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da: Ufficio Stampa&Comunicazione di Camilla Ghedini

Intervento del Segretario Generale del Confartigianato ferrarese Giuseppe Vancini sull’accorpamento delle Camere Commercio

Con le normative vigenti, siamo alla vigilia di scadenze importanti sia nell’assetto territoriale che per quanto riguarda l’obbligo di accorpamento delle Camere di Commercio con meno di 80mila aziende iscritte, come Ferrara. Va quindi aperto con sollecitudine un dibattito serio, decidendo con chi andare. Diversamente Ferrara corre il rischio di perdere ogni discrezionalità, appeal e di subire anzi le decisioni di altri, scontando addirittura una sorta di isolamento. Eppure, ormai a ottobre inoltrato, non stiamo prendendo iniziative, come emerge anche dall’ultima giunta camerale. C’è chi vorrebbe legarsi a Modena, chi a Bologna, chi a Ravenna. Ma un ragionamento che impegni tutte le associazioni, a tutti i livelli, provinciale e regionale, manca. E a decidere non possono essere solo i vertici delle Camere di Commercio. Allora, come Confartigianato, facciamo la nostra proposta. Che parte da un presupposto essenziale: non sta scritto da nessuna parte che l’accorpamento debba essere ‘solo’ a due, guardando quindi o a Bologna o a Modena o a Ravenna. Soprattutto, non sta scritto da nessuna parte che la scelta spetti a Ferrara, perché va verificata la disponibilità delle altre realtà verso di noi. Quindi, fatto salvo che il problema è complesso, perché non pensiamo a un accorpamento che ci porti, insieme a Ravenna, sulla via Emilia, con Bologna? Questo perché Ferrara, per configurazione territoriale, confina sia con l’Emilia che con la Romagna. Ma è lungo la via Emilia che c’è lo sviluppo imprenditoriale, l’export, che da sempre guarda a Nord e al Nord Europa. In questo modo si rispetterebbero sia la nostra esigenza turistica che la nostra vocazione manifatturiera e industriale. Fermo restando che noi, come Confartigianato, riteniamo che una Camera di Commercio per l’intera regione sarebbe sufficiente, perché potrebbe dialogare con maggiore forza con le ‘pari’ europee, ma consapevoli che questo è lontano dal potersi attuare, invitiamo le altre associazioni di categoria a un confronto. Non possiamo ridurci con l’acqua alla gola e perseverare nel silenzio, quando altri stanno già stringendo accordi. Perché il pericolo, che ormai si sta delineando, è che decidano anche per noi.

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