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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Modificati i criteri di assegnazione delle risorse. L’assessore Petitti: “Così incentiviamo le fusioni in Emilia-Romagna”.

Bologna – “Vogliamo favorire nuove fusioni di Comuni in Emilia-Romagna, confermando un’attenzione particolare alla nascita di nuovi Enti locali unici con più di 5.000 abitanti e alle piccole realtà della montagna”. Così l’assessore regionale al Bilancio e Riordino territoriale Emma Petitti spiega gli obiettivi della delibera, approvata dalla Giunta, che definisce e modifica i criteri di assegnazione delle risorse regionali destinate ai nuovi Comuni che avvieranno l’iter per la fusione quest’anno.

I fondi per le fusioni nel 2016
Nel 2016 la Regione erogherà 3,1 milioni di euro per contributi regionali agli 8 Comuni già nati da fusioni: Valsamoggia e Alto Reno Terme (Bo); Fiscaglia (Fe); Sissa Trecasali e Polesine Zibello (Pr); Poggio Torriana e Montescudo-Monte Colombo (Rn) e Ventasso (Re).
Ogni amministrazione comunale che vuole avviare un processo di fusione può calcolare i contributi disponibili utilizzando la tabella aggiornata pubblicata sul portale regionale Autonomie http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/news/2016/gennaio/raddoppio-del-contributo-statale-alle-fusioni-di-comuni-dal-2016 .

I nuovi criteri per i contributi regionali
Queste le principali novità contenute nella delibera di Giunta. Il contributo regionale potrà raggiungere il tetto di 1 milione di euro all’anno per 10 anni al Comune unico, dopo l’avvenuta costituzione. Sarà concesso sulla base del numero di abitanti e dei chilometri quadrati di territorio, ma anche del numero dei Comuni che hanno partecipato alla fusione.
In particolare sono previste maggiorazioni sia per le fusioni che daranno vita a Comuni con più di 5.000 abitanti (con risorse che crescono proporzionalmente al numero di Comuni coinvolti) sia per quelle che riguardano piccoli Comuni con meno di 1.000 abitanti. Per incentivare la semplificazione del governo locale, inoltre, quote più alte di risorse andranno anche ai nuovi Comuni se coincidono sia con un’Unione già esistente e con un Ambito territoriale ottimale, sia con un Distretto socio-sanitario. Nel primo caso la maggiorazione del contributo regionale sarà del 20% mentre, nel secondo, del 30%.
I Comuni con meno di 5.000 abitanti sono in regione 147 (il 44% del totale dei 334). Tra questi i Comuni sotto i 1.000 abitanti in Emilia-Romagna sono 18 (il 5,4%).
Le nuove norme non riguardano i Comuni che hanno fatto domanda di fusione alla Regione entro il 31 dicembre 2015 e interessati dai progetti di legge approvati dalla Giunta regionale nel febbraio scorso. A questi si applicano i criteri di contribuzione in vigore fino al 2015.

I contributi statali
Ai contributi regionali si aggiungono quelli statali che, a partire dal 2016, sono stati raddoppiati e sono pari al 40% del valore dei trasferimenti erariali ai Comuni nel 2010, con un tetto massimo di 2 milioni di euro.
Questa maggiorazione è applicata dal 2016 a tutti i Comuni nati da fusione anche negli anni passati.

Il punto sulle fusioni in Emilia-Romagna
Dall’entrata in vigore della legge regionale di riordino territoriale (21/2012), sono stati 8 i processi di fusione che hanno determinato in Emilia-Romagna la nascita di altrettanti Comuni unici al posto dei 22 preesistenti. Sono 7 i percorsi di fusione avviati nel 2015 e che interessano 18 Enti locali mentre sono oltre 50 i Comuni in cui sono in corso dibattiti per dar vita a nuovi processi di fusione.
Dal 1° gennaio 2016 il numero dei Comuni in Emilia-Romagna da 348 è sceso a 334 (-14 dal gennaio 2013).

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA



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