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di Eleonora Rossi

“Innamorato della vita”, lui dice di sentirsi così. E la “vita”, in questo 2015, sembra ricambiare l’entusiasmo e la professionalità di Stefano Muroni con una serie sorprendente di riconoscimenti.
Occhi scuri, accesi. Nel suo sguardo intenso, una carica contagiosa: Stefano Muroni sorride con orgoglio, consapevole di vivere un momento d’oro per la sua giovane, brillante carriera.

Classe 1989, attore professionista, Muroni si è diplomato nel 2011 al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma diretto da Giancarlo Giannini. Nel 2015 ha ricevuto tre prestigiosi premi cinematografici e si è distinto a livello nazionale e internazionale per le sue apprezzate interpretazioni.
“Ho recitato accanto ad attori come Giorgio Colangeli e Marina Biondi, interpretando la trasposizione teatrale di Canale Mussolini, il romanzo di Antonio Pennacchi vincitore del Premio Strega 2010. Sono stato scelto come protagonista della produzione italiano-americana Amore tra le rovine, di Massimo Alì Mohammad, film presentato ai festival di Denver, Seattle, Vancouver, Montreal, Hawaii e al prestigioso festival “Le giornate del cinema muto” di Pordenone. Al ‘Napoli Cultural Classic’ mi è stato assegnato il premio ‘Miglior attore protagonista’ per il corto Tommaso, che tratta il delicato tema dell’eutanasia, in cui recito a fianco di Monica Guerritore e Giulio Brogi”.

A primavera la protagonista è stata Ferrara…
“Mio fratello Giuseppe Muroni – giovane storico – ed io abbiamo ideato il video clip Ferrara non dimentica per celebrare i settant’anni della Liberazione, realizzato in collaborazione con Anpi, Spi Cgil, Cisl e Telestense. A fine aprile poi ho presentato all’Istituto di Cultura Italiana di Bruxelles il film La notte non fa più paura, dedicato al terremoto dell’Emilia, opera prima di Marco Cassini. Il film è stato valutato ‘cultura da esportare in Europa’. Sono stato onorato di portare Ferrara a Bruxelles”.

stefano-muroniMa non solo. Conduttore del “Giffoni”, il festival di cinema per ragazzi più importante al mondo, l’attore ferrarese ha avuto l’onore di presentare, tra gli altri, il compianto Luca De Filippo, Massimiliano Bruno, Alessandro Baricco e il ministro della difesa Roberta Pinotti.
Nel mese di agosto ha ideato e inaugurato la “Tenda Summer School”, la prima scuola estiva d’Europa dove si dorme in tenda e gli allievi sono giovani aspiranti attori, nell’incantevole cornice di Villa La Mensa di Sabbioncello San Vittore.
Muroni è stato scelto inoltre dallo stilista cosentino Claudio Greco come Testimonial di Miss Italia Calabria per il sociale: ha realizzato due spot contro la violenza sulle donne e la pace, grazie ai quali si è aggiudicato poi “Il Premio Cornucopia” alla Primavera del Cinema italiano.
“È un anno straordinario per me. In poco tempo si stanno realizzando tutti i sogni di quando ero bambino. Il mio sogno era diventare attore: un desiderio innato, fortissimo, qualcosa che sentivo dentro, come una voce”.

Sogni, una parola che annoda le tue esperienze più applaudite, a partire dal Centro Preformazione Attoriale (Cpa), di cui sei ideatore e direttore artistico, e la cui mission – non a caso – è “Realizza i tuoi sogni”.
“Quest’anno abbiamo diplomato 9 giovani e si contano nei tre anni accademici 38 iscritti. Un enorme successo per la prima scuola di recitazione per adolescenti in Italia, la quale ho voluto fortemente nascesse qui, nella mia Ferrara. E non finisce qui, ho ambiziosi progetti per il CPA”.

