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La crescita dei consumi, lo sviluppo economico e sociale, il modificarsi della composizione dei nuclei famigliari, sempre più frequentemente costituiti da uno o due componenti, il frazionamento dei pasti e la diffusione del commercio moderno sono tutti fattori che comportano una crescita degli imballaggi circolanti.
Si stima che l’industria dell’imballaggio a livello mondiale genera un fatturato di circa 800 miliardi di dollari e soprattutto che l’Italia si collochi tra i primi dieci produttori mondiali di packaging. Si tratta dunque di un settore produttivo certamente importante dal punto di vista economico, ma sotto il profilo ambientale desta molte preoccupazioni.

Queste generali premesse servono a sottolineare come prioritariamente siano fondamentali questi principi:
 incrementare i livelli di raccolta differenziata;
 analizzare i costi di gestione dei rifiuti di imballaggi;
 mappare i flussi di rifiuti di imballaggi e ottimizzare le modalità di raccolta al fine di promuovere la riduzione degli scarti;
 sostenere e promuovere iniziative al fine di favorire: la prevenzione nella produzione dei rifiuti e il mercato dei materiali e dei prodotti recuperati dai rifiuti;
 attivare campagne di comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini sui risultati di raccolta e recupero/riciclaggio degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio.

Le normative indicano strategie finalizzate non solo al recupero e al riciclaggio, ma anche alla prevenzione intesa sia in termini di riduzione della quantità immessa al consumo, sia di miglioramento della compatibilità ambientale degli imballaggi e per questo gli enti delegati alla programmazione sono invitati ad inserire, nei loro piani per la gestione dei rifiuti, un apposito capitolo dedicato agli imballaggi e le pubbliche amministrazioni a promuovere una serie di strumenti quali analisi dei cicli di vita dei prodotti, ecobilanci, campagne informative ed ogni altra iniziativa utile alla promozione della prevenzione/riduzione della produzione di imballaggi.

Una domanda infatti sorge spontanea: siamo consapevoli di quanti imballaggi ci portiamo a casa quando facciamo la spesa? Cosa si può fare per ridurne il quantitativo?
Ogni singolo cittadino ha un ruolo chiave fondamentale perché senza la sua collaborazione non si spezza la perversa produzione dei consumi inutili. Certo però serve un impegno generale a partire da chi progetta gli imballaggi (spesso per vendere e non per rispettare l’ambiente), a chi produce, a chi distribuisce, a chi vende.

La prevenzione negli imballaggi è tema molto importante a cui non si può solo dare delega al Conai, referente per legge del tema. In proposto è stata presentata di recente la quarta edizione dell’Accordo di Programma Quadro Anci-Conai per il quinquennio 2014-2019. L’Accordo sancisce l’impegno congiunto di Anci e del Conai per dare certezze e continuità allo sviluppo della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti di imballaggio in Italia. Il nuovo accordo conferma i principi base che caratterizzano gli accordi Anci-Conai, rispetto ai precedenti rimane inalterata anche l’impostazione strutturale. Tra le novità si citano l’aumento dei corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni per il conferimento della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio; nel nuovo accordo è stato, infatti, pattuito un incremento complessivo dei corrispettivi economici unitari pari al 17%, aumento che ha riguardato tutti i materiali, con particolare rilievo per la filiera vetro, dove i contributi sono aumentati del 20%.
Si ritiene di particolare importanza l’analisi della filiera di carta, legno e vetro, in quanto rappresentano un punto di forza e un’opportunità per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla normativa vigente: tutto ciò è necessario per capire l’andamento del mercato nei prossimi anni in modo da rispondere prontamente alle possibili criticità che potranno emergere per effetto della crisi economica. Gli elementi importanti da tenere in alta considerazione sono la tracciabilità e i flussi dei materiali.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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