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LA SEGNALAZIONE
Cantautori 2.0: ballando con Paolo Tocco

Furono Ennio Melis e Vincenzo Micocci, rispettivamente direttore generale e direttore artistico della Rca italiana, a inventare il termine “Cantautore” negli anni Sessanta. Da allora questa parola ha perso un po’ del significato originale, ma nel caso di Paolo Tocco identifica il modo di scrivere e curare i suoi lavori. Qualche anno dopo il precedente “Anime sotto il cappello”, Paolo pubblica “Il mio modo di ballare”, un nuovo album che è già stato selezionato tra i cinquanta migliori dell’anno, candidato al Premio Tenco 2015 (dal 22 al 24 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo). Lo affiancano in questa sua danza musicisti capaci, in grado di costruire con lui un sound elegante e accattivante, curatissimo nei dettagli e caratterizzato dalle chitarre acustiche ed elettriche di Claudio Esposito, dal pianoforte e dalle tastiere di Vincenzo Murè, dal basso freatless di Giuliano De Leonardis (Equipe 84), dalle percussioni di Walter Caratelli, dalla batteria di Carlo Porfilio, Synt e programmazione di Domenico Pulsinelli.

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“Il mio modo di ballare”, nuovo album di Paolo Tocco

Il disco si apre con “D’oro e di pane”, una delicata ballata dagli antichi sapori, eseguita con Helen Tesfazghi (“Finally” è il suo ultimo album): una storia d’amore tra un uomo con le mani bucate e la schiena piegata e una ragazza nata in un villaggio di fate. Insieme saranno figli dell’oro e si terranno per mano: “Mi misi in cerca dell’oro per un pezzetto di pane… saremo figli dell’oro, saremo pezzi di pane”.
“Da questo tempo che passa” è cadenzato dalla chitarra a sette corde di Daniele Di Diego e dalla malinconica fisarmonica di Marco Di Biasio. È la canzone dei ricordi, di un non ben definito film a colori di Totò, del bicchiere di vino “che fa cantare”, dei fiori portati in viaggio sulla luna. Con passo leggero, leggero, leggero, Paolo Tocco ci porta nel suo mondo, con un po’ di nostalgia e un velo di tristezza legato al passare del tempo. Questo è il suo modo di ballare!
“In un mondo di giganti…c’è un mare di formiche”, inizia così “Come le formiche”, metafora intensa sviluppata per immagini chiare e suggestive, capaci di fare riflettere: “Conta le gocce prima di parlare”. “Nenè” è un vocepiano suonato da Vincenzo Murè, dove il suono del pianoforte accompagna con dolcezza un testo disegnato con matite a colori, alla ricerca di una stella che assomiglia a Nenè. La voce di Paolo rende questo brano un momento sospeso, una favola d’amore per una donna o forse per la vita, zucchero o sale, il giusto compenso per gli angeli e il veleno per i ladri. “Il magico mondo di un vecchio che sapeva ballare” porge l’orecchio alla ballata e nello stesso tempo strizza l’occhio alla filastrocca, il tutto condito in salsa di coro e i fiati di Gabriel Rosati.

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Paolo Tocco

Sono undici i brani del nuovo album di Paolo, undici mondi tutti diversi, come nel caso di “Vent’anni”, una storia raccontata con un ritmo veloce, come ci ha abituato De Gregori, dove la passione si divide tra cuore e vizio, dove a soli vent’anni si è già vissuto troppo, correndo con in una mano un aquilone e nell’altra un coltello: “… il pazzo vince e l’amore muore”. Un brano intenso, con metafore da raccogliere.
“Luna nera” mostra i due lati della luna: una canzone d’amore inusuale, un percorso di riflessioni con improvvisi mutamenti e ripensamenti. “11 settembre” è dedicata a uno dei momenti più tragici degli ultimi anni. Paolo lo affronta con un testo visionario e struggente, descrivendo fiori che cadono dai grattacieli come aquiloni. Da ascoltare. “Occhi di cenere”, con la voce femminile di Elena Dragani, è un viaggio che non può finire perché sta per iniziare: “Lasciami arrivare in tempo… prima di partire”. “Chiodi di pioggia, fiocchi di neve” è il racconto di una sposa alla quale forse manca un anello, un diario segreto che si trova sotto tutti i cuscini e una scusa che potrebbe servire a qualcosa, sapendo bene che i chiodi di pioggia saranno fiocchi di neve: “E la neve stanotte, se torna… aspettiamola insieme!”. È “Pezzi di bugie” a chiudere il disco: un elegante swing con la voce registrata al telefonino, la fretta delle inutili poesie, le pietre cadute dalle montagne, gli amanti nascosti dietro le bottiglie e i bambini che giocano.
La stagione dei cantautori continua, in una sorta di generazione 2.0, che eredita il meglio del passato proiettandosi in un presente diverso, difficile, ma con maggiori stimoli. Il lavoro di Paolo Tocco merita di essere conosciuto per la passione, la poesia e il talento che riesce a esprimere.

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Paolo Tocco, “Da questo tempo che passa”

Paolo Tocco, “Luna nera”

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)