da: ufficio stampa Confederazione italiana agricoltori di Ferrara
Dall’Unione Europea arriva una direttiva che consente di produrre formaggi senza latte o con latte in polvere. Cia Ferrara e il mondo agricolo dicono no.
Un coro unanime di no che parte dal ministro Martina e coinvolge associazioni di categoria e produttori, in particolare quelli del settore lattiero-caseario, alla possibilità di produrre formaggi senza latte o con derivati del latte anche in Italia.
La Commissione Europea ha aperto, infatti, una procedura d’infrazione – con una lettera di “messa in mora” – nei confronti del nostro paese che vieta, dal 1974, la produzione di formaggi che non abbiano come principale ingrediente il latte.
L’Ue sostiene che con tale divieto l’Italia violi “la libera circolazione delle merci” e quindi la legge italiana dovrebbe essere modificata per consentire la produzione di formaggi con prodotti derivati come il latte in polvere, latte vaccino che subisce processi industriali di disidratazione e che ha l’indubbio vantaggio di poter essere conservato a lungo e di essere più economico.
«L’allevamento e la produzione di latte finalizzato alla trasformazione – spiega Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara – non riveste sul nostro territorio la medesima importanza rispetto alle altre province emiliane, ma associazione riteniamo non si possa rimanere in silenzio di fronte a una tale decisione della Commissione Europea. Oggi viene messa in discussione la qualità dei formaggi italiani, domani potrebbe toccare ad altri prodotti dell’agroalimentare.
Si tratta peraltro di una scelta, proprio nell’anno di Expo, che sembra andare in una direzione completamente diversa rispetto all’esigenza di migliorare sempre più la qualità e salubrità dei prodotti agricoli, attraverso produzione sostenibile e rispetto dell’ecosistema.
E’ vero che la modifica della norma – che, come fa sapere anche il ministro Martina, non è automatica – non riguarda le produzioni DOP che continueranno ad essere prodotte attraverso i Disciplinari. E’ altrettanto vero che l’Ue non imporrà all’Italia di produrre formaggi senza latte ma chiede di dare ai produttori tale possibilità. Pensiamo però alle molte aziende che producono prodotti caseari, anche biologici, puntando sulla filiera corta e garantendo la provenienza del prodotto.
Queste aziende immettono sul mercato prodotti di alta qualità a un determinato prezzo e non potranno mai competere con quelle aziende che potranno scegliere, autorizzate dalla legge, di utilizzare derivati del latte di provenienza incerta e acquistati a basso costo.
L’utilizzo del latte in polvere e concentrato è, inoltre, una scelta ad alto impatto ambientale: prima bisogna trasformare il latte fresco in latte in polvere consumando energia, poi trasportarlo nelle aziende casearie e reidratarlo con acqua, un altro bene molto prezioso.
Come rappresentante delle aziende del mondo agricolo Cia Ferrara non ha solo una responsabilità nei confronti di chi produce ma anche di chi consuma i prodotti che arrivano, freschi o lavorati, sulle tavole.
Non possiamo dunque voltarci dall’altra parte nei confronti di un’indicazione europea che sembra voler scuotere le fondamenta della produzione casearia e abbassare gli standard qualitativi, non garantendo più le aziende e i consumatori.»
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