Un’Europa spiazzata e schiacciata tra le democrature
Un’Europa spiazzata e schiacciata tra le democrature
Donald Trump ha determinato un enorme disorientamento nelle élite che guidano l’Europa. Un figlio (in questo caso 27 figli) con un genitore che, anziché proteggerlo, lo traumatizza. In un prima fase un individuo ripensa alla propria identità e al suo rapporto col mondo esterno per non andare in “frantumi”. L’ideale sarebbe cambiare, andare via di casa, cambiare relazioni e darsi vita nuova in un ambiente diverso. Però la possibilità di trovare luoghi diversi per l’Europa non esiste.
Nella psicoanalisi il primo passo dopo un trauma è “prendere atto della realtà”. Per l’Europa significherebbe prendere atto che l’idea coltivata (ispirata da americani e inglesi) di sconfiggere la Russia si è rivelata sbagliata. Quello che Beppe Severgnini diceva nell’estate 2022: che è impossibile per un paese povero come la Russia prevalere contro 40 democrazie ricche e avanzate, avendo, peraltro, un Pil 30 volte inferiore. Sappiamo com’è andata a finire. Perché? La Russia ha non solo 6mila testate nucleari, ma un popolo che crede nei suoi valori e disposto a battersi al fronte.
Già questo basterebbe a suggerire all’Europa che, per ripensarsi, la via del riarmo non è proprio l’ideale. Semmai imparare a dialogare in un mondo multipolare, in cui esercitare un ruolo importante non sulla base delle armi ma delle idee, della cultura, dei diritti sostanziali (prima che formali), avviando anche una profonda rivisitazione di quello che non va da noi. Che poi significa spiegare ai propri cittadini come mai un sistema basato sul denaro e sull’accumulazione predatoria della Natura dia sempre più infelicità ai suoi 440 milioni di residenti.
Problema che hanno anche gli americani, le cui condizioni non sono mai state giudicate da loro stessi così insoddisfacenti. Gallup infatti ci informa qui che nelle settimane che hanno preceduto l’elezione di Trump, il tasso di soddisfazione degli americani (calcolato su svariati indicatori) mai era giunto ad un livello così basso (38%); nel 2001 era al 54%. Una discesa costante durante tutte le “magnifiche sorti e progressive della globalizzazione” che si è accentuata proprio negli ultimi 4 anni di Biden. Altro che neo liberalismo trionfante.
Vediamo di cosa soprattutto si lamentano gli americani (tra parentesi la percentuale su 100 di cittadini soddisfatti): il modo in cui sono distribuiti il reddito e la ricchezza negli Stati Uniti (29%), la disponibilità di assistenza sanitaria a prezzi accessibili (29%), l’importo che gli americani pagano in tasse federali (26%), la dimensione e l’influenza delle grandi aziende (25%), la qualità dell’istruzione pubblica nel Paese (24%), il clima morale ed etico (22%), gli sforzi della nazione per affrontare la povertà (16%). Esisteva ed esiste quindi ampia possibilità per un partito che vorrebbe dirsi “democratico” per vincere le prossime elezioni, in quanto, come ha ampiamente spiegato Emmanuel Todd, gli Stati Uniti sono molto più fragili di quello che crediamo, non solo per i fondamentali dell’economia (il grande deficit commerciale e il debito pubblico, la scomparsa della manifattura), ma perché hanno una società civile in via di crescente disgregazione. La reazione di Trump nel post voto indica la ricerca di vie nuove (vedremo quanto efficaci) per ridare fiducia agli americani, a costo di danneggiare gli altri.
L’Europa invece appare incapace di ripensarsi. Le elezioni in Germania porteranno ad una riedizione dell’alleanza CDU-SPD che ha la maggioranza dei seggi (328 su 630, 52%), ma la Große Koalition è giunta alla fine della sua parabola (una volta governava col 70-80% dei voti) e deve la sua fortuna al fatto che BsW, il nuovo partito di sinistra (che vuole dialogare con Russia e limitare l’afflusso di immigrati illegali) ha mancato il quorum per lo 0,03% (4,97%) e ciò consente agli altri partiti di redistribuirsi i circa 37 deputati persi da BsW per un soffio. Con BsW in parlamento non sarebbe stato possibile infatti il riarmo voluto da CDU-SPD. La destra di AFD inoltre ha raddoppiato i voti ed è il primo partito in tutta la Germania est.
