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da: Animal Defenders, Difesa e Liberazione Animale

Martedì 28 Aprile, in occasione del terzo anniversario dal giorno in cui una decina di attivisti fece irruzione all’interno di Green Hill liberando 61 dei 2700 beagle prigionieri dell’allevamento, Animal Defenders ha organizzato a Ferrara presso il Polo Chimico Biomedico dell’Università, una veglia notturna per chiedere nuovamente la liberazione dei macachi e degli altri animali stabulati al suo interno. Hanno aderito all’iniziativa diverse associazioni del territorio (Lav Ferrara, Enpa Ferrara, Oipa Ferrara, Animal Liberation, Lega del Cane di Ferrara, A Mici del Delta, Associazione Zoe, Avedev, A Coda Alta, Animal Amnesty, Aee Onlus), nonché numerosi volontari e cittadini.

Nonostante quasi due anni di campagna, la cui ultima azione ha visto gli attivisti di Animal Defenders compiere lo scorso 24 Aprile un triplo flash mob (presso il Polo Chimico Biomedico dell’Università, la sede del Rettore e il Palazzo Municipale), l’Università di Ferrara ha recentemente dichiarato alla stampa locale che l’impiego dei macachi nei laboratori dell’Ateneo continuerà e che gli animali non verranno liberati. Viene affermato inoltre che gli animali godono di uno stato di benessere che non dovrebbe destare preoccupazioni.

A seguito di queste dichiarazioni viene spontaneo rendere noto in che cosa consista la tipologia di ricerca che viene effettuata sui macachi all’interno dello stabulario Unife.

La fase sperimentale vera e propria della ricerca è preceduta da interventi chirurgici che consistono nell’apertura del cranio con perforazione delle meningi e della corteccia cerebrale, per impiantare elettrodi nonché una camera di registrazione e un sistema di fissaggio della testa al fine di tenerla immobile.

A seguito dell’intervento chirurgico, il macaco viene messo in isolamento, tenuto in osservazione e  gli vengono somministrati antibiotici e analgesici per evitare infezioni derivanti dalla presenza di corpi estranei e dall’esposizione del tessuto cerebrale.
Quando l’animale dimostra di avere superato l’operazione , comincia l’esperimento vero e proprio che è frutto di una fase preliminare della ricerca che prende il nome di condizionamento.
Il  condizionamento consiste in un vero e proprio addestramento in cui i macachi vengono progressivamente abituati alla presenza umana per essere resi docili e collaborativi. Il ricercatore conquista la fiducia dell’animale nutrendolo e giocando con lui ma solo per creare quel clima familiare che non consente all’animale di ribellarsi a ciò a cui viene sottoposto.
Al termine delle procedure sperimentali gli animali vengono sempre e comunque soppressi, o come si dice in ambito scientifico “sacrificati”, con dose letale di barbiturici o di Tanax, perché irrecuperabili.

Alla luce di questi fatti, sono numerose le domande che ci poniamo.
In primo luogo, ci chiediamo come sia possibile sostenere che questi animali vivano in  una condizione di benessere che non comporti né dolore fisico, né angoscia. Se si trattasse di esperimenti non dolorosi non sarebbe necessario il ricorso ad anestesia generale e ad analgesia protratta per vari giorni dopo l’operazione chirurgica.
Già a partire dalla stabulazione stessa, i livelli di ansia e stress non possono che essere notevoli ed evidenti. I macachi sono primati non umani, animali altamente gregari che necessitano della vita in comunità e in gruppi familiari, condizione che in laboratorio viene loro negata poiché ogni individuo viene segregato all’interno di gabbie singole di dimensioni inferiori a 1 m3.

Inoltre, perché ricorrere a metodi così invasivi e cruenti quando è possibile lo studio diretto del cervello umano con metodi totalmente precisi e indolori quali la risonanza magnetica che è in grado di fornire immagini neuroanatomiche altamente definite?
Non si può ignorare che il cervello di una scimmia NON è il cervello di un uomo, diversa è l’estensione della corteccia cerebrale nonché la localizzazione delle aree sensitive e motorie.
Urge pertanto che la ricerca basata sul modello animale venga messa da parte in favore di una ricerca a RILEVANZA UMANA.

Con la veglia di Martedì 28 Aprile, si vuole fare luce su quello che avviene all’interno dei laboratori dell’Università di Ferrara, ma anche fare luce sulle coscienze di chi ha l’autorità per porre fine a tutto questo.
Questo comunicato si presenta come una rinnovata richiesta rivolta al Magnifico Rettore dell’Università di Ferrara e all’ Egregio Signor Sindaco di compiere un atto di civiltà, analogamente a quanto è successo a Modena ove lo scorso 15 Aprile 2015 l’Ateneo e il Comune hanno firmato un protocollo che stabilisce la fine degli esperimenti sui sedici macachi stabulati all’interno di Unimore e l’imminente liberazione degli stessi.
Si richiede pertanto la liberazione dei macachi detenuti presso il Polo Chimico Biomedico Unife e il loro affidamento ad associazioni no-profit che si occuperanno a loro spese della loro riabilitazione e del recupero dai traumi derivanti dalla segregazione e dalla sperimentazione.

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