Parsons Dance, un’energia che fa star bene
In questo strano periodo storico, denso di volgarità e bruttezza, credo che una fra le cose che possano far star bene sia proprio la ricerca della bellezza; non è un caso che nella radice etimologica della parola “bello” convivano sia il “bello” che il “bene”.
Ciascuno saprà cercare come e dove vuole; nel mio piccolo, sento che un paesaggio rilassante, una buona musica, un libro intrigante e una danza armoniosa possono restituirmi speranza.
Questo è quello che ho provato anche qualche giorno fa al Teatro delle Celebrazioni di Bologna quando ho assistito ad uno spettacolo travolgente della Parsons Dance Company Il tour in Italia della celebre compagnia di danza moderna sta raccogliendo uno straordinario successo in ogni piazza: questa sera e domani sera (9 e 10 novembre) sarà al Teatro Comunale di Ferrara.
Ho già partecipato almeno altre quattro volte a loro spettacoli ma, anche se non sono un esperto di questa arte, non mi stancherei mai di vedere e rivedere le loro coreografie uniche eseguite alla perfezione da ballerini fantastici, veri e propri acrobati straordinari.
Questi, con i loro movimenti sincopati ed armoniosi e la loro preparazione atletica, trasmettono una vitalità radiosa, una gioia sincera, una forza vibrante.
La loro è una danza solare ed elegante che diverte e stupisce in quanto capace di trasmettere emozioni vere a qualsiasi pubblico.
La fusione armonica tra movimento, musica e luci, fa in modo che i corpi sembrano trascendere la fisicità, creando un flusso di energia che cattura e ipnotizza.
Fondata nel 1985 dal genio creativo dell’eclettico coreografo David Parsons e del lighting designer Howell Binkley, Parsons Dance è una tra le poche compagnie che, oltre a essersi affermate sulla scena internazionale con successo sempre rinnovato, è riuscita a lasciare un segno nell’immaginario contemporaneo e a creare coreografie divenute veri e propri “cult” della danza mondiale.
Lo spettacolo che stanno portando nelle sale italiane si intitola “Balance of power” ed include sei pezzi coreografici, classici del repertorio di Parsons Dance e due novità.
Tra le pietre miliari del loro repertorio non poteva mancare Caught (traduzione: preso, catturato), definita dalla critica “una delle più grandi coreografie degli ultimi tempi”: un assolo mozzafiato, sulle note di Let The Power Fall di Robert Fripp, nel quale il danzatore sembra sospeso in aria grazie a un gioco di luci stroboscopiche.
Un altro classico del programma è Takademe, che mescola umorismo e movimento acrobatico in una decostruzione accorta dei ritmi della danza indiana Kathak; forme chiare e salti propulsivi imitano le sillabe ritmiche vocalizzate della partitura sincopata di Sheila Chandra.
Al centro del programma, per la prima volta in Europa, due nuove produzioni del 2024: Juke e The Shape of Us.
Juke, commissionato a Jamar Roberts, già ballerino dell’American Dance Theatre di Alvin Ailey e coreografo residente, è un omaggio a Spanish Key, tratto dall’album Bitches Brew del leggendario jazzista Miles Davis, con le forme psichedeliche che creano una cornice per far risaltare il talento dei singoli danzatori. Sempre intorno alla musica ruota The Shape of Us, l’ultima creazione di David Parsons: un viaggio dall’alienazione alla connessione con la musica del gruppo elettronico sperimentale Son Lux.
A questo proposito dice David Parsons: “I danzatori scoprono la bellezza l’uno dell’altro, ma soprattutto riscoprono i legami comunitari. Questa idea è nata proprio in una fase della nostra vita dove tutto era complicato, divisivo. Sono convinto che la danza sia sinonimo di unione e condivisione, e l’ho voluto raccontare in questa nuova creazione”.
Whirlaway, commissionato nel 2014 per celebrare il geniale musicista di New Orleans: Allen Toussaint, è una festa multicolore su musiche che spaziano dal rock al blues, passando per il jazz.
Oltre al lavoro coreografico e alle performances, Parsons Dance promuove percorsi di formazione, esperienze arricchenti che coinvolgono persone di tutte le età.
Mi piace ricordare un’importante iniziativa che Parsons Dance ha lanciato nel 2016: gli “Autism Friendly Programs”, ovvero dei seminari e degli spettacoli che hanno un occhio di riguardo per chi è affetto da disturbi dello spettro autistico e minimizzano le sollecitazioni sensoriali.
Tutto ciò a dimostrazione del fatto che la loro danza, eseguita con maestria, può davvero trasmettere a tutti un’energia vitale che fa stare bene.
I nomi dei danzatori sono: Zoey Anderson, Megan