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zona-doro-camminataIn via Medini, poco fuori dalle mura cittadine e nel bel mezzo della zona Doro (ai confini del quartiere ferrarese di Barco), svetta, imponente ed esteso, il complesso di edifici gestito dalla cooperativa di abitanti a proprietà indivisa “Il Castello”: più di 300 nuclei famigliari dei quali la stragrande maggioranza composti da anziani, diverse attività commerciali, scuole, un bar, una parrocchia, sedi e sportelli di svariate associazioni e cooperative, un parco e sentieri alberati perfetti per passeggiate estive. Così è come si presenta il rione, bello, attrezzato e curato. Ma come spesso accade, guardando più in profondità e dietro le apparenze, si ricava la sensazione che aree come questa rischino l’effetto isolamento.

Logo del progetto Porte A.per.Te
Logo del progetto Porte A.per.Te

Proprio per prevenire questo rischio è nato Porte A.Per.Te, un progetto per lo stimolo alla coesione sociale nato nell’ambito di Community Lab, un percorso di partecipazione regionale che fa dei cittadini il motore per la ricerca di nuove politiche locali. Il progetto mira a definire proposte di coinvolgimento e iniziative volte a favorire la coesione sociale, tracciare quella che è la longeva storia del quartiere e studiare come tale territorio sia evoluto nel tempo. Porte A.Per.Te è gestito dal Servizio politiche sociali del Comune di Ferrara, azienda Usl, Asp servizi alla Persona, cooperative e associazioni ben integrate nel territorio e cittadini attivi.

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Preparazione alla camminata

Martedì scorso è stata organizzata proprio in via Medini una camminata di quartiere, l’occasione per dare il via concretamente al progetto e presentarsi fisicamente sul campo. L’obiettivo della giornata è stato incontrare quanta più gente del quartiere possibile, dai residenti ai commercianti, dalle scuole alla parrocchia, in maniera tale da ascoltare le voci di chi il quartiere lo vive e capire quali sono i bisogni reali, oltre che per analizzare le diverse modalità volte a cercare di facilitare le relazioni e le reti sociali all’interno del quartiere stesso.
Dopo la mattinata dedicata all’incontro con le scuole e a una tavola rotonda tra gli organizzatori e i facilitatori per discutere del progetto, nel primo pomeriggio è stata la volta dell’incontro con i capiscala degli edifici del quartiere; dalla chiacchierata con uno di questi ultimi (che grazie al loro ruolo possiedono una visione a 360° di quello che accade nella zona), componente inoltre del comitato di gestione della cooperativa di residenti, è emerso che “nonostante siano residenti qua più di trecento nuclei famigliari, in tanti anni non si sono mai sollevati particolari problemi, anche perché bene o male tra noi ci conosciamo tutti. Il mio compito è controllare che tutto vada per il meglio all’interno della cooperativa, esistono regolamenti di condominio da rispettare e, nonostante qualche piccolo ed inevitabile malinteso, tutto sommato siamo sempre andati tutti d’accordo”.
Un altro caposcala, Filippo, racconta che “nel tempo l’organizzazione all’interno del quartiere è sempre stata molto buona. Io stesso mi sono avvicinato da molto tempo alla cooperativa Camelot (che proprio tra questi edifici possiede uno sportello) per contribuire a fare qualcosa, e da qualche anno proprio in quella sede abbiamo creato un gruppo per insegnare agli anziani ad utilizzare il computer”.
Entrambi i capiscala ricordano inoltre come è andato trasformandosi nel tempo questo luogo: la maggior parte delle famiglie sono le stesse che per prime si sono insediate negli appartamenti, quando erano più giovani e con tanti figli che, ovviamente, favorivano aggregazione e partecipazione. Oggi, nel pensiero di entrambi, si considera inevitabile che questo spirito sia venuto meno, che ci siano meno interessi condivisi e minori occasioni di collaborare rispetto al passato. E proprio per questo emerge la solitudine di tanti anziani e il loro bisogno di incontrarsi e stare insieme.

