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Uno dei principali aspetti che è necessario tenere in considerazione quando si parla di servizio di erogazione dell’acqua è la qualità del prodotto che viene distribuito agli utenti, cioè la qualità dell’acqua. Gli enti gestori del servizio idrico, nell’ambito del rispetto del principio di trasparenza, hanno l’obbligo di rendere pubblici i principali valori caratteristici (durezza, residuo fisso, concentrazione di ioni di idrogeno, ecc.) relativi all’acqua erogata. Questi valori costituiscono indicatori oggettivi della qualità dell’acqua fornita, ma non bisogna dare per scontato che a una buona qualità oggettiva dell’acqua corrisponda sempre una altrettanto buona qualità percepita della stessa da parte del cittadino-utente fruitore del servizio. Forse è anche per questo che troppe persone preferiscono l’acqua minerale.
Se si considera l’opinione espressa dalle sole utenze domestiche, a livello regionale si può rilevare una discreta e generale soddisfazione per la qualità dell’acqua che esce dai rubinetti di casa.
Elementi informativi dello stesso taglio si ritiene avvengano dalla analisi del “non domestico” ovvero del mondo del lavoro. L’acqua che esce dai rubinetti riveste un ruolo significativamente importante per quanti svolgono un’attività legata alla gestione di ristoranti/trattorie/pizzerie, bar/caffè, forni/pasticcerie, nelle industrie di produzione alimentare e nei negozi di ortofrutta.
Con riferimento alle utenze domestiche, l’analisi dei fattori di soddisfazione/insoddisfazione della qualità dell’acqua che si possono considerare per definire un’acqua di buona qualità sono:
– la durezza, intesa in termini di presenza o assenza di calcare;
– il sapore, l’odore e il colore dell’acqua globalmente intesi, ossia quei fattori che concorrono a qualificare l’acqua come bevanda.
Un indicatore della qualità dell’acqua, che merita una trattazione a sé stante, riguarda infatti la bontà dell’acqua come bevanda. L’indicazione dei parametri di qualità dell’acqua distribuita sono relativi a:
– parametri organolettici e chimico fisici (pH, residuo fisso a 180° , durezza totale);
– principali sostanze indesiderabili (ammoniaca, nitrati, nitriti, ossidabilità Kubel);
– principali sostanze disciolte (cloruri).
Per quanto attiene in particolare la qualità dell’acqua si ritiene che i gestori debbano individuare idonee modalita’ di comunicazione per l’acqua erogata ai vigenti standard di legge; in particolare, si ritiene si debbano impegnare a fornire i valori caratteristici indicativi dei principali parametri relativi all’acqua distribuita, tra cui :
– durezza totale in gradi idrotimetrici (_F) ovvero in mg/l di Ca;
– concentrazione ioni idrogeno in unita e decimi di pH;
– residuo fisso a 180 _C in mg/l;
– nitrati in mg/l di NO in base 3 e nitriti in mg/l di NO in base 2;
– ammoniaca in mg/l di NH in base 4;
– fluoro in micron/l di F e cloruri in mg/l di Cl

Il tema critico non è solo la qualità dell’acqua all’uscita dell’impianto, su cui comunque è utile divulgare le conoscenze di base riguardanti le caratteristiche qualitative dell’acqua di rete per uso domestico grazie alla intensa e qualificata attività degli organi di controllo in materia (Sanità, Aziende Usl, Arpa e Ato), ma si ritiene che si possa anche avviare una maggiore informazione sulla distribuzione, segnalando la differenza tra qualità alla fonte e qualità finale dopo la distribuzione. Più in generale si ritiene anche che si possa iniziare a parlare delle criticità di alcuni depuratori, purificatori, addolcitori, membrana osmotica, filtri composito e meccanici che sono sicuramente strumenti utili per il miglioramento della qualità dell’acqua se ben curati, ma che se non gestiti con una precisa manutenzione, possono essere causa di aumento quantità batterica, di riduzione cloro, di modifica della organoletticità, o comunque possono non essere non sempre funzionali.
Serve dunque un ulteriore sforzo di trasparenza e di corretta informazione e di miglioramento degli strumenti informativi. Non basta dunque assicurare la corrispondenza dell’acqua erogata ai vigenti standard di legge, serve un maggiore impegno verso altri impegni quali, ad esempio, la realizzazione del Manuale della qualità, la certificazione di prodotto e di servizio, e magari la carta d’identità (con etichetta). In questa regione sicuramente abbiamo buoni elementi di eccellenza, ma non ci si deve fermare e anzi dobbiamo rafforzare la consapevolezza che siamo ancora in ritardo sulla cultura dell’acqua: sui consumi, sul suo valore e soprattutto sulla volontà di berla.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it