Per arrivare ad un altro sogno: “Tresigallo, città di fondazione. Edmondo Rossoni e la storia di un sogno”, fresco di stampa per Pendragon, la tua prima opera letteraria, un libro documento grazie al quale hai saputo far riaffiorare “un’Atlantide emiliana” che rischiava di scomparire per sempre.
“Ho impiegato più di dieci anni a raccogliere le testimonianze dei miei compaesani, per ricostruire il ‘sogno’ di Edmondo Rossoni, ministro del governo fascista: eliminare la miseria nella propria terra, all’epoca la zona con il più alto tasso di disoccupazione d’Italia. La trasformazione di Tresigallo è stata un’autentica rivoluzione sociale, economica e soprattutto culturale.
I saggi di Giuseppe Parlato, Antonio Pennacchi e Folco Quilici hanno impreziosito il mio lavoro.
Il libro è stato presentato in anteprima a Tresigallo, in una Casa della Cultura gremita: una serata commovente, con una partecipazione calorosa, alla presenza di Anna Maria Quarzi, presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.
Con lo storico Giuseppe Parlato ho presentato invece il libro a Roma, alla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Una nuova presentazione è programmata per il prossimo 16 dicembre a Ferrara, al Palazzo della Racchetta, poi girerò tutta Italia: ho già in agenda Bologna, Milano, Torino, Latina, Terni e di nuovo Roma, alla Treccani”.

Dai tuoi lavori traspare un forte legame con le tue radici e con la tua terra.
“E’ difficile dimenticare le proprie radici, soprattutto quando queste sono ricche di storie. Vengo dalla terra di Ariosto e Rossetti, Antonioni e Rambaldi, di Guareschi e Tondelli, di Ferrari e Ducati, di Pavarotti e Vasco Rossi. Tutte storie meravigliose, apparentemente discordanti fra loro, ma che partono in realtà da punti in comune: l’ambizione, il sogno, la visione, la passione. E tutto questo bagaglio di cultura e audacia, me lo porto dietro, sempre”.

Che cosa ti dà maggiore soddisfazione?
“La mia maggiore soddisfazione è quella di non essere ancora morto. Quanti, in questi anni, hanno cercato di affossarmi, di far morire il mio sogno. Quanti mi hanno preso in giro, quanti mi hanno lasciato prima del tempo. Eppure vado avanti. Più di una volta ho pensato di non farcela, la razionalità mi diceva che al di là del fiume non ci si poteva andare. Però poi partiva l’inconscio, la follia, la determinazione, la cattiveria. E diventavo praticamente indistruttibile. Ho una razionalità controllata, ma è l’inconscio che se ne frega. Ed è la mia salvezza”.

Quali ostacoli incontri nel tuo lavoro?
“Il mio è un lavoro tutto ad ostacoli. Se non arriva il provino, che fai? O torni a casa e ti guardi la tv oppure inizi a creare, a scrivere, a cercare i finanziamenti per produrre, ad investire. Tutto ciò comporta ostacoli enormi, tempi lunghi, nuovi contatti. Ma tutto questo non mi fa paura. E’ la mia vita, e la mia vita non mi fa paura”.

Dove trovi ispirazione per i tuoi progetti? Che cosa ti infonde maggiore fiducia?
“Diciamo che spesso non decido io i progetti, sono loro che vengono a cercarmi. Il film sul terremoto, il corto sull’eutanasia, il libro e molte altre cose, io non li ho mai cercati. A volte sento una storia, o vedo una foto, o mi ricordo un’esperienza passata, e da lì nasce un’idea di storia che inizia a poco a poco a germogliare nella mia testa, anche quando dormo. E così, una volta che fiorisce del tutto, arrivo al punto che dico: basta, ora devo realizzarla. E parte il progetto.”

Una curiosità fuori dal lavoro: dopo questi successi in tutta Italia, è cambiato il rapporto con i tuoi amici del paese? Loro come ti vedono?
“Appena ho qualche giorno libero, non vedo l’ora di scappare a Tresigallo. Amo stare con i miei amici più stretti, perché il bene ad una persona va oltre il proprio successo o meno nella vita professionale. Poi, certo, alcuni del liceo nemmeno mi salutano più dopo che sono venuti a sapere che sto realizzando i sogni che avevo da ragazzo. Cosa vuoi? L’effetto può essere anche opposto. Io faccio di tutto pur di tenere stretti i rapporti con le persone a cui tengo veramente. A volte non mi è riuscito del tutto e forse nemmeno per colpa mia. Ma personalmente ho sempre preferito proteggere i rapporti, non rimpiangerli”.