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Interviste ai residenti

Terminata questa fase, ha avuto inizio la camminata di quartiere vera e propria. Organizzatori e facilitatori, divisi in gruppi, hanno incominciato a sparpagliarsi per le vie della zona e incontrare gli abitanti per scambiare qualche parola e farsi raccontare la storia ed il legame di ognuno con il quartiere. Le interviste raccolte hanno aiutato a delineare ulteriormente la situazione di via Medini che, per quanto emerso, risulta essere tranquilla e vivibile ma pecca di punti di ritrovo. Tra i residenti ascoltati, per esempio, Cristina afferma di essere “tra i molti che questo quartiere lo hanno visto nascere. Oggi vive qua anche mia figlia nonostante i prezzi d’ingresso si siano alzati rispetto a quelli più abbordabili di un tempo, conseguenza dei tempi che sono cambiati notevolmente. In tutti questi anni – continua – la cooperativa sta cercando di fare il possibile per creare qualcosa di nuovo; io da parte mia ho partecipato ad alcune iniziative come il corso d’inglese, ma le mie attività e i miei hobby sono all’esterno del quartiere, anche perché qua l’unico punto di ritrovo è ‘il covo’, il bar nel quale ogni tanto ci fermiamo a fare due chiacchiere. Ciò che oggi viene a mancare rispetto ad un tempo è la nostra partecipazione, conseguenza sicuramente dell’età che avanza tra noi residenti”.

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Scorcio del quartiere

Oltre ai pochi punti di ritrovo e alla quasi totalità di anziani presenti nel quartiere, un altro tema affrontato è stato quello degli immigrati che, come ha spiegato Maria, altra residente, “all’interno degli stabili di via Medini sono pochi e li conosciamo appena, mentre subito fuori dal quartiere le famiglie straniere sono molte, in maggioranza pakistane e ben integrate con i figli regolarmente iscritti alle scuole”. Anche Maria conferma che nel tempo il quartiere è andato evolvendosi in meglio con la costruzione di nuove cose, anche se tuttavia “stiamo invecchiando un po’ tutti: non ci sono tanti giovani soprattutto perché i giovani qua eravamo noi vecchi di oggi, e nonostante tutto quei pochissimi ragazzi residenti tra noi sono molto cordiali e gentili”.

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Un momento finale della passeggiata

Un problema anche di costi quindi, non tanto per quanto riguarda il canone mensile ma piuttosto per l’anticipo sull’immobile che, unitamente alla difficile situazione economica nella quale siamo ormai da tempo immersi, non facilita l’ingresso nel quartiere soprattutto alle coppie più giovani, come precisa un’altra signora accorsa alla camminata: “non viviamo nel lusso ma abbiamo tutto quello di cui necessitiamo, gli appartamenti sono belli e confortevoli, non ci manca niente, tuttavia anche per venire a vivere qua e soprattutto per entrare nella cooperativa al giorno d’oggi è obbligatorio fare dei sacrifici economici, i costi di affitto e gestione sono nella media ma purtroppo non più tutti possono permetterseli. Noi residenti anziani – afferma – tutto sommato siamo coperti da quasi tutte le necessità, e quando usciamo facciamo le solite cose. Uno dei punti più problematici per alcuni credo sia la lunga distanza per raggiungere i supermercati e i pochi luoghi fisici dove poterci trovare tutti assieme”.

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La locandina dei prossimi eventi

Raccolte le interviste dei residenti, l’equipe del progetto si è infine riunita per condividere i dati raccolti e confrontarsi dopo aver tracciato un quadro maggiormente esaustivo di quale sia la situazione nella zona. Tutte queste informazioni saranno la base attorno alla quale creare il piano d’azione da attuare a partire da maggio; sabato 16 maggio sarà infatti l’occasione per il successivo appuntamento proposto da Porte A.Per.Te, ovverosia una festa nel quartiere ma aperta a tutta la cittadinanza ferrarese dove, oltre a condividere la proposta pubblica, saranno proposti musica, letture, teatro, stand con la storia del quartiere e banchetti nei quali i soggetti collaboratori dell’iniziativa (come la Cooperativa Camelot, Teatro Nucleo, Associazione casa e lavoro) si presenteranno, unitamente ai cittadini dei condomini a proprietà indivisa e a tutti i cittadini attivi.

Ancora una volta Ferrara si fa quindi promotrice di iniziative che mettono cittadini e territorio al centro, progetti nobili con l’unico scopo di esaltare il fondamentale concetto di partecipazione, unica arma in nostro possesso per contrastare situazioni di immobilismo, solitudine e degrado che, soprattutto in luoghi periferici proprio come la zona Doro, sono rischi sempre dietro l’angolo.

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Andrea Vincenzi

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