Come mai? Per ragioni soprattutto economiche: la Germania ha frenato la domanda interna e puntato su una riduzione del debito pubblico (da 80% del Pil del 2012 al 60% di oggi) per favorire la bilancia dei pagamenti (meno importazioni, più esportazioni). A fronte del surplus commerciale e corrente la posizione netta della Germania verso l’estero è divenuta creditoria, fino alla somma abnorme di 3,7 trilioni di dollari, oltre il 70% del Pil. Gli operai, delusi, hanno mollato la Spd: i salari, specie nell’industria, sono stati calmierati dai tanti, odiati immigrati disposti ad accettare bassi salari. Nella Germania est lo scadimento degli investimenti pubblici ha invertito la tendenza alla riduzione del divario rispetto alla Germania Ovest (oggi il reddito medio pro capite a Est non arriva al 60% di quello a Ovest), favorendo AFD e BsW che vogliono dialogare con la Russia, memori che buona parte dei tedeschi dell’Est sa quanto l’Ostpolitik li abbia aiutati.
I prossimi 5 anni (sempre che la coalizione duri) saranno difficili: sia perché i due partiti alleati la pensano in modo diverso su molte cose, sia perché col riarmo aumenterà l’impoverimento dei ceti più deboli in cui pescano sia AFD che BsW. Per armarsi inoltre bisogna indebitarsi (a carico delle generazioni future) e il paradosso è che la Germania ha inserito nella Costituzione il Schuldenbremse (freno all’indebitamento). Non potrebbe quindi fare deficit, se non con il voto di 2/3 del Parlamento. Ma ciò significherebbe avere il voto di AFD. Il resto dell’Europa sarà al traino e si creerà così un’Europa molto più armata nel 2029, quando sarà possibile che le destre vincano le elezioni. A quel punto… “che Dio ce la mandi buona”: é già avvenuto con Biden che ha tirato la volata a Trump.
I re magi venivano da est e si orientavano con la stella d’oriente (la saggezza), il disorientamento viene da ovest con il denaro (la stupidità). Gli Stati Uniti sono stati per 200 anni la principale democrazia al mondo e sono diventati nel XX secolo il nuovo imperatore: ricchi, belli, bianchi e liberal. Ma negli ultimi decenni si sono lentamente trasformati in una sorta di democratura, in cui il “capo” (ricco e bianco) comanda e decide sulla base di una logica d’affari e di potere su altri paesi – all’interno ci sono invece balance and rules, sempre meno efficaci per la verità. I media e molti analisti attribuiscono questo fenomeno all’ascesa di Trump ma, a ben vedere, in questo processo Trump sembra più l’effetto che la causa.
La “buona America” è sparita negli ultimi 40 anni. “Buona” fu quella del coraggioso presidente Roosevelt che dopo 4 anni di crisi (1929-1933) lanciò il New Deal seguendo le indicazioni dell’ economista progressista Keynes, facendo uscire finalmente il suo paese dalla grande crisi con un rilancio degli investimenti pubblici. “Buona” fu l’America della vittoria sui nazisti (insieme ai russi) nella 2^ guerra mondiale e quella del dopoguerra che tassava i ricchi con un’aliquota del 92% sui redditi annui oltre 400mila dollari e che farà dire al miliardario Walt Disney “se non ci fossero state le tasse, poveri come me non sarebbero stati aiutati e non sarei diventato ricco”. L’America della società aperta accoglieva gli immigrati che hanno fatto grande quel paese, cresciuto dai 150 milioni di abitanti del 1950 agli attuali 334. Come si può ben capire, la popolazione statunitense è più che raddoppiata non per la fertilità delle donne americane ma per la straordinaria immigrazione.
