prima-di-te, docente universitario, pioniere di internet ma soprattutto “poeta, storico, libero pensatore”.
Signor* e signor*, un applauso per PIERO SCARUFFI.
Ma chi è Piero Scaruffi?
I più attenti potranno rispondere così: un Dervis Fontecedro che ci viene addosso da una dimensione parallela.
Nato il 26 aprile 1955 in provincia di Vercelli, ben presto il nostro Piero si laurea in matematica – ammazzarli tutti da piccoli, dio santo – e nel 1983 è già a Cupertino, California, a lavorare per il “Centro Intelligenza Artificiale” Olivetti.
Ed è proprio nel 1983 che inizia a materializzarsi Piero Scaruffi come lo conosciamo, anzi, pieroscaruffi.com.e.lo.conosciamo.
Perchè proprio in quel 1983, ARPANET sta diventando Internet e il nostro uomo si fa trovare preparato: inizia a mandare recensioni musicali ovunque.
Ma on il pionieristico neo-internet dell’epoca però le possono leggere solo una quindicina di persone.
Mi vedrò costretto a parafrasare quella celebre sentenza di Brian Eno sulla banana dei Velvet Undergroud: solo 15 persone ma ognuno di quei 15 è diventato un lettore di Blow Up.
Nel giro di qualche anno, però, il suo malloppone è già quasi totalmente online.
E nel 1989 esce in Italia il primo volume della sua famigerata “Storia della Musica Rock”, primo di sei mattoni pubblicati da Arcana.
Nel 2003 verrà pubblicata anche in America ma la cosa che interessa a noi è un’altra: scaruffi.com
Scaruffi.com è uno dei siti più longevi della storia di internet.
Online dal 1998, raccoglie schede e recensioni di musica rock, pop, jazz, classica, cinema, letteratura, arti figurative ma anche filosofia, politica, scienze varie, storia e alé, pure viaggi.
Il sito è online dal 1998 e si vede perchè è meravigliosamente vintage.
Dev’essere anche uno dei primi cinque siti che ho consultato appena ho avuto internet.
E andando avanti con gli anni ho scoperto che non ero solo.
Non penso sia possibile quantificare il numero di persone che hanno imparato a memoria voti, espressioni tipiche e schede di Piero Scaruffi.
Perchè robe come “ritmo panzer cingolato”, “caos stordente di poliritmi brutali”, “orge cacofoniche alla Chrome” e “baccanale orgiastico” non te le dimentichi e fanno sempre ridere.
Ma anche se a prima vista il nostro amico può sembrare simpatico è riuscito comunque farsi dei nemici.
Ed è riuscito a farsi dei nemici perchè è un matematico nerdone/secchione maledetto ossessionato dai numeri e dalle classifiche.
La cifra stilistica di Scaruffi infatti è inequivocabile: quantifichiamo e stronchiamo tutto ciò che è pop.
Sul suo sito c’è persino la classifica dei musicisti più sopravvalutati.
Che ovviamente sono Elvis, i Beatles, Bowie, Prince e gli U2.
A questo punto uno si aspetterebbe anche una sistematica demolizione di uno come Springsteen.
Ma strananamente, Springsteen gli piace.
Cose come questa – soprattutto la sua scandalosa scheda sui Beatles – sono i motivi per cui sogno di intervistare Scaruffi.
Probabilmente alla quarta domanda gli avrò già mollato il primo pugno ma almeno tre domande gliele avrò fatte.
Sono pazzo?
Non credo proprio.
Cercate pure “Beatles” nel grande database scaruffi.com e divertitevi.
Per oggi invece saltiamo in groppa a uno dei grandi cavalli di battaglia del buon Piero, i Red Krayola dal Texas.
Il pezzo è “The Parable Of Arable Land” da “The Parable Of Arable Land” del 1967, album che si piazza al n° 12 della personale classifica dei migliori album di sempre di Scaruffi.
Il Vate in persona la descrive così:
“forse il massimo assolo rumoristico della storia della musica, in cui clangori di latte e stridori di seghe fungono da ouverture per un altro baccanale di sfinente danza totale, raccontano davvero la parabola di una landa fertile e sconfinata, ma tuttora inesplorata.”
Come sempre la prosa non è fiorita, è primaverile.
Una serra, praticamente.
Mentre scrivo la sto ascoltando a tutto volume con le cuffie, la gatta se n’è accorta e sta sbroccando e mia madre mi chiede se è il computer a fare ‘sto rumore che “sembra un cane”.
Che dire?
Hanno ragione tutti e tre.
Complimenti ai Red Krayola per averci regalato questo momento che mette d’accordo tutti, animali e/o persone.
E auguroni a Piero Scaruffi.
Un tempo si pensava che quest’uomo fosse il male ma in questi ultimi anni abbiamo avuto la certezza che il male si annida altrove.
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