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da: ufficio Portavoce del Sindaco di Ferrara 

 

Il Sindaco evidenzia come  alcuni fatti che l’interpellante Vitali assume come veri siano al contrario del tutto inventati, nonostante gli statuti della Fondazione e della CA.RI.FE. spa siano disponibili sul web, e che quindi l’interpellante avrebbe potuto facilmente verificare l’attendibilità di talune affermazioni. Quindi, contrariamente a quanto asserito:

 

  1. tra i soci della Fondazione non c’è il Comune di Ferrara, sono soci solo persone fisiche;

 

  1. il Comune di Ferrara non detiene alcuna azione CA.RI.FE. spa;

 

  1. su 52 membri dell’organo di indirizzo della Fondazione, il Comune indica due nominativi (tra i quali un esperto di sanità). I due componenti suddetti non rivestono peraltro alcun ruolo di rappresentanza del Comune in seno all’organo di indirizzo;

 

  1. il Sindaco di Ferrara non ha mai “invitato all’acquisto di azioni CA.RI.FE. spa” e si riserva personale azione di tutela nei confronti di chi per ignoranza ovvero superficialità intendesse attribuirgli condotta di “sollecitazione al pubblico risparmio” in violazione dell’art. 94 Testo Unico sulla intermediazione finanziaria;

 

  1. tra il Comune di Ferrara e CA.RI.FE. spa è in essere un contratto di tesoreria, e non una convenzione. Tale contratto è stato sottoscritto ad esito di gara ad evidenza pubblica, come previsto dalla legge;

 

6.   in nessun caso, né il suddetto contratto di tesoreria, né la indicazione di due membri sui 52 dell’organo di indirizzo della Fondazione, abilitano o legittimano il Comune ad ottenere – nella ipotesi di “mala gestio” della Banca – informazioni dirette da parte degli Organi inquirenti, né da parte di quelli di ispezione e controllo (Banca d’Italia). Pertanto al Comune sono note le stesse notizie che di volta in volta sono state fornite durante le assemblee di CA.RI.FE. spa e della Fondazione e riportate dalla stampa.

 

 

Il Sindaco dopo aver premesso come l’interpellanza sia errata nei presupposti osserva che  :

 

–          in primo luogo l’Amministrazione Comunale e per essa il Sindaco NON PUO’ PER LEGGE svolgere alcun ruolo diretto nella gestione della vicenda legata al commissariamento né tanto meno “intermediare” presso imprese private finanziarie soluzioni che impegnino l’Ente. Si tratta di una procedura di Amministrazione Straordinaria governata con decreto n. 151 del 27/02/2013 della Banca d’Italia;

 

–          in secondo luogo il Sindaco fino ad oggi ha incontrato i Commissari, gli Organi della Fondazione e le Organizzazioni Sindacali ricevendo e trasferendo le informazioni ricevute, tutte dirette ad assicurare il positivo esito del mandato che l’Istituto di Vigilanza ha conferito ai commissari i quali, tuttavia, non hanno mai potuto derogare all’obbligo di riservatezza impostogli.

Tale mandato agli organi straordinari – che operano sotto la supervisione della Banca d’Italia – è finalizzato a “garantire la regolarizzazione dell’attività aziendale e la piena tutela dei diritti dei depositanti e dei creditori sociali”; pertanto, allo stato dei fatti, le conclusioni cui giunge l’ex vice direttore generale della Banca, estensore della lettera citata nella narrativa dell’interpellanza, contrastano con il contenuto del mandato assegnato agli O.S. e risultano del tutto opinabili;

 

–          in particolare: se è vero che la liquidazione coatta è uno degli ipotetici approdi normativi, non sfugge neppure ai più sprovveduti che in questi mesi l’azione coordinata della Fondazione con il pieno sostegno dell’Amministrazione Comunale è risultata diretta ad indurre i commissari ad aderire a tutte le manifestazioni di interesse che si sono affacciate. Le dichiarazioni pubbliche del Sindaco in proposito sono state numerose e chiarissime.

Solo una pluralità di manifestazioni di interesse, infatti, offre la maggiore garanzia di una equa valutazione del patrimonio dell’Istituto e quindi del capitale sociale detenuto dalla Fondazione e dai risparmiatori chiamati, in ogni caso, a registrare una forte perdita sull’investimento a rischio di azioni non quotate.

