Banca Etica non accetterà denaro proveniente da procedure di “voluntary disclosure”
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da: Banca popolare Etica
Il Consiglio di Amministrazione di Banca popolare Etica ha stabilito che la banca non acquisirà nuovi clienti nell’ipotesi in cui la provvista sottesa all’apertura di un rapporto e/o all’esecuzione di un’operazione risulti costituita da fondi oggetto di procedure di collaborazione volontaria (come la c.d. “voluntary disclosure” di cui al D.L. n. 4/2014 o alla Legge n. 186/2014) o di altre fattispecie equiparabili, volte alla regolarizzazione da parte del contribuente dei capitali detenuti all’estero e non dichiarati.
Per i clienti già acquisiti, gli operatori sono chiamati a prestare la massima attenzione ai casi in cui rilevino che la provvista sottesa all’esecuzione di un’operazione è costituita da fondi oggetto di procedure di collaborazione volontaria, applicando in tali fattispecie misure rafforzate di adeguata verifica.
“Sin dalla sua nascita, 16 anni fa, Banca Etica si è sempre astenuta dall’acquisire nuovi clienti e dal rafforzare i volumi della raccolta cavalcando i diversi “scudi fiscali” approvati dai Governi in carica, di volta in volta con procedure più o meno ammiccanti nei confronti degli evasori fiscali. Riconosciamo che la legge n.186 approvata lo scorso 15 dicembre e contenente le misure per la così detta “voluntary disclosure”, vale a dire la collaborazione volontaria per l’emersione e il rientro di capitali detenuti all’estero, non si configura come un vero e proprio scudo fiscale, ma abbiamo reputato coerente con la mission di Banca Etica e il suo impegno per un uso responsabile e trasparente del denaro la scelta di non accogliere nemmeno in questo caso i capitali che rientreranno in Italia dopo un tentativo di occultamento all’estero”, spiega Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica.
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