Coldiretti: bene la riforma sui reati in materia agroalimentare per contrastare illegalità e malaffare
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da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara
L’agropirateria è un crimine che fattura oltre quindici miliardi di euro e mette a repentaglio sia la qualità delle produzioni, che la sicurezza alimentare.
Il crimine alimentare cresce e fattura 15,4 miliardi anche grazie all’innovazione tecnologica e ai nuovi sistemi di produzione e distribuzione globale che lo rendono ancora più pericoloso e per questo va perseguito con un sistema punitivo più adeguato. E’ quanto afferma la Coldiretti Emilia Romagna, nel commentare positivamente la proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli. Dall’agropirateria al disastro sanitario sono 49 gli articoli contenuti nelle proposta normativa opportunamente finalizzata ad adeguare la legislazione di contrasto ai reati agroalimentari che hanno – sottolinea Coldiretti – un impatto rilevante sull’economia, sull’ambiente e sulla salute. E’ importante – continua Coldiretti – la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone. Si tratta di una esigenza – conclude la Coldiretti – anche per tutelare e valorizzare i prodotti agroalimentari italiani in generale e regionali in particolare che hanno conquistato il primato nella sicurezza alimentare e nel rispetto ambientale, dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario con 274 prodotti Dop/Igp, di cui 41 nella sola Emilia Romagna, alla leadership europea nel biologico con 43.852 imprese che coltivano biologico (di cui più di 4.000 in Emilia Romagna), ma anche il primato nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma.
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