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da: ufficio comunicazione ed eventi Unife

Ogni anno, a metà agosto esce la Classifica ARWU, nota anche come classifica di Shanghai, e, inesorabilmente, sui mezzi di informazione fioccano gli articoli che prendono tristemente atto dell’incolmabile ritardo degli atenei italiani. Anche quest’anno, per trovare la prima università italiana, Roma Sapienza, bisogna scendere oltre il 150-mo posto. Una classifica le cui basi scientifiche sono labili se non inesistenti basandosi infatti su quanti ex studenti hanno vinto il premio Nobel, il numero di vincitori del Nobel presenti nel corpo docente, la quantità di ricercatori che si è guadagnata una citazione su pubblicazioni scientifiche e studi pubblicati nelle riviste specializzate.

Ma se si confrontano i risultati con i fondi a disposizione, cosa succede? L’esperimento lo ha compiuto, stilando una sorta di controclassifica delle Università mondiali, un docente di ingegneria di Pavia, Giuseppe Nicolao, pubblicata sulla rivista online Roars.it. e ripresa da tutti i media nazionali.

La controclassifica a sorpresa – mettendo a confronto i primi venti atenei della classifica Arwu e i venti atenei italiani che vi sono classificati – vede in cima quattro università italiane: la Scuola Normale di Pisa, l’Università di Ferrara, Trieste e Milano Bicocca.

Un risultato davvero sorprendente e che dimostra quanto siano scarsi i fondi per le università italiane e quanto gli atenei italiani siano efficienti in rapporto ai finanziamenti ottenuti.

“La soddisfazione per questa classifica corretta è solo morale – afferma il Prorettore Francesco Bernardi – : dimostra quanto bene vengano usate in UniFe le poche risorse disponibili a livello nazionale. C’è grande rammarico per il molto di più che si potrebbe fare anche con piccoli aumenti di finanziamento nazionale, o almeno con una distribuzione più meritocratica tra gli atenei italiani dei finanziamenti esistenti.”

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UNIVERSITA’ DI FERRARA



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