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Parma: un esempio da seguire

In uno dei suoi “raccontini” (così era solito chiamarli), il grande ispanista e comparatista Oreste Macrí alludeva al clima di ospitalità che l’aveva accolto al suo arrivo a Parma nel 1942 e che l’aveva accompagnato durante i dieci anni che aveva trascorso in questa città come professore di Lettere alla scuola media Salimbene.

Parma – Duomo

A questa caratteristica si aggiungeva certamente la bellezza dei monumenti e delle opere d’arte: la cattedrale con lo splendido bassorilievo di Antelami e con la sorprendente Assunzione della Vergine del Correggio, le perfette geometrie del battistero, i chiostri e l’antica farmacia del monastero di San Giovanni, gli affreschi del Correggio della Camera di San Paolo, il Parmigianino di Santa Maria della Steccata, per non parlare dell’imperdibile Teatro farnese e della Galleria Nazionale valorizzata da qualche anno da un nuovo e riuscito allestimento.

Tutti questi luoghi, nei quasi venti anni (1996-2014) che ho trascorso a Parma, come docente di Letteratura spagnola, mi sono divenuti familiari: immagini stratificate nella memoria nella loro dimensione diurna o notturna quando, uscendo di Facoltà dopo un’intensa giornata di lavoro, non di rado in compagnia della cara amica francesista Mariolina Bertini, andavo nella città ormai silenziosa contemplando le belle architetture del centro storico.

Parma – Via Duomo

Il mio percorso prevedeva un’immancabile sosta in piazza del Duomo passando dall’omonima strada (magari con una sosta nella storica libreria Fiaccadori) per non perdere la vista panoramica: il longilineo ottagono del battistero, la facciata romanica della cattedrale e, sullo sfondo, il campanile del monastero di San Giovanni.

Ormai a Parma torno solo di tanto in tanto. Oltre a rivedere il ridotto e affabile gruppo ispanico con il quale ho convissuto per anni, mi piace ripetere gli abituali itinerari del centro e spingermi oltretorrente attraversando il ponte di Mezzo per imboccare Via d’Azeglio e dare un’occhiata all’interno della manierista Santissima Annunziata, una chiesa dalla singolare pianta ellittica completata da molteplici absidi, o percorrere Via Bixio dove negozi e pizzicherie con salumi, formaggi e specialità parmigiane si alternano a più modesti punti di vendita di kebab e falafel.

È stato camminando proprio per questa strada che ho pensato che all’ospitalità già un tempo elogiata da Macrí e alla bellezza dei monumenti che ogni visitatore può comprovare, si aggiunge ora l’intelligenza di un’iniziativa pubblica che invita ogni passante alla partecipazione civile.

Sul lato destro di Via Bixio, oltre la prima metà della sua lunghezza, è stato affisso sul muro di confine di un giardino un pannello metallico lungo quasi una decina di metri. Su questo pannello, inaugurato dal sindaco di Parma lo scorso 18 ottobre, è riprodotto nella sua interezza, con i suoi 139 articoli e le 18 disposizioni transitorie, il testo della nostra Costituzione.

Parma – Via Bixio

Senza imporsi, insomma, ogni cittadino italiano o straniero è invitato a leggere, conoscere e assimilare quanto di più importante regola il paese: i “principi fondamentali” di uguaglianza e solidarietà, di tutela e rispetto, di sviluppo della cultura e di conservazione dell’ambiente; ma anche (e non è un caso che corrispondano alla “Parte I”) i diritti e i doveri dei cittadini nei loro rapporti civili, sociali, economici e politici, e poi – come parte II – l’ordinamento della Repubblica, con i suoi organi: il parlamento, il presidente, il governo, la magistratura, le regioni, le province e i comuni.

Non so se altri comuni italiani (diventa irrilevante il loro colore politico) abbiano preso iniziative analoghe, ma certo un pro-memoria di questo tipo è sicuramente opportuno in un mondo come il nostro sempre più distratto e poco desideroso di conoscere, sommerso da chiacchere inutili o prevedibili, teso a una consumistica pubblicità e al personale profitto.

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Laura Dolfi

Laura Dolfi, professore ordinario di Letteratura spagnola all’Università di Parma fino al 2014, è accademica corrispondente della Real Academia spagnola. Ha pubblicato molto in Spagna, ma anche in Italia: volumi miscellanei sulla traduzione e sull’esilio, epistolari inediti, edizioni critiche, monografie. Temi privilegiati il teatro del Seicento e la poesia del Novecento: dalla traduzione per Einaudi del primo don Giovanni (Tirso de Molina, “L’ingannatore di Siviglia”, ma si veda anche il libro “Tirso e don Giovanni: scambi di ruoli tra dame e cavalieri”) all’antologia inedita del poeta Giorgio Caproni (“«Pianto per Ignazio», Versioni da García Lorca e altri poeti ispanici”, Feltrinelli 2020). A García Lorca e alla sua poesia ha dedicato “Il caso García Lorca. dalla Spagna all’Italia”. Tra gli ultimi lavori “Góngora y Tirso de Molina: lo culto y lo sorprendente” (Firenze University Press 2021), “Un paese sognato: la Spagna di Vittorio Bodini”, Besa-Muci 2021 e la traduzione della commedia del noto poeta barocco Luis de Góngora (“La costanza d’Isabella”, Liguori 2024).

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