da: Liceo Artistico Dosso Dossi Ferrara
Si inaugura sabato 9 maggio alle ore 17 presso la sala esposizioni del Liceo Artistico “Dosso Dossi” di Ferrara, in via Bersaglieri del Po, 25 la mostra retrospettiva dell’artista centese Bruno Vidoni (1930-2001). OCCHI, NUDI E IMMENSI.
La mostra, curata da Greta Gadda, Emiliano Rinaldi e Roberto Roda partecipa alle iniziative del ciclo VIDONIANA 2015, attraverso cui saranno erogate due borse di studio a studenti meritevoli del Liceo Artistico “Dosso Dossi”, per onorare la memoria e la conoscenza dell’artista centese che del “Dosso” fu studente.
BRUNO VIDONI è entrato nella storia della fotografia italiana grazie ad alcune provocatorie e straordinarie produzioni d’immagini e soprattutto grazie ad alcuni falsi foto-reportage bellici realizzati negli anni settanta del Novecento.
Non solo fotografo ma pittore, incisore, scrittore, poeta, e persino attento cultore della ricerca etno-storica, Vidoni è stato, nel panorama della cultura ferrarese e dell’Arte italiana della seconda metà del Novecento, una presenza attivissima, irriverente, lucida e di complesso vigore intellettuale. Artista poliedrico, Bruno Vidoni ha utilizzato e mescolare tecniche, generi e discipline differenti.
Nato a Cento nel 1930, iniziò la sua formazione presso l’istituto d’arte “Dosso Dossi” di Ferrara per trasferirsi poi all’istituto d’arte di Modena, ove conseguì il diploma. Nel 1956 approdò all’insegnamento di materie artistiche nelle scuole medie, ove rimase in servizio sino al 1982. Si è spento, prematuramente, per un male incurabile nel 2001.
Dal 2011, il Comune di Cento e il Centro Etnografico del Comune di Ferrara (di cui Bruno fu assiduo collaboratore) sono impegnati nella valorizzazione della vasta e complessa produzione artistica e intellettuale vidoniana.
LA MOSTRA OCCHI, NUDI E IMMENSI nasce da una recente azione di ricognizione e riordino dell’archivio di Casa Vidoni a Cento. La ricognizione ha fatto riemergere opere inedite (dipinti, disegni, incisioni, poesie disegnate) e permesso di approfondire alcuni aspetti particolari della poetica vidoniana. La mostra nella sala del “Dosso” permette di scoprire e analizzare un sentire figurativo che, pur attingendo a modelli non univoci, determina una costante quasi ossessiva: le figure del pittore centese presentano di solito un voluto ipertrofismo oculare. La mostra svela che Bruno Vidoni amava i grandi occhi della pittura bizantina e li ha innestati in una visionarietà di tipo surreale, ma era attratto anche dagli occhi perturbanti delle bambole e da quelli, irriverenti e caricaturali, dei cartoon.
Per oltre 30 anni Vidoni ha composto ossessivamente figure con “grandi occhi”. Oggi che i media esaltano gli occhioni della Lowbrow Art ( Caesar, Ryden, Christian) e grazie a Tim Burton, riscoprono i Big Eyes della pittrice statunitense Margaret Keane, non pare inopportuno ricordare un artista italiano che ha posto l’occhio al centro di una poetica personalissima e complessa.
La mostra OCCHI, NUDI E IMMENSI, è articolata con una logica “tassonomica”, individuando le diverse tipologie dei big eyes vidoniani e spiegando quasi didatticamente, le fonti d’ispirazione e i processi creativi dell’artista centese.
Chi ha ammirato il Vidoni provocatore e burlone, quello dei falsi reportage fotografici, il creatore dell’universo immaginario di Santa Bladina (una santa, un intero paese, un gustoso patrimonio narrativo-devozionale), chi ha scoperto in lui l’alter ego di Romolo Fabbj, mai nato pittore futurista del Ventennio, troverà in questa mostra un artista tutto differente, meno scanzonato, proiettato soprattutto nel mondo della fantasia, nella dimensione onirica, ove l’ammirazione per narratori immaginifici come Lovecraft o Buzzati o quella per pittori magicamente erotici come Labisse, non è mai citazione, ma dialogo intertestuale; come scrive il critico Giovanni Guerzoni nel catalogo della mostra, ricreazione nel doppio significato di ri-creare (partendo da un esistente condiviso) e di passatempo giocoso, di esperienza ludica.
Ludica, eppur di serissimo impegno.
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