E tornando al tuo lavoro…Ciliegina sulla torta di questo 2015, il premio “Telesio d’Argento”, assegnato ogni anno ad una personalità di spicco del cinema italiano, basti ricordare Riccardo Scamarcio, Claudio Santamaria, Giancarlo Giannini, Kim Rossi Stuart, Isabella Ferrari, Stefania Sandrelli. Vale la pena di riportare la lusinghiera motivazione che ha accompagnato il premio“Telesio d’Argento”, perché è la sintesi dei tuoi tanti traguardi, di un percorso di qualità:
“Viene consegnato a Stefano Muroni il premio Telesio d’Argento come Talento rivelazione cinematografico 2015 per esser riuscito a creare, nonostante la giovanissima età, una nuova e moderna immagine del lavoro dell’attore (non solo colui che recita, ma anche colui che ha l’idea iniziale del progetto cinematografico, che lo scrive, che cerca i finanziamenti in prima persona e che lo produce); per aver scelto, in un’epoca di anticultura imperante, la difficile strada della qualità; per aver trattato – attraverso lungometraggi, cortometraggi e videoclip – in maniera sempre acuta e mai banale, temi sociali attuali e delicati, come la meritocrazia e l’illegalità all’interno delle università italiane, l’eutanasia e il terremoto dell’Emilia 2012, e per non essersi dimenticato delle radici storiche del nostro Paese, ideando e partecipando a progetti su la Grande Guerra e i 70 anni dalla Liberazione, per aver dimostrato una rara sensibilità, profonda intensità e grande talento in ogni sua interpretazione”.

Chapeau.
“È un premio che mi dà nuove responsabilità. La crisi della nostra epoca storica ci ha tolto molte opportunità; ma proprio perché a noi giovani non è rimasto niente, l’unica possibilità che ci rimane è quella di creare. Nel mio piccolo, occupandomi di cinema e di arte, sento che posso lasciare qualcosa a chi verrà dopo di me. Almeno ci sto provando”.

In un’intervista a Telestense hai osservato: “in un mondo che va veloce, l’attore è un mestiere lento”. Che cosa significa per te questa professione?
“Fin da ragazzino intuivo che fare l’attore non è imparare a memoria la battuta, non è partecipare ai talk show o ai programmi in cui in un giorno sei sui massimi palcoscenici e il giorno dopo non ti fila più nessuno. L’attore deve saper fare tutto: io ho studiato al Conservatorio e suono il pianoforte, perché l’attore deve sapere cos’è il ritmo. Sono insegnante di vela, perché l’attore deve conoscere il vento, deve sapere ascoltare il rumore dell’aria. Ho una passione per l’architettura razionalista: l’attore ama l’arte, perché è sensibile alla bellezza”.

E il 2015 non è ancora finito…Cosa riserva il mese di dicembre?
“Sarà un dicembre caldissimo! Alla Treccani di Roma presenterò il primo progetto storico per il web prodotto dalla Treccani: Voci di Resistenza, quattro monologhi scritti e diretti da mio fratello Giuseppe. Interpreto uno dei monologhi dal titolo “Io partigiano”, mentre gli altri sono affidati a bravissimi attori come Giorgio Colangeli, Francesca Valtorta e Stella Egitto. Il progetto sarà presentato alla presenza di Massimo Bray, direttore della Treccani nonché ex Ministro alla Cultura.
E poi una bellissima soddisfazione: il 12 dicembre la Camera di Commercio di Ferrara mi premierà come ‘giovane imprenditore culturale ferrarese’. (E non avete idea che cosa ho in serbo per il 2016!)”, confida sottovoce.

Non c’è che dire: anno da ricordare, questo 2015.
E se si “uniscono i puntini” – alla maniera di Steve Jobs -, potremmo spiegare i traguardi di Stefano Muroni con una parola sola. Quella parola che si legge nei suoi occhi: passione.

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