Oggi è un grande giorno.
L’11 aprile 1935 nasceva Richard Berry, un uomo a cui io e tantissimi dobbiamo tantissimo.
Richard Berry sarà ricordato per sempre come l’uomo che scrisse “Have Love, Will Travel” ma soprattutto la canzone più importante di sempre: LOUIE LOUIE.
Una stronzata che inizia con la, re mi e ancora re, ha generato mostri e ne genera ancora.
Da “Wild Thing” a “Blitzkrieg Bop” fino a “Smells Like Teen Spirit”: sono tutte figlie di quel la-re-mi-re.
Praticamente TUTTO il r’n’r.
“Louie Louie” è e sarà sempre la dimostrazione di come le cose imbecilli siano le migliori.
Nata come “semplice ballata in stile giamaicano”, la canzone racconta la semplice storia di questo marinaio che non vede l’ora di tornare dalla sua amata.
Ma è qui che inizia il casino.
Perchè da semplice “lato B” il pezzo si trasforma in un culto/successone.
La versione più celebre è probabilmente quella dei Kingsmen, gruppo garage di Portland.
La loro Louie Louie, con tanto di scazzi clamorosi, è quella che creerà il canone a cui si rifaranno tutti.
Ma è anche quella che interesserà l’FBI.
Tuttavia, proprio come Berry, i poveri Kingsmen non volevano assolutamente trovarsi nei casini.
Il casino inizia perchè il pezzo è davvero registrato alla brutto dio.
Il microfono è troppo in alto, il batterista sbaglia e tenta di camuffare l’errore, il cantante attacca troppo presto dopo l’assolo di chitarra e puoi quasi vederlo che si prende male e cerca di scomparire.
A completare la cappella, cappella che per me sta al pari con la Cappella Sistina, c’è questo dettaglio: i Kingsmen pensavano che quella fosse solo una registrazione di prova.
Invece no, dritta sul disco.
E quel microfono posizionato troppo in alto darà inizio alla leggenda.
Perchè di cosa cantavano i Kingsmen non si capiva una mazza.
Praticamente mezza America cercherà di capirci qualcosa e praticamente mezza America capirà delle cose sporche.
E quando in America arrivano le cose sporche ecco che arriva l’FBI.
Putroppo quelle cose sporche erano solo nella testa di tutti quei ragazzini.
E forse quelli più convinti erano quelli del Bureau.
Per avere una versione di Louie Louie davvero piena di schifezze bisognerà aspettare più di 10 anni.
A fare quel lavoro sporco, ci penseranno come sempre Iggy e gli Stooges.
E’ il 1974, gli Stooges sono al loro ultimo concerto, Iggy ha addosso un tutù e il pubblico è pieno di biker che gli lanciano addosso roba.
Tutto questo succede perchè il giorno prima quei biker hanno giurato di ammazzare Iggy sul palco e Iggy, dai microfoni di una radio del Michigan li ha sfidati a farlo.
Così la sera dopo, la sera della versione davvero sporca di Louie Louie, Iggy perde la brocca e mentre tutto va a rotoli si ricorda del proverbio.
Il proverbio che ha imparato quand’era nella band delle superiori: se tutto va a rotoli, attacca con Louie Louie.
E allora ecco il testo di Louie Louie si trasforma in una lista di insulti ai biker.
Non mi ricordo se Iggy fu riempito di botte prima o dopo Louie Louie.
Ma quella versione di Louie Louie è reperibile in “Metallic K.O.”, il mitico album in cui “si sente il rumore delle bottiglie che volano e volano per poi finire infrante contro le chitarre”.
Il povero Iggy poi quello stesso anno si farà ricoverare.
Ma come sempre si ribeccherà alla grande.
Richard Berry invece non beccò un soldo da Louie Louie fino agli anni ’80.
Tutto questo perchè, come accadeva spesso all’epoca, gli fu consigliato di cedere i diritti della sua miniera d’oro.
A quel punto si cacciò in tasca quei due soldi e li usò per organizzare il suo matrimonio.
Grazie a dio poi riuscì a intascarsi tutto quello che meritava.
E non riesco a immaginare quanta roba si sia intascato perchè sembra che di Louie Louie esistano più di 1500 versioni.
Roba che ha permesso a una radio californiana di suonarla per 63 ore di fila senza usare mai la stessa Louie Louie.
Purtroppo non ho mai registrato la mia ma l’ho suonata dal vivo.
Il mio compare di band odiava Louie Louie e quella sera si incazzò di brutto.
Il giorno dopo ci siamo sciolti.
Quindi Louie Louie, dal micro al macro, continua a fare danni.
E io sono orgoglioso, nel mio piccolo, di essere parte di quei danni.
Gratitudine eterna, tanti eterni auguri a Richard Berry e via con la versione originale.
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Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3
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