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“Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L’uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine.”
(Eugenio Montale)

 

DA “CIELO PRIVATO”, Ed. Joker, 2005

Scandaglia lo sguardo
dal bordo scuro il fondo
del pozzo invisibile il pericolo
i grandi raccomandano
attenti la tarantola
Non conosciamo ancora
forma per quel nome
la minaccia sommersa non increspa
la fontana non ruggisce intanto
ci vietano di attingere e di bere
Saranno artigli o corna a lacerare
fauci spalancate miste a nostre urla
tentacoli che inghiottono o veleno
Il fulmine saltato su dall’acqua
miseria e guerra esploderà tarantola
Mentre il mistero scorta ogni passione
dalla cisterna pulsa in ogni sforzo
domina ombra gli astri dell’orto
Rumina la bestia da lontano
vibra la nostra sorte
noi appostati
piatti sotto l’erba alta o da coltelli
negli angoli dei fienili verticali
saremo i primi

 

*

 

Tutti i cortili annunciano la sera
le porte aperte alle ringhiere
Vortica misto a voci
e stoviglie il fischio
del padre fiato tra gradini
musica della lontananza
Sopravvive la canzone alla fatica
l’usignolo reduce senza festa
né batticuore al saluto
Se il figlio non ammette somiglianza
o si sottrae alla competizione
l’eredità si scosta in un angolo blindata
Ho scolpito da solo le mie pieghe e curve
tramando nostra paternità negata
Così quell’aria il fischio che la modula
si avvicina a scomparire come un treno
lampeggiante in transito
una missione altrove

 

*

 

DA “GALLERIA DEL VENTO”, La Vita Felice,, 2014

Lentamente la terra
cede alla sera, scintilla
di luci in espansione
Vedi ci si riflette una sorgente
la campagna intera illuminata
Solo adesso si riaccendono
le stelle cadenti della nascita
e segnano il sentiero, la vigilia
Più ti incammini e la materia
si esaurisce asciugata dalla luce
che resta a segnare i confini
La distanza fra le case
ogni dislivello, tutto
pulsa unito nel salto
poi le orme si disperdono
con chi le ha impresse
la storia tornerà al mistero
Tu non lo puoi vedere, ma
mentre per la festa splendono
il margine e l’anima dell’albero
il suo legno al buio brucia

 

*

 

Da “DAL LAZZARETTO”, La Vita Felice, 2024

La città nelle sue vene
la esplori slogandone le ossa
un corpo che si estende
anche restando fermo
Sembra immobile di notte
però tutto continua a pulsare
la solleva e dilata il respiro
Al buio crescono le unghie
Il sonno confinerà i sognatori
nel sottosuolo con le loro storie
Noi invece non dormiamo ancora
corriamo lanciando le mani nel vento
sulle vetrine spente del corso,
vogliamo vivere tutte le nostre vite
Finché a una curva della notte
appare l’aureola della periferia
– da lì si chiama il mondo
finalmente si entra in una frase

 

*

 

Le strade del mercato
si liberavano in serata
i banchi nei magazzini per la notte
i motocarri fermi, a fari spenti
Il giorno dopo riprendeva il ciclo
con la frutta allineata per colore
lo splendore dei pesci sul ghiaccio
mentre come stelle filanti
si sollevano nel vento
le fettucce della merciaia

Era la fatica a scandire il ritmo
della catena implacabile dei giorni
Adesso invece anche ad aspettarli
non rientreranno in scena, nemmeno
la neve da spalare, i thermos di caffè
né il volo delle briscole sul tavolo
Il pallone è rimasto in un angolo
anche i figli chiamati nei cortili
non sono più tornati per la cena

 

*

 

Eppure qualcuno li ha visti
riapparire dietro una finestra
o curvi a raccogliere una moneta
Nei sogni hanno ripreso
il loro posto a tavola
ci seguono nelle nuove case
Non li si può considerare
memoria esatta né l’eventuale
distorsione di un ricordo
Rimangono impressi in orme fresche
quando svoltano per il corso
la mano al cappello a salutare
o aprono il fermaglio alla collana
Se esigono un debito, se proteggono
o tradiscono lo fanno sul serio
Non si può soffocarne i singhiozzi
mitigare le sbornie e le risate
Come si fa a non sentirli
quando anche muti pensano al futuro

Ringrazio l’autore per avere autorizzato la pubblicazione di questi versi.

 

Luigi Cannillo, poeta, saggista, traduttore e organizzatore culturale, è nato e vive a Milano. Tra le sue raccolte di poesia più recenti: Cielo Privato, Joker Ed., 2005; Galleria del Vento, La Vita Felice, 2014; l’antologia in inglese e italiano Between windows and Skies – Selected Poems 1985-2020, Gradiva Publications, 2022 e Dal Lazzaretto, La Vita Felice, 2024. Ha curato con Gabriela Fantato La biblioteca delle voci – Interviste a 25 poeti italiani , Joker Ed., 2006. Ha curato inoltre l’Antologia Il corpo segreto – Corpo ed Eros nella poesia maschile, LietoColle, 2008, e, con Sebastiano Aglieco e Nino Iacovella, Passione Poesia – Letture di poesia contemporanea, Ed. Cfr, 2016. Singole poesie, scelte antologiche e interventi critici sono stati pubblicati su numerose riviste, raccolte di saggi, siti e blog letterari. Ha partecipato a performance e spettacoli teatrali e collabora con musicisti e artisti visivi.

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La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 260° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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