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Il patriarcato di Valditara: il sassolino e la montagna.

“Il patriarcato, come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia nel 1975”  
“l’incremento di fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un’immigrazione illegale”
(Giuseppe Valditara)

Ieri, 18 novembre 2024, a un anno esatto dal ritrovamento del corpo di Giulia  Checchettin, era il giorno della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin nella sede più alta, la Camera dei Deputati. Il Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara interviene attraverso  un videomessaggio trasmesso nel corso  della cerimonia.

Qualche estratto per  prendere confidenza con il pensiero di Valditara e della destra italiana. Le sue affermazioni sui femminicidi e sulla responsabilità degli stranieri “clandestini” sono smentite dai dati Istat, eppure il ministro impartisce la sua lezione:
Dev’essere chiaro a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento di fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un’immigrazione illegale

E Valditara prosegue: “Abbiamo due strade: una concreta, ispirata ai valori costituzionali, e una ideologica. Di solito i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma affermare una personale visione del mondo. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato….Il patriarcato è morto 200 anni fa ma certamente il patriarcato, come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia nel 1975 che ha sostituito la famiglia fondata sulla gerarchia quella sulla uguaglianza. Piuttosto ci sono ancora nel nostro paese residui di maschilismo, diciamo di ‘machismo’, che vanno combattuti e che sono quelli che portano a considerare la donna come un oggetto, come una persona di minore dignità che deve subire”.

Giorgia Meloni, leader maximo incontrastato della destra italiana, proverà a smorzare, attenuare, derubricare l’improvvida uscita di Valditara, nel medesimo modo usato per suo cognato Francesco Lollobrigida (Agricoltura), per il trombato Gennaro Sangiuliano (Cultura) e il suo sostituto  Alessandro Giuli.  Nessuna smentita, nessuna presa di distanza, ma la solita accusa alla sinistra di aver attaccato una frase presa fuori dal contesto generale.

Mentre gli studenti medi (per la destra sono tutti rossi e violenti) si preparano ad una manifestazione nazionale dei 100.000 contro i tagli della scuola di Valditara, mentre lo stesso Valditara è oggetto di innumerevoli meme in rete, è venuto il momento di andare oltre lo sconcerto e l’indignazione, di chiedersi cioè cosa ci sia dietro “le parole in libertà”, di questo o quel ministro della Repubblica. 

Qualcuno sostiene che la destra non era pronta a governare, che i vari amici e parenti elevati al soglio ministeriale, sono solo inesperti, impreparati, ignoranti, digiuni delle regole minime del Bon ton della politica … da qui i piccoli errori … le gaffe … le parole di troppo.  Sarà forse anche così – è infatti sconcertante la pochezza culturale e politica di alcuni ministri scelti da Giorgia Meloni – ma dopo due anni di governo emerge una lettura diversa. Dietro i suoi maldestri moschettieri, la nuova/vecchia destra di Giorgia espone il suo verbo, una nuova ideologia da proporre e imporre al Paese. Una visione ideologica (proprio quella che Valditara dichiara morta e defunta) che vuole affermarsi e scalzare le convinzioni democratiche ed egualitarie ancora maggioritarie nella società italiana e che informano la nostra Costituzione.

Una Costituzione che va smontata pezzo per pezzo. Attraverso la legge sull’Autonomia Differenziata (uscita acciaccata dalla sentenza della Suprema Corte), attraverso il Ddl Sicurezza contro “i comunisti”, i manifestanti e i sindacati, attraverso la legge sul Premierato (ancora in cottura). Ma anche attraverso le parole dal sen fuggite di Valditara e degli altri moschettieri ignoranti: un sassolino oggi, un sassolino domani, così la destra cerca di costruire la sua montagna: la sua egemonia ideologica.

 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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