da: ufficio stampa A.N.B.I.
Prosegue l’ondata di grande caldo, che sta colpendo l’Italia e che, in Luglio, ha fatto raggiungere le temperature record del più recente secolo. In assenza di significative precipitazioni (non violente e prolungate nel tempo altrimenti c’è il paradossale rischio di alluvioni e frane a causa dell’incapacità di assorbimento da parte del terreno arido) si aggrava la crisi idrica del Nord Italia, solo leggermente lenita dalle piogge dei giorni scorsi, che hanno portato momentaneo ristoro alle campagne ed alle portate dei corsi d’acqua (fiume Po, in primis); continua anche il deficit idrico dei grandi laghi, dove quello di Como è sceso al 12,9% della propria capacità di invaso (cm. 17,9 sotto lo zero idrometrico) e quello di Iseo ha raggiunto il 14,3% della sua possibilità di bacino (- cm. 10,1 sullo zero idrometrico), mentre solo leggermente meglio stanno il lago Maggiore ed il lago di Garda, entrambi poco sopra il 30% della loro potenzialità di invaso. Per altro, nei prossimi giorni, non si prevedono radicali inversioni di tendenza meteo.
La situazione di maggiore preoccupazione si registra nel bresciano, dove il Consorzio di bonifica Chiese ha ormai solo una settimana di autonomia idrica, nonostante il razionamento degli apporti irrigui, giacchè il lago d’Idro ha raggiunto il minimo storico. E’ in questi frangenti che emerge il ruolo fondamentale dell’irrigazione non solo per la qualità, ma per la stessa sopravvivenza delle colture in campo.
Analoga, critica contingenza si sta vivendo nel Delta del Po, dove si è registrata una risalita del cuneo salino per diversi chilometri nell’entroterra, rendendo inutilizzabili le falde e compromettendo i raccolti. Problemi si stanno registrando anche nelle lagune, dove l’elevata temperature delle acque ha favorito il proliferare della alghe, che sta causando la moria delle vongole.
Paradossale è la situazione, che sta vivendo la città di Parma, attraversata dall’omonimo torrente oggi in secca, ma che solo pochi mesi fa tanti danni aveva arrecato alla città ducale.
Grandi preoccupazioni per il futuro colturale, soprattutto risicolo, arrivano dalle province di Novara, Vercelli e Pavia: l’abbassamento del livello idrico del lago Maggiore obbligherà ad una drastica riduzione dei prelievi irrigui pur nel perdurare di alte temperature in campo. Le Organizzazioni Professionali Agricole ed i Consorzi di bonifica hanno già attivato turnazioni per garantire l’ottimizzazione d’uso delle risorse idriche disponibili.
“La situazione di crescente siccità, che si sta registrando nelle campagne – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI) – ripropone, con drammatica urgenza, la necessità di dare avvio concreto al 2° Piano Irriguo Nazionale, consci comunque che i 300 milioni stanziati sono largamente insufficienti rispetto alle esigenze del territorio. Finalmente qualcosa, sul piano burocratico, è finalmente tornato a muoversi; ora bisogna accelerare e poi, lo stiamo proponendo con forza da qualche tempo, l’istituzione di un tavolo permanente che sia legittimato ad operare in prevenzione su emergenze che i cambiamenti climatici rendono sempre più vicine e prevedibili”.
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