L’OPINIONE
Salva banche: ultimo atto di un’economia fondata su strampalati esperimenti
Tempo di lettura: 3 minuti
Quattro banche sono state salvate, cosa c’è che non và? La ministra Boschi ha un conflitto d’interesse o forse no e il Presidente del Consiglio non è contrario ad una Commissione d’inchiesta parlamentare, quindi che s’indaghi. Esiste una legge seria sul conflitto d’interessi? Forse no ma sappiamo che in Italia riusciamo benissimo a vivere senza leggi di tutela serie e ad affrontare i problemi non in anticipo ma all’occorrenza. Se straripa un fiume ne parliamo ed interveniamo ma fare un lavoro di sistemazione degli argini fuori stagione non è pagante, del resto il politico si occupa dell’oggi e lo statista del futuro, e noi al governo abbiamo solo politici.
Il problema delle quattro banche lo affrontiamo con le leggi in uso, con gli strumenti che le leggi degli ultimi vent’anni ci mettono a disposizione, poi aggiungiamo i limiti europei, la vantata funzione di credito monopolistico delle stesse che non deve essere intaccata, l’onda delle proteste e i suicidi che purtroppo accompagnano queste tristi vicende, dimenticando poi i principi generali della Costituzione che proprio non interessano più. Quindi?
Con le leggi attuali e i limiti europei le soluzioni sono peggiori del problema, trasformazioni in Spa, mercato, acquisizioni, fusioni. Miopia, nel migliore dei casi. In pratica si gioca al rialzo, avvicinandosi al burrone si accelera pensando di riuscire a spiccare il volo probabilmente perché qualcuno ha il paracadute di riserva. La ministra non si difende difendendosi ma dichiarando “vedremo chi ha più voti”. Tutto si fa per i voti e i voti decidono chi vince e chi perde.
Uno dei più longevi politici nostrani, il professor Giuliano Amato, il ‘Sottile’, insegna che navighiamo a vista, senza strumenti e che prendiamo decisioni importanti, capaci di condizionare la vita di milioni di persone, improvvisando. In una delle sue magistrali “lezioni dalla crisi” spiega, ad esempio, che chi come lui aveva voluto l’euro sapeva trattarsi di un gioco pericoloso, un esperimento che non poteva funzionare. L’hanno fatto lo stesso conoscendone i pericoli, con la presunzione di poter risolvere i problemi mano a mano si fossero presentati, ed è chiaro non ci siano riusciti (è sempre lui a dirlo).
E nel mentre si costruiva l’euro si faceva anche altro, e non erano persone sconosciute a farlo. Draghi e Monti si occupavano di teorizzare emissioni di Titoli di Stato sostenute non da banche centrali ma da investitori internazionali, Ciampi e Andreatta mettevano in pratica. Prodi (s)vendeva al mercato l’Iri e il patrimonio di banche pubbliche italiano, Amato eliminava la divisione tra banche commerciali e banche d’investimento.
Detto questo ci resta ben poco su cui discutere. Siamo il frutto di esperimenti vari, strampalati anche se funzionali a qualcuno visto che le statistiche dimostrano che la quasi totalità delle risorse appartengono ad uno striminzito un percento della popolazione.
Parafrasando una simpatica foto che circola sui social, possiamo solo decidere se vogliamo toglierci la pagliuzza dall’occhio o la trave che è entrata a fondo dentro il nostro corpo. La pagliuzza è il conflitto d’interessi rappresentato dalla Boschi, la trave raffigura il complesso delle leggi e trattati che hanno portato a tutto questo. Affrontare il problema o perdere tempo aspettando il prossimo bonus o la prossima banca da salvare.
Oggi le persone, i responsabili, non sono punibili perché speculano nella legalità con i soldi altrui in forza di leggi che lo permettono e non tutelano i cittadini, i risparmiatori. Ma le leggi e i trattati sono validi finché sono in vigore, basta scriverne di nuove o rivedere gli accordi in essere, si può e si dovrebbe fare, ma ne dobbiamo prendere coscienza. Il primo passo è distinguere la pagliuzza dalla trave, il secondo è cercare quel politico che cerca di parlare con spunti da statista della trave (di soluzioni serie per il problema banche) ma viene ostacolato dalla Gruber.
claudiopisapiafe@gmail.com
Sostieni periscopio!
Claudio Pisapia
I commenti sono chiusi.
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it