Paradossalmente la “buona” America ha resistito, in mezzo a contraddizioni enormi – razzismo, maccartismo – nel periodo in cui (1945-1991) doveva competere con il comunismo reale e dimostrare che la società liberale e capitalistica era meglio del comunismo. Da quando l’URSS è crollata, è come se fosse venuto meno un contrappeso, per cui gli Stati Uniti hanno allentato tutti i “freni” trasformandosi (attraverso la globalizzazione e l’hybris della finanza) in un sistema di oppressione non solo verso l’esterno ma verso la loro stessa popolazione: sempre più povera, infelice, depressa e obesa, nonostante l’enorme ricchezza accumulata. L’Occidente non nutre più alcuna speranza nell’ avvenire, se non quella di fare delle guerre. La stessa Europa, che ha una cultura invidiabile, che ha costruito nel dopoguerra un welfare che non ha pari nel mondo (per le lotte dei lavoratori e delle donne), seguendo la via americana del consumismo e dell’individualismo sta gradualmente azzerando la propria dimensione sociale, spirituale e valoriale per cui oggi, ancor più degli Stati Uniti, si trova traumatizzata in un mondo che le appare sempre più ostile e incomprensibile.
Tra i media, politici e intellettuali si è andata affermando la logica materialistica e individualistica che il “dio PIL” poteva sostituire il Dio trino (la religione zero di cui parla Todd). Un nuovo Dio quattrino, oggi impersonato sia dal prezzo dell’oro (in forte ascesa), sia dalle criptovalute digitali di cui i comuni mortali non capiscono il reale controvalore, ma che comunque comprano, se è vero che le possiedono 30 milioni di europei.
Le società occidentali liberali hanno coltivato il mito della libertà senza limiti e dell’hybris consumistica individuale, “allontanandosi dalla via indicata… Mosè ridisceso dal monte bruciò il vitello d’oro col fuoco e la sua polvere gettò nell’acqua che dovettero poi bere (il fuoco dell’iniziativa e dell’amore e l’acqua dell’accoglienza e dell’armonia). Gridò poi di usare la spada per uccidere ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo”. Una rappresentazione dei nostri tempi, in cui alla sconfitta, la nostra società risponde non in base a valori (pace, dialogo, sviluppo umano per tutti) ma con il riarmo (la spada) che porterà solo ad uccidere il nostro fratello.
Con lo scudo atlantico dell’invincibilità americana è caduta anche la superiorità dei valori occidentali e liberali che si pensava fossero migliori di quelli degli altri. Procediamo così, incapaci di riflettere sugli errori, verso un “suicidio assistito”. La crescita dell’autocoscienza negli occidentali e la crescente “ricchezza” individualistica fa crescere dentro di noi la paura. Paura di morire (la religione zero), paura di perdere il tenore di vita acquisito, paura della solitudine, paura dell’altro (enfatizzato dal Covid).
E’ in crisi lo stesso liberalismo, che alcuni pensavano essere l’unica ideologia sopravvissuta al comunismo e nazismo e l’unico modo giusto di vivere e produrre su questa terra. E’ vero che non sappiamo ancora cosa ci sia di meglio, come diceva Keynes, ma è probabile che qualcosa prima o poi emergerà, visto che questo sistema “liberale” produce guerre su guerre, ovviamente in nome della democrazia e del “benessere”. In tal senso il folle Trump potrebbe essere una grande opportunità di svegliarsi, di pensare e di cambiare.
Photo cover: riproduzione dell’opera “Democratura” di Fabrizio Loschi
Per leggere gli articoli di Andrea Gandini su Periscopio clicca sul nome dell’autore.

Sostieni periscopio!
