da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Il presidente della Regione alle celebrazioni per il 71^ anniversario della Liberazione: “Ai tanti Luciano Tondelli, cantato da Luciano Ligabue, che sacrificarono se’ stessi per restituirci libertà, pace e democrazia la nostra infinita gratitudine. Pensando a loro e alla necessità di tenere vivo il ricordo, il motivo per cui abbiamo approvato la legge regionale sulla memoria del Novecento.”
Cesena – “Una terra che tanto ha dato alla costruzione dell’Unità d’Italia, alla nascita della Repubblica, ai diritti delle donne e dei lavoratori”.
Nel giorno del 71^ anniversario della Liberazione, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, interviene a Cesena, davanti al monumento della Resistenza, chiudendo il programma della mattinata dedicato al 25 Aprile. Una ricorrenza che vede tanti incontri e celebrazioni nelle città dell’Emilia-Romagna, “non certo cerimonie di vuota retorica, come può apparire a qualcuno”, sottolinea Bonaccini, bensì la testimonianza “che la lotta di liberazione non fu affare di pochi ma di molti, che fu azione di popolo, di uomini e di donne, e che vide in prima fila giovani e giovanissimi”. Un omaggio a chi si batté per liberare il Paese dal nazi-fascismo che, in Romagna, per il presidente della Regione passa attraverso due figure cardine proprio per i diritti delle donne e dei lavoratori, per la democrazia: Ida Sangiorgi, la prima donna a venire eletta nel Consiglio comunale di Cesena nel 1946, e Luciano Lama, partigiano e poi sindacalista, segretario generale della Cgil, nato a Gambettola, di cui fra pochi giorni, il 31 maggio, ricorrerà il ventennale della morte.
Dopo aver ricordato di essere stato lo scorso anno, “il primo del mio mandato come presidente”, a parlare in piazza a Bologna il 25 Aprile, e poi a Marzabotto, Monchio, Montefiorino, Fossoli, Alfonsine e a Casa Cervi, in provincia di Reggio Emilia, Bonaccini a Cesena si sofferma sula strage di Tavolicci del luglio del 1944, 64 vittime, una ventina delle quali aveva meno di dieci anni; poi ricorda i 26 cittadini di San Piero in Bagno uccisi al Passo del Carnaio pochi giorni dopo, o le fucilazioni e i rastrellamenti.
Ed oggi pomeriggio interverrà al Parco della Resistenza e della Pace a Pieve di Rivoschio, in Comune di Sarsina: “Il contributo di Cesena alla lotta di Liberazione meritò alla vostra città la medaglia d’argento al valor militare, che vi venne assegnata nel 1975. Una medaglia pienamente meritata, anzi: necessaria”.
Del resto, “bisogna venire in Romagna per capire come gli ideali del Risorgimento siano stati fatti propri dalla Resistenza, una guerra di popolo che voleva far risorgere l’Italia dopo la tragedia della dittatura e della guerra”.
E davanti al monumento alla Resistenza dello scultore Ilario Fioravanti, che mostra due persone – il partigiano ferito portato sulle spalle da una donna – “potremmo anche immaginare che quella donna sia il simbolo della speranza- prosegue il presidente della Regione- della Resistenza, della democrazia. La democrazia si fa carico delle sofferenze degli uomini, la democrazia deve curare le ferite che le tragedie e la violenza portano nella vita delle persone. La democrazia ci può salvare dalla barbarie”. E “oggi dobbiamo guardare con maggiore commozione quel monumento, perché è grazie ad esso che possiamo ricordare il 70^ anniversario del voto alle donne. Una conquista che ha cambiato il volto del nostro paese, che ha cambiato il verso della nostra democrazia”, anche se “lo ha fatto troppo lentamente”.
E proprio poche settimane fa Cesena ha ricordato Ida Sangiorgi, prima consigliera comunale della città: “Una donna ricca di passione e di intelligenza, colta e battagliera. Fu lei- afferma Bonaccini- la prima a tenere un comizio quando la guerra era appena finita. Ida Sangiorgi era una insegnante e una scrittrice e si impegnò nelle battaglie a favore della scuola e in difesa dell’infanzia. E’ fondamentale ricordare quelle battaglie e le conquiste che ne seguirono: costarono tanto impegno e tanta fatica ma furono il frutto di una partecipazione di popolo, di un entusiasmo che superò vecchie idee e vecchi pregiudizi”.
E un’altra conquista è stata quella del lavoro, “la ragione del nostro operare. L’ho definita la nostra ossessione, appena eletto Presidente, perché creare e recuperare lavoro significa in primo luogo dare dignità alle persone. Il primato del lavoro, peraltro, ha permesso di portare i lavoratori a diventare cittadini consapevoli”.
E “alcuni uomini ci hanno indicato la strada e l’hanno indicata per la loro parte a milioni di italiani. Uno di questi fu sicuramente un figlio di questa terra cesenate, perché era nato a Gambettola, a pochi chilometri da qui. Vent’anni fa, esattamente il 31 maggio, moriva a Roma Luciano Lama, uno dei figli esemplari della terra di Romagna”.
Lama, ricorda il presidente della Regione, era un giovane ufficiale di complemento ed era di stanza a Cesena quando arrivò la notizia dell’armistizio dell’8 settembre. “Il sottotenente Lama mandò a casa i soldati per evitare che cadessero in mano ai tedeschi, e due mesi dopo decise di entrare nelle brigate Garibaldi. Ricordare oggi il Lama partigiano e gappista è doveroso ma non è sufficiente. A distanza di venti anni dalla morte non possiamo utilizzare ciò che ha detto come se lo avesse detto ieri. Però possiamo domandarci: oggi cosa avrebbe detto dell’Europa? Cosa avrebbe detto dei nuovi lavori? Cosa avrebbe detto ai giovani in cerca di lavoro? Di una cosa sono sicuro: che Lama non si sarebbe sottratto ai problemi più duri, agli scogli, agli tsunami di una società che cambia velocemente”.
“E oggi- ammonisce Bonaccini- di fronte a chi pensa in Europa di costruire muri e barriere, non disperdiamo invece il valore di una Europa che ha saputo, nel dopoguerra, aggregare ed unire, consentendo alla mia generazione e a quelle successive di non conoscere mai più e per settant’anni la guerra nei nostri territori”.
In conclusione Bonaccini ricorda il giovane partigiano correggese Luciano Tondelli, cantato da Luciano Ligabue nella canzone “I campi in aprile” : “Ai tanti Luciano Tondelli, giovane partigiano ucciso pochi giorni prima della Liberazione e cantato da Luciano Ligabue, che sacrificarono se’ stessi per restituirci libertà, pace e democrazia vada per sempre la nostra infinita gratitudine. Pensando a loro e alla necessità di tenere vivo il ricordo di quei valori, il motivo per cui abbiamo approvato la legge regionale sulla memoria del Novecento.”
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