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da: ufficio stampa Assobond

Il Centro Studi di Assobond, l’associazione di consumatori specializzata nel tutelare da oltre 15 anni gli investimenti dei risparmiatori italiani sul mercato finanziario, sta analizzando i criteri proposti negli ultimi giorni dal governo per poter accedere al Fondo di solidarietà che dovrebbe, in teoria, risarcire una minima parte dei numerosi obbligazionisti ed azionisti coinvolti nel crack di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti.
Le proposte appaionobasate su criteri rigidissimi che si preannunciano illegittimi poiché in contrasto sia con la normativa posta dal Testo Unico della Finanza e dal Regolamento Intermediari vigente, sia con la giurisprudenza di merito e di legittimità.
Il MEF, che dovrebbe a breve emanare un decreto con i criteri di accesso al fondo, si sta orientando a consentire un rimborso parziale solamente ai risparmiatori che avevano nel proprio portafogli una percentuale di obbligazioni o di azioni pari o superiore al 50% del totale dei propri investimenti.
Tale criterio è ingiustamente severo per i risparmiatori e, per altro verso, molto comodo per gli organi che dovrebbero sovrintendere la composizione della crisi, i quali, tagliando la testa al toro, limiteranno il problema dei fondi insufficienti forniti dal governo e dal sistema bancario, escludendo dalle procedure un numero di risparmiatori stimabile intorno all’80% del totale.
La giurisprudenza stessa ha da sempre adottato criteri più benevoli, considerando “inadeguati” gli investimenti in strumenti rischiosi, quali le obbligazioni subordinate, superiori al 20% del totale degli investimenti posti in essere dal risparmiatore “cliente al dettaglio”.
Tale differenza fra il criterio di accesso che sarà applicato al fondo di solidarietà ed il criterio applicato nelle aule dei tribunali evidenzia l’ulteriore beffa a danno dei risparmiatori, i quali pensano di avere in mano una possibilità in più che, in realtà, è ben peggiore del ricorso agli ordinari strumenti di tutela giudiziale.
Proprio questo aspetto evidenzia l’altra nota dolente: i risparmiatori coinvolti nel crack del decreto salvabanche non sono stati informati della concreta possibilità, per molti di loro, di potersi rivalere contro le banche ben oltre la rigida quota di accesso al fondo ipotizzata dal MEF.
Al contrario, essi sono indirizzati verso azioni giudiziarie orientate a colpire gli amministratori coinvolti o gli organi di vigilanza: tuttavia tali soluzioni, se pure hanno il sapore della giusta vendetta, tuttavia non porteranno il risultato sperato. E’, difatti, molto difficile che oltre 130.000 creditori possano rifarsi di quanto perduto con tali strumenti giuridici, complice l’incapienza patrimoniale degli amministratori e delle bad bank dinanzi alla massa delle richieste.
Tuttavia è possibile, per moltissimi risparmiatori coinvolti, una soluzione più efficace: rivolgersi contro l’intermediario che ha venduto il titolo. In tal modo si evita di incappare nell’assenza di patrimonio della bad bank o dell’amministratore, che non avrà mai la possibilità di risarcire. Ma non solo: è proprio l’intermediario bancario che ha venduto il titolo, l’unico ad esser direttamente responsabile di quanto non sarebbe mai dovuto accadere, e cioè che titoli rischiosi emessi da istituti di credito in difficoltà finissero nei portafogli dei propri clienti.
Pertanto, chiha acquistato i titoli tramite un diverso intermediario (non, quindi, attraverso le stesse banche “salvate”, bensì attraverso una diversa banca della quale sono clienti) può agire per recuperare l’investimento opponendo alla banca intermediaria l’omissione degli obblighi informativi e di trasparenzaex art. 21 del T.U.F., nonché facendo leva sull’adeguatezza/appropriatezza dell’acquisto e sull’illiquiditàdello stesso in relazione al profilo finanziario stilato in ossequio alla normativa MiFid, oltre a poter eccepire eventuali profili di carenza di forma ad substantiam eventualmente presenti nel quadro contrattuale.
Ad oggi, circa 250 cittadini coinvolti nel crack del decreto salvabanche, si sono già rivolti ad Assobond, la qualeè a disposizione dei risparmiatori per aiutare concretamente gli stessi ad ottenere il rimborso dell’investimento perduto, senza spendere tempo inutile in azioni infruttuose, ma rivolgendosi contro i reali soggetti che hanno beneficiato del crack.
Per tale ragione Assobond fornirà assistenza gratuita a tutti coloro i quali chiederanno il suo aiuto, analizzando gratuitamente la posizione individuale ed assistendo gratuitamente ciascun risparmiatore nelle iniziative più opportune.
ASSOBOND è un’associazione di consumatori specializzata nel tutelare, da oltre 15 anni, gli investimenti dei risparmiatori italiani sul mercato finanziario, difendendo i diritti di centinaia di investitori coinvolti nei più importanti default (Cirio, Giacomelli, Parmalat, Argentina, Grecia, Islanda, Lehman Brothers, Bank Of Ireland, SNS REEAL). Per maggiori informazioni: info@assobond.ited ufficio.stampa@assobond.it – sito: www.assobond.eu – Linea diretta Assobond: 393-8011594

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