Va anche detto che il Sindaco ha incontrato il Presidente dell’ABI, parlamentari esponenti di governo e tutti coloro che hanno palesato nei mesi scorsi un qualche interesse (Banca Popolare di Vicenza e Caricento), chiedendo di essere messo a parte dei progetti industriali.

Inoltre ha inteso difendere come patrimonio della città le collezioni d’arte in proprietà della Banca – oggi in parte in comodato presso musei civici e pinacoteca nazionale – con lettera del 26/08/2014, in merito alla quale non risultano ad oggi altri interventi.

Fa specie e sorprende leggere nella interpellanza una assimilazione sul ponte di comando dell’Istituto tra i Sindaci e la assemblea dei soci della Fondazione, quando risulterebbe assai facile dimostrare come negli ultimi quindici anni almeno, la struttura associativa dello Statuto della Fondazione, al di là dei rapporti personali, è stata soprattutto e fondamentalmente rivolta a difendere la Fondazione e la Banca da intromissioni, ingerenze ed influenze delle istituzioni locali che, dopo la positiva esperienza dell’avv. Carletti, non hanno mai più espresso neppure un consigliere di amministrazione della Banca.

Se positivo ed importante è stato dunque il ruolo di promozione culturale e sociale della Fondazione, con interventi di grande valore, ribadito che – dopo la riforma Amato – i Sindaci non hanno avuto alcun ruolo, di nessun genere, neppure indiretto, nella gestione dell’Istituto di credito. Di tale distacco tra l’Istituto di credito e le Istituzioni locali non mi risulta che in CA.RI.FE. si sia mai lamentato nessuno, neppure il Bonora che oggi lamenta il rischio del silenzio sul caso.

Va anche detto al Bonora che non sempre “picchiare i pugni sul tavolo” va declinato con roboanti dichiarazioni alla stampa, sbandierate di circostanza ed incatenamenti allo scalone.

La vicenda complessiva del commissariamento appare infatti poco comprensibile alla luce del ruolo avuto dalla Banca d’Italia negli ultimi sei anni pre-commissariamento ed in particolar modo nella autorizzazione all’ultimo aumento di capitale sociale. Così come anche nella gestione di questi mesi non tutto appare completamente convincente; proprio per questo, per evitare che picchiare i pugni sul tavolo rischi di mandare in frantumi il medesimo (a danno dei dipendenti e dei risparmiatori), preferiamo agitare motivazioni e perplessità ed avanzare proposte su quei tavoli che sono chiamati ad assumere valutazioni responsabili e coerenti.

Certo, c’è il rischio di passare per distratti, ma se volevamo avere folle osannanti era meglio fare la rockstar e non il sindaco!

In terzo luogo l’interpellante dimentica, nel sollecitare azioni di tutela dei risparmiatori da parte del Comune, che la magistratura ha avviato in sede penale giudizi di accertamento delle responsabilità individuali e che anche alcuni risparmiatori, come è loro diritto, hanno avviato azioni, mentre appare evidente il difetto di legittimazione attiva del Comune, non socio, per cui la richiesta del M5S, se accolta, comporterebbe non solo e non tanto una sconfitta processuale quanto l’inutile dispendio di denaro pubblico dei cittadini ferraresi.

Da ultimo non vi è ragione, né politica, né istituzionale che debba indurre il Sindaco a replicare necessariamente ad una invettiva contro il “Sistema” da parte dell’ex Vicedirettore che dice peraltro cose vere solo in parte e, come tutti, “quando i buoi sono scappati”.

L’Amministrazione non ha nulla da difendere nella vicenda; più proficuo, intelligente ed importante appare invece il contatto strettissimo con la Fondazione che, da sola, e con l’impegno del suo Presidente Riccardo Maiarelli, tiene le fila – nell’interesse di azionisti e dipendenti – di una trattativa difficilissima, in un contesto economico ben noto, muovendosi tra i commissari, il MEF e la Banca d’Italia.

Le forze politiche sono chiamate a confrontarsi con l’oggi della situazione; non serve inventarsi un ruolo di vendicatori postumi, che la legge ci nega e che induce a commiserazione più che a responsabilità.

 

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