ECOLOGICAMENTE
Reti colabrodo, si disperde più di un terzo dell’acqua potabile
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La salvaguardia di una risorsa fondamentale come l’acqua impone comportamenti virtuosi che si riassumono fondamentalmente in due azioni: consumarne meno, ma soprattutto sprecarne meno. L’obiettivo impegna i cittadini come le istituzioni. Le perdite di rete, per esempio, sono un gravissimo problema. La riduzione di tali perdite deve essere una priorità. I dati rilevati sono drammatici: i bravi gestori si attestano sul 20% e i peggiori sul 60%. Sì avete capito bene; si butta la maggior parte dell’acqua potabile. La rete acquedottistica nazionale si dice in media abbia una perdita del 37% di acqua immessa e in un confronto europeo appare evidente come si tratti di una anomalia tutta italiana causata dalla scarsa manutenzione della rete e dai limitati interventi di sostituzione e di ammodernamento. Ci siamo ormai abituati a sentircelo dire.
Il tema delle perdite di rete ha però tante angolazioni che lo rendono complesso da affrontare. E’ comunque un tema critico perché si perde troppa acqua. Ci sono perdite per trasporto e per distribuzione, perdite e sfiori dai serbatoi, perdite dalle prese di utenza fino ai contatori, ma è lungo la rete che si avverte il problema maggiore.
Come sono messe le nostre reti? Spesso male. Per saper quanta acqua si perde bisognerebbe sapere quanta ce n’è e dunque come si misura la quantità d’acqua. Si deve parlare allora di contatori che spesso sono obsoleti, difettosi, critici. L’imprecisione dei contatori all’utenza in genere dipende dall’età dei contatori (e spesso sono molto vecchi, dunque malfunzionanti), dalla qualità dell’acqua, dal regime delle pressioni (è intuitivo che se aumenta la pressione le perdite aumentano) e naturalmente dall’andamento dei consumi. Con contatori affidabili e precisi si potrebbero ridurre le perdite apparenti e si potrebbero misurare e contabilizzare integralmente i consumi.
Nella maggior parte dei casi invece i gestori installano i contatori domestici e poi li sostituiscono solo quando si rompono, anche perché non ci sono ancora normative che richiedono la sostituzione periodica. In molti altri Paesi però i contatori vengono verificati e sostituiti con frequenza compresa tra i 5 ed i 10 anni. Il metodo prevalente utilizzato a livello nazionale, invece, parte dai dati tecnici (profilo di consumo dei clienti, errori di misura dei contatori alle diverse portate, ecc.) e dai dati economici (prezzo di vendita dell’acqua, costo di installazione del contatore, ecc.) consentendo così di definire un piano di cambio dei contatori per massimizzare il ritorno economico dell’investimento. Sostituire i contatori solo quando sono bloccati o considerevolmente vecchi o consumati (grandi volumi misurati) è una politica non economicamente sostenibile. Questa politica porta a errori significativi e in genere ad un inadeguato controllo dei consumi. L’errore di misura, comunque, comporta perdite economiche che ovviamente il gestore scarica sugli utenti (o forse pensavate che se ne facessero carico loro?).
Vanno poi fatte bene le letture. In molti casi si possono riscontrare errori; sono così sempre auspicabili adeguate procedure di controllo, di ispezione e di validazione che potrebbero risolvere molti di questi problemi. E si potrebbe anche arrivare un giorno alle teleletture, come già avviene per la energia elettrica e in modo minore per il gas. Ci sono poi le connessioni illegali, le manomissioni, i furti, le case abusive, le evasioni, ma questo è un altro problema.
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Andrea Cirelli
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