Varese, esperto di levatura internazionale: “La mafia al nord si sconfigge col governo trasparente degli appalti”
Tempo di lettura: 3 minuti
“La mafia al nord esiste eccome”. Ad affermarlo senza esitazione è Federico Varese, ferrarese, considerato a livello internazionale fra i più autorevoli esperti di organizzazioni criminali e autore del saggio Mafie in Movimento: come il crimine organizzato conquista nuovi territori. “È allucinante che solo fino a poco tempo fa questo semplice dato di fatto fosse messo in dubbio da funzionari dello Stato e da politici come Maroni e Fini”. A parere del docente della Oxford University “non esistono territori immuni a priori”. Questo è vero per il nord come per il sud, dove la mafia non è presente dovunque. “Bisogna distinguere due fenomeni: da una parte vi è il radicamento territoriale, il controllo di alcuni mercati legali e illegali – come l’edilizia, il mercato dei voti e la droga, proprio di alcune zone della Sicilia, della Calabria, della Campania, del Piemonte (io ho studiato in particolare il caso di Bardonecchia) e di alcune parti della Lombardia; dall’altra vi è il riciclaggio di denaro, che è molto più facile e diffuso”.
Il ruolo giocato dai mafiosi, contrariamente a quanto molti pensano, non è di tipo parassitario. “Ad esempio, forniscono servizi a favore di imprenditori collusi, come ridurre la concorrenza attraverso le minacce e la violenza. Oppure garantiscono il prestito a usura a uomini d’affari che non possono accedere al credito ufficiale, facendo da intermediari fra prestatori e creditori e terrorizzando chi non paga. Casi di questo tipo sono molto diffusi in Lombardia, come raccontato molto bene dal magistrato milanese Giuseppe Gennari nel suo libro Le Fondamenta della città”. Ma la mafia non si limita agli affari. “I mafiosi rendono anche servizi ai politici, controllando il mercato dei voti nelle comunità dove operano”.
“Se fossi a Ferrara – commenta in riferimento ai recenti sequestri di proprietà riconducibili a uomini vicini alla `ndranhgheta calabrese e ai possibili scenari futuri – suggerirei agli amministratori locali di prestare particolare attenzione proprio al settore dell’edilizia e del movimento terra, due comparti dove le mafie del nord sono particolarmente attive. D’altra parte – aggiunge Varese – non bisogna farsi prendere dal panico. I casi di cui ho letto proprio su ferraraitalia riguardano casi piuttosto limitati di riciclaggio e di acquisto di alcuni immobili, quindi non ancora di penetrazione del territorio. Questo tipo di attività è diffusa in Emilia Romagna, dove le organizzazioni mafiose reinvestono il denaro che arriva dal sud e viene immesso nel circuito dell’economia locale”.
“Certo – continua il sociologo ferrarese che proprio in questi giorni ha completato uno studio sulla penetrazione delle mafie in Emilia Romagna per conto della Regione – vi è un punto critico (quello che in inglese si chiama tipping point) in cui un fenomeno come il riciclaggio può tramutarsi in penetrazione territoriale, per questo bisogna rimanere vigili. In particolare, la buona politica deve governare i mercati locali e assicurare una concorrenza ordinata e trasparente. Aggiungo – dice Varese – che sono i comuni più piccoli quelli che corrono i rischi maggiori, come appunto Buccinasco in Lombardia, Bardonecchia, Leinì, Chivasso e Rivarolo Canavese in Piemonte, dove bastano un centinaio di voti ben organizzati per far entrare in Consiglio politici collusi”.
E nella nostra regione quali sono le zone più esposte a rischi di penetrazione territoriale? “La situazione più delicata è nel Reggiano, in particolare a Brescello. Qui vi fu una migrazione a catena da Cutrio, un paese della Calabria. Ovviamente la grande maggioranza degli immigrati è incensurata, ma alcuni elementi della `ndrangheta hanno tentato di favorire determinati imprenditori edili, cercando appoggi anche nella politica, in contrapposizione alle cooperative rosse. Vi furono anche episodi di intimidazione rivolti verso un bar nel centro del paese. Questo tentativo ha prodotto diverse indagini della magistratura e reportage giornalistici, sopratutto per mano di Giovanni Tizian, un giornalista de l’Espresso e di Narcomafie che ha scritto due libri importanti sul tema ed ora è sotto scorta per le minacce che ha ricevuto. A Reggio vi è anche una scuola estiva della legalità, diretta da Antonio Nicaso, e molto attiva è l’associazione Libera di don Ciotti. Insomma, vi è stata una reazione congiunta di amministratori locali, magistratura e società civile. Questa è la ricetta migliore per combattere le mafie al nord, ma non bisogna dimenticare che il governo efficace e trasparente dei mercati serve nel lungo periodo a sconfiggere questo grumo di interessi economici e criminali”.
Sergio Gessi
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it