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Protagonista – giovanissimo – negli anni Ottanta e Novanta con la rivista “Poeticamente”, diretta da Lamberto Donegà ed Emanuela Calura. Claudio Strano, originario di Roma, poi a Ferrara, giornalista professionista (L’Unità, Resto del Carlino, successivamente e attualmente per la rivista mensile dei soci Coop, Consumatori), dopo un certo silenzio, è ritornato sulla scena letteraria con il raffinato e futuribile “Racconti di leggero astigmatismo” (Tosi editore, 2001).
Dopo la rivista e la silloge “Borborigmi” (1986), in pura cifra sperimentale e pulsionale, e anche nell’ultimo numero antologico “Elettriche Poesie” dedicato al 40° anniversario di Corrado Govoni (Librit edizioni, 1995), l’autore presentò diversi racconti con la consueta penna d’insolita fattura: come narratore e in prosa, Strano espande i propri input modernisti e neoavanguardisti con una sorta di recupero del Calvino appunto più futuribile, all’europea: futurale nello specifico con esiti di parola leggerissima nella sua dinamica non statica, come molta scrittura neoaccademica, ma quasi immateriale, oleografica. E con sguardi neoeuropei, sullo sfondo, infatti, ricorrenti della Mitteleuropa classica dopo la caduta del Muro di Berlino.
Questo lo Strano narratore che in tale veste ha esordito in lingua francese sempre nei primi anni Novanta sulla rivista parigina “La Révolte des Chutes”, diretta dal poeta neosurrealista Marc Kober. Focus narrativo poi amplificato, certa parola europea squisitamente letteraria – nel successivo “La giacca di Gundel” (Lulu edizioni, 2012) romanzo, sempre ben modulato nel linguaggio lievemente e deliziosamente ricercato, con tracce s-oggettive persuasive e mai forzate (per l’occasione intervistato sul Resto del Carlino da Stefano Lolli).
Infine, recentemente, Strano ha sperimentato, con nuovi borborigmi singolari, la letteratura per l’infanzia con un originale, a metà quasi tra echi alla Rodari e certo cuore bambino spaziale alla Bradbury, per fanciulli da zero a 120 anni, “Il Papadoro” (sempre Lulu, 2014), illustrazioni di Chiara Barbaro, già brillantemente presentato a Ferrara: “Il Papadoro non è un encomio o un manifesto programmatico, non è nemmeno un uccello esotico o di allevamento per quanto gli rassomigli nella fertile immaginazione di Chiara Barbaro. Il Papadoro (come nell’omonimo racconto) è ciò che ogni padre vorrebbe essere in cuor suo prima di ritrovarsi, sotto Natale, confuso – nello stupendo linguaggio infantile – con un dolce tradizionale e banalissimo: il pandoro. O, se gli va peggio, di sentirsi cotto e cucinato come un tacchino dalla irresistibile voglia di giocare di un bambino piccolo, rimasto a casa da scuola, in attesa che arrivi “finalmente” Babbo Natale. Con la televisione rotta e la mamma fuori casa da molto tempo ormai. In una serie di instant stories create per “bimbi” da 0 a 120 anni, tutto il piacere di ricamare trame partendo dalla realtà, sfuggendo così alla tirannia di streghe, orchi e supereroi, per riscoprire il gusto della fantasia.”

La recensione de “Il papadoro” di Riccarda Dalbuoni su Ferraraitalia [vedi]

* da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Editon-La Carmelina ebook 2012 [vedi]

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Roby Guerra

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