Annata agraria: Emilia Romagna, dopo due anni torna a crescere il PLV del + 1%
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da: ufficio stampa Coldiretti Emilia Romagna
Secondo le stime di Coldiretti, diminuiscono le aziende ma cresce l’occupazione
Inversione di tendenza per l’agricoltura dell’Emilia Romagna: dopo due anni di retrocessione, nel 2015 è tornata a crescere, seppur di poco, la produzione lorda vendibile (Plv). Secondo le stime provvisorie di Coldiretti regionale, rispetto al 2014, c’è stato un aumento attorno all’1% per cento che porta la Plv sui 4.150 milioni di euro. Risultati positivi anche sul fronte occupazionale, dove, nonostante il calo delle aziende (–1.500), si è registrato secondo i dati Coldiretti un aumento di circa 1.000 addetti.
l’anno dell’Expo dedicato al grande tema dell’agroalimentare – commenta Coldiretti Emilia Romagna – ha portato risultati positivi anche nelle campagne, generando un trend virtuoso per l’agricoltura italiana in generale e quella emiliano romagnola in particolare, che è culminato con l’annuncio del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, all’assemblea nazionale di Coldiretti alla rassegna internazionale di Milano, dell’abolizione dell’Irap e dell’Imu in agricoltura, fatto senza precedenti di detassazione nel settore agricolo.
Con Expo – rileva Coldiretti Emilia Romagna – c’è stata una accelerazione dei contatti tra agricoltura e mondo agroindustriale che lascia intravvedere prospettive interessanti per il futuro. Infatti è alla rassegna milanese – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – che sono nate intese con i grandi industriali, da Barilla, con cui da anni si realizzano accordi di produzione e consegna di prodotti cerealicoli, fino a gruppi come Divella e Riso Gallo con cui sono stati siglati veri e propri accordi di filiera che denotano la volontà di grandi gruppi industriali italiani di puntare sulla qualità e di essere orientati alla giusta remunerazione del prodotto. Una tendenza questa che è confermata dall’interesse emerso a Expo sulla filiera dei mangimi non-Ogm e sulle ricerche per battere le aflatossine del mais senza utilizzo di tecnologie biotech, ma semplicemente con tecnologie naturali messe a punto dai Consorzi Agrari d’Italia.
Dopo il piovoso 2014, la siccità del 2015 ha determinato una riduzione delle produzioni, con problemi per il reddito delle imprese, per cui gli incrementi di prezzo non sempre hanno compensato il calo di produzione, anche per la penalizzazione degli alti costi dei mezzi di produzione, dai mangimi ai concimi, ai costi energetici.
A livello produttivo, nel settore dei cereali, per il frumento il 2015 è stata un’annata di buona qualità e quantità, con risultati positivi per il duro e discreti per il tenero, con un mercato che dopo un avvio positivo è crollato sul finire dell’anno. Negativa la situazione del mais dove ad un calo della produzione attorno al 13% dovuto alla siccità, hanno corrisposto anche prezzi bassi sul mercato.
Tra le colture industriali flessione produttiva per il pomodoro vicino al 10 per cento perché a causa della è diminuita la resa per ettaro che ha tagliato il reddito delle imprese. L’eccessivo caldo estivo ha determinato la diminuzione del 10% della produzione di saccarosio per ettaro nel settore delle barbabietole da zucchero. Qualche problema per il mercato dello zucchero con prezzi bassi, anche se in questa fine d’anno sembra in ripresa. Produzione in leggero calo per le patate con prezzi buoni che però non hanno coperto il mancato reddito per la minor produzione.
Sul fronte ortofrutticolo, calo produttivo per pesche e nettarine con prezzi di qualche centesimo al di sopra dell’anno scorso. Diminuita anche la produzione di albicocche, che ha portato prezzi di 5-7 centesimi sopra a quelli dello scorso anno.
Le ciliegie erano partite bene, con buona produzione e buoni prezzi rovinati dalla pioggia di metà campagna. Complessivamente non è andata però male. Tra il caldo estivo e il pesante maltempo (grandine) dell’inizio di settembre, la produzione di pere ha registrato una diminuzione attorno al 10-15. Buono il prezzo alla produzione. Negli anni i frutteti di mele in Emilia Romagna sono calati e oggi si sono attestati su una produzione costante con prezzi tutto sommato stabili. Per i cocomeri e i meloni, dopo la pessima annata del 2014 causato da un meteo avverso (troppa pioggia) le semine sono calate del 10%. La minor produzione ha dato respiro ai prezzi che sono risultati soddisfacenti. Buona annata per il vino sia in quantità (+5 per cento) sia in qualità.
È ancora presto per una valutazione adeguata sul fronte zootecnico, ma i problemi legati al basso prezzo del Parmigiano Reggiano, appesantito dalle tante, troppe imitazioni, e il prezzo del latte nella seconda parte, abbondantemente denunciati da Coldiretti nella “guerra del latte” per lo strapotere di multinazionali estere, determineranno a fine 2015 un calo della Plv per il settore lattiero caseario bovino. Qualche problema per il mercato suino soprattutto nella seconda metà dell’anno, in difficoltà anche per le importazioni anonime dall’estero. Stabili il settore ovi-caprino e avicolo.
Il problema per le aziende agricole – rileva Coldiretti Emilia Romagna – è ancora una volta l’inadeguata redistribuzione del valore del prodotto lungo la filiera, che penalizza il settore produttivo, unitamente ai costi di produzione perché a ogni centesimo di aumento dei prezzi all’origine, corrisponde spesso un aumento doppio dei costi per produrre. Per di più, i passaggi multipli, che allungano la filiera con tre, quattro intermediari dalla produzione alla distribuzione – sottolinea Coldiretti regionale – appesantiscono il prezzo finale del prodotto alimentare a scapito anche del consumatore. In pratica a pagare i costi di filiera sono proprio produttore e consumatore. Da qui nasce l’impegno di Coldiretti per ridurre la filiera, in particolare con il progetto Fai, firmato agricoltori italiani che ad Expo ha costituito un momento importante anche per instaurare rapporti lungo la filiera e tagliare i troppi passaggi del cibo dal campo alla tavola che alimentano le speculazioni ma anche gli sprechi. Fai commercializza solo prodotti nazionali con un passaggio diretto dalle aziende agricole ai canali distributivi e si affianca alla rete di Campagna Amica che sul territorio regionale può vantare oltre mille punti di vendita diretta tra fattorie, botteghe e mercati.
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