Andrea Gandini
Commenti (6)
Lascia un commento Annulla risposta
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
Parole sante!
credo che non sia proprio chiara la natura del regime russo attuale, dal quale – peraltro – dall’inizio della guerra neocoloniale contro l’Ucraina è fuggito più di 1 milione di persone. Bisogna tenere ben presenti le parole di Mattarella su cosa implica un appeasement nei confronti di un regime di tal natura, che imposta – in ciò trovandosi ben d’accordo con l’autocrate Trump – le relazioni internazionali sulla sopraffazione e la legge del più forte (in termini militari).
Putin gode di una enorme consenso in Russia in quanto ha migliorato le condizioni di vita dei suoi cittadini negli ultimi 20 anni e cito un solo indicatore per motivi di spazio: la speranza di vita è cresciuta da 65 a 71 anni dal 2000 al 2023. Ha ridato alla Russia quel rango internazionale che gli americani volevano annullare. E’ certamente un dittatore che fa avvelenare i suoi competitor ma ha un consenso di massa perchè gran parte delle persone (anche da noi) guarda al lavoro, ai salari e al tenore di vita e in Russia di dà una enorme valore alla tradizione (patria, famiglia, religione cristiana ortodossa) che Putin sostiene in molti modi. Si può non essere d’accordo ma i russi la pensano così.
L’Italia e l’Europa hanno fatto un gravissimo errore seguendo la politica neocon Usa, la quale pensava di mettere alle corde la Russia usando l’Ucraina (e i suoi giovani come carbne da macello) per sconfiggerla. Anche Putin usa i suoi giovani come carne da macello (e per questo giustamente fuggono, come del resto fanno gli ucraini e per fortuna), ma almeno sono suoi concittadini e ne risponde elettoralmente. Noi europei invece mandiamo armi e aspettiamo cosa succede.
Le relazioni internazionali sono sempre state basate sulla legge del più forte, da quando i Greci dissero ai magistrati Millei che contava solo la forza. Ed è stato così anche durante il dominio degli anglosassoni nel Novecento che dopo aver sconfitto (per fortuna) fascismo e nazismo si sono montati la testa pensando di omologare il mondo col neo liberismo (e l’Europa ignava e vassalla dietro). Dalla Russia sono fuggiti un milione di russi (anche per evitare di morire in guerra, ma dall’Ucraina (che noi sosteniamo) sono fuggiti 20 milioni, sono stati aboliti 11 partiti di opposizione, avviata una guerra civile in Donbass dal 2014 contro la popolazine russofona, vietato parlare russo come lingua ufficiale. Un paese con un livello di corruzione certamente superiore a quello della Russia.
L’Europa e Mattarella dovevano opporsi agli inglesi e americani che hanno fatto naufragare la pace in aprile 2022, saper distinguersi dalla poitica estera USA come fecero a suo tempo Moro, Andreotti, Berlinguer, Craxi e lo stesso Berlusconi in occasione dell’infausto omicidio di Gheddafi. La differenza tra Trump e neocon è che lui dice esplicitamente che le relazioni internazionali si basano sulla legge del più forte. Speriamo che col nuovo ordine mondiale (dei più forti: USA, Cina e Russia) si chiudano le guerre e si avvii un disarmo generalizzato. Certamente l’Europa è fuori e del resto ha fatto di tutto per non costruirsi se non come mero mercato e moneta e oggi riarmarsi porterà solo mmiseria ai suoi cittadini e non sarà certo di esempio per un disarmo generalizzato. Non stupiamoci se alle prossime elezioni chi confida in un nuovo dialogo con la Russia sia premiato. Trump sarà un puttaniere e un affarista ma deve avere buoni consiglieri. Da sempre se non vuoi fare la guerra cerchi il dialogo basato sui reciproci interessi. Se la metti sulla giustizia, sulla morale andiamo diritti verso la guerra.
Nessuno dice mai la verita’.
Cioe’ che in occidente manca la felicita’ perche’ esiste un gruppo che vive e prospera cercando il piu’ possibile di mantenere a bada e controllato il popolo. E che la ricetta per tornare ad essere liberi e felici e’ che questo gruppo si autoesilii.
