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da: Rino Bonora

” Contrapporre l’obiezione di coscienza in ambito militare con la obiezione di coscienza sancita e prevista dalla Legge 194 – Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza – del 1978, è atto umanamente e politicamente vile, mosso alla radice da una cultura dominante ancora fortemente intrisa di tratti patriarcali e sessisti, costantemente “in guerra” contro la libertà di autodeterminazione delle donne, in quanto donne. “

Così affermano (sicut litterae sonant!) l’UDI e la CGIL di Ferrara in un comunicato congiunto apparso domenica 17 aprile su estese.com e sulla Nuova Ferrara.

Il bersaglio dell’affermazione sopra riportata non può essere che Patrizio Fergnani, il quale aveva espresso la sua rispettabile opinione sull’obiezione di coscienza. Ebbene, ritenere umanamente e politicamente vile il comportamento di chi esprime idee difformi da quelle proprie di UDI e CGIL (tutta la CGIL?), mi sembra un modo inaccettabile, inquisitorio e antidemocratico di partecipazione a un dibattito che meriterebbe ben altri toni.
Nell’esprimere piena solidarietà a un uomo come Fergnani, che ha sempre testimoniato coraggiosamente la fedeltà ai suoi principi, rilevo che Patrizio ha semmai accomunato (“giustapposto”, potremmo dire) l’obiezione di coscienza al servizio militare e quella consentita dalla legge 194. Chi le “contrappone” è semmai l’UDI, congiuntamente alla CGIL, come risulta dal comunicato a firma delle due organizzazioni. E se “contrapporre” le due forme di obiezione è “umanamente e politicamente vile”… quale conclusione dovremmo trarre, care amiche dell’UDI e della CGIL?

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