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da: Mario Zamorani, Pluralismo e dissenso

A volte tornano. Eventi tragici e accadimenti drammatici della nostra storia a volte tornano; in questo caso in forma cialtrona e con un profilo davvero misero. Mi riferisco a due episodi deflagrati assieme in città.
Uno è rappresentato dalle feroci polemiche e dalle levate di scudi di alcune persone contro la partecipazione di Adriano Sofri al Festival di Internazionale a Ferrara.
Il loro è un autentico, seppur colpevolmente inconsapevole, attentato ai princìpi cardine cui si ispira lo stato di diritto. Intanto va considerato che il processo Sofri fu un caso davvero incredibile. Ad esempio, a detta di Luigi Ferrajoli, per chi ne abbia letto gli atti, “questa condanna è un caso senza precedenti: una clamorosa ingiustizia, un gravissimo errore giudiziario che non solo colpisce tre innocenti ma offende il senso comune del diritto e la credibilità della nostra giurisdizione”. Afferma poi Giuliano Pisapia: “Ho letto e riletto le carte processuali. E ho constatato che negli atti non ci sono solo forti elementi di dubbio ma c’è addirittura la prova della estraneità degli imputati”. Inoltre c’è da rilevare che Sofri ha comunque pagato tutto intero il suo conto con la giustizia, e che ha persino rinunciato a chiedere la grazia per difendere la sua dignità di uomo. Colpevole o innocente che fosse, a Adriano Sofri non basta aver scontato la pena e pagato il suo conto con la giustizia per essere trattato come una persona normale, una gazzarra reazionaria e focaiola vorrebbe una condanna sociale a vita. Uno degli elementi costitutivi della detenzione, non solo in Italia, è la redenzione, il recupero di un individuo considerato non più come pericolo sociale ma come valore. Pannella ha più volte affrontato iniziative nonviolente al fianco di Sofri anche affermando: “a chi se non lui e a quelli che come lui hanno fatto un analogo percorso va concessa la grazia ?”. A me Sofri ha insegnato molto, mi augurerei che venendo a Ferrara per il Festival di Internazionale Sofri potesse insegnare qualcosa anche a quanti gli negano i suoi diritti costituzionali; ma dubito che sia possibile, per deficit di ascolto.
L’altro episodio è rappresentato dalla violenza di chi ha impedito al ministro Gannini di esprimersi durante una Festa de l’Unità. La libertà di espressione è un altro cardine dello stato di diritto. Negarla oggi a Giannini potrebbe poi rappresentare un precedente per un analogo trattamento domani nei confronti di altri, soggettivamente ritenuti avversari o nemici, e questo indipendentemente dalle ragioni e dai torti di ciascuno.
Proprio a Ferrara nel 1921 naquero gli squadristi in Italia, capitanati da Italo Balbo. Mutatis mutandis c’è chi, con qualche ragionevolezza, considera quelli citati metodi squadristi.

Cordiali saluti.

Ferrara, 25 settembre 2015
Mario Zamorani
Pluralismo e dissenso

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