A parte la tua sesquipedale sciocchezza sui russi che sarebbero “un popolo che crede nei suoi valori ed é disposto a battersi al fronte”, su tutto il resto siamo alle solite, Andrea. Io non ho capito che cosa vuoi dire, a parte criticare l’Occidente, la democrazia, l’Europa e le istituzioni sociali e politiche di questa parte del mondo, a tuo dire responsabile di tutto.
Andrea, non si capisce quello che dici. E soprattutto quello che vuoi. E soprattutto il mondo in cui credi. E soprattutto come frenare questa maledetta guerra soltanto “russa”. Hai capito o no che il problema risiede in quella società russa, mai guarita dal suo istinto aggressivo e primordiale? Lascia stare Biden, la NATO, l’UE, Roosevelt, il 92% della tassazione sulle grandi rendite e via dicendo.
L’Unione Sovietica é crollata da sola sì o no? L’Europa si é allargata a Est, rispondendo a una domanda di democrazia, di libertà e di benessere sì o no? In Europa abbiamo il sistema socio-economico più giusto ed equilibrato in un mondo ingiusto e squilibrato sì o no? Putin é un pazzo sanguinario sì o no? La NATO é ancora una tutela contro l’orrore russo sì o no? Trump é il risultato della decomposizione americana, affascinata adesso dall’orrore russo, sì o no? L’Europa é il soggetto meno colpevole di questa confusione planetaria sì o no?
Andrea, potranno darti ragione i “marcorizzisti” (nel senso di Marco Rizzo). Quanto al resto, con tutto il rispetto, le tue analisi sono prevalentemente polvere che nasconde odio antioccidentale e non propone nulla di significativo.
Se ci fosse stato davvero interesse di Biden e dell’élite europea a fermare questa “maledetta guerra russa”, bastava non sabotare le trattative (che erano già a buon punto come dicono imparziali ossservatori ONU) tra Russia e Ucraina a Instanbul nel 2022, siccome tu assolvi tutte le élite del buono, innocente, libero e democratico Occidente da ogni responsabilità. Capisco che è duro scoprire, da “democratici liberali” (come tali superiori a tutte le altre culture e forme di governo) che la democratica Europa, o meglio le attuali élite europee, sono dei guerrafondai come lo era Biden e Jhonson, ma a cui gli altri non si sono opposti (per ignavia, interesse,…?).
L’allargamento ad est (si entra sempre prima nella NATO e poi in Europa) non è avvenuto per rispondere ad una domanda di democrazia, libertà e benessere come dici tu, ma per interessi americani di più facile vendita delle proprie merci e acquisizione di imprese in mercati aperti e senza vincoli. L’allargamento del 2004 che ha portato 100 milioni di lavoratori dell’est nella UE fu un primo errore perchè colpì i nostri lavoratori (da cui i bassi salari di oggi) e tutti gli altri europei del sud Europa (una strategia americana). L’Europa dei fondatori doveva prima farsi Stato federale e poi allargarsi. Non lo dico io lo dicono decine di seri studiosi. L’allargamento poi all’Ucraina (nella Nato) è stata una vera e propria provocazione e si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, come fu del resto quella di Cuba verso gli Usa. La geopolitica esiste da sempre. Gli interessi di chi abita e lavora in Europa erano costruire uno Stato federale che aumentasse occupazione, salari, welfare e le uguaglianze tra paesi, non la creazione di un mero mercato, una moneta e libera circolazione dei capitali che avrebbe portato ad enormi disuguaglianze e alla attuale disgregazione sociale che è terreno fertile per l’avanzata delle destre in tutta Europa. Era anche interesse dei nostri concittadini europei dialogare con la Russia con reciproci vantaggi, sapendo che là dove passano le merci non passano i cannoni. Ma a qualcuno (USA) ciò non andava, non si voleva avere alcun altro “polo” nel mondo. Sono 150 anni che gli anglosassoni temono un’alleanza Germania-Russia.
Chi ha voluto i cannoni oggi raccoglie quello che ha seminato. Purtroppo a pagarne le conseguenze sarà la fascia più povera non certo i fenomeni che ci hanno governato.