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da: Centro Donna Giustizia

L’Alienazione parentale (ap) nuova definizione della ex pas (sindrome di alienazione parentale) è uno strumento di pura invenzione di chi vuole paralizzare le scelte di vita delle donne che desiderano separarsi da un uomo violento.

Spiace quindi vedere che da due giorni sui canali privati nazionali va in onda uno spot che chiede di donare con un sms due euro per combattere la pas o ap, questa sindrome falsa, inesistente, e immancabilmente utilizzata per criminalizzare le madri e difendere padri abusanti o mariti violenti, a dispetto della salute e della sicurezza dei bambini che hanno visto il padre maltrattare la madre.
Lo spot di cui parliamo è firmato da Doppia Difesa, associazione fondata dall’avvocata Giulia Bongiorno (che sta portando avanti una proposta di legge) e dalla showgirl Michelle Hunziker e che fin dai suoi albori ha dichiarato di voler lottare contro la violenza esercitata dagli uomini nei confronti delle donne. Doppia difesa avrà assistito donne che vogliono separarsi dal violento e non riescono a tenerlo lontano dalla loro vita perché ci sono i figli?
Noi abbiamo esperienza di questo grazie alle migliaia di donne assistite in percorsi di separazione e i cui compagni, padri dei figli avuti in comune, non accettano la scelta della donna di allontanarsi da un uomo violento, controllante e limitante la loro libertà. E’ proprio in questo momento che viene messo in atto il ricatto sui figli, l’utilizzo strumentale dei bambini per continuare a dare disturbo alla madre, per controllarla e renderle la vita ancora un volta più penosa, colpendola negli affetti profondi, così cercando di ottenere da lei la sottomissione su aspetti personali ed economici della nuova organizzazione di vita da separata.
Doppia difesa ha presente che l’articolo 31 della Convenzione di Istanbul, ratificata dallo Stato italiano con la Legge 77 del 2013, afferma che nella scelta in ordine alla custodia dei figli il giudice deve tener conto degli episodi di violenza accaduti in famiglia e della sicurezza di chi tale violenza l’ha subita?
Lanciare una campagna contro una sindrome inesistente al fine di sostenere un progetto di legge che vorrebbe introdurre il reato di alienazione parentale significa fare danno a tutte le donne che hanno figli e vogliono separarsi da un uomo violento. Lo scorso 30 ottobre gli spot e l’iniziativa di raccolta fondi sono stati presentati addirittura alla Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia.
Come è possibile che il Ministero degli Interni avvalli e sostenga l’iniziativa di Doppia Difesa che non ha fondamento giuridico né scientifico? Che cosa ha da dire il Garante per l’Infanzia su questi spot in cui a turno uno dei due genitori viene demonizzato? Perché tace il Ministero della Giustizia che, rispondendo ad interrogazioni e interpellanze, ha affermato che la Pas non può essere utilizzata nei Tribunali? Il Ministero degli Interni ha dunque il potere e l’arbitrio di contraddire e mettere in ridicolo gli altri dicasteri, la magistratura, la comunità scientifica tutta?
Qualche dato di realtà:
Il Ministero della Sanità, a seguito dell’interpellanza parlamentare n. 2-01706 del 16 ottobre 2012, seduta n.704, ha chiarito che “Sebbene la Pas sia stata denominata arbitrariamente dai suoi proponenti con il termine disturbo, l’Istituto superiore di sanità non ritiene che tale costrutto abbia né sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca, né rilevanza clinica tali da poter essere considerata una patologia e, dunque, essere inclusa tra i disturbi mentali nei manuali diagnostici”? La Corte di Cassazione stessa nel 2013 è ritornata sulla questione precisando che la PAS non gode di nessuna validità scientifica e pertanto “nei giudizi in cui sia stata esperita c.t.u. medico-psichiatrica […] il giudice di merito è tenuto a verificare il fondamento, sul piano scientifico, di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale e che risulti, sullo stesso piano della validità scientifica, oggetto di plurime critiche e perplessità da parte del mondo accademico internazionale, dovendosi escludere la possibilità, in ambito giudiziario, di adottare soluzioni prive del necessario conforto scientifico e potenzialmente produttive di danni ancor più gravi di quelli che intendono scongiurare.” (Cass. Pen. n. 7041 del 20/03/2013). Anche il Comitato CEDAW (Onu) nel 2011 ha invitato le autorità italiane ad arginare l’utilizzo nei tribunali di riferimenti alla “discutibile teoria della PAS” per limitare la genitorialità materna (Comitato CEDAW, 2011, paragrafo 51).

Perché il Ministero degli Interni non sostiene con altrettanto vigore l’azione dei Centri Antiviolenza, gli unici che giorno dopo giorno da trent’anni difendono le madri maltrattate e i figli che assistono alla violenza domestica? Aspettiamo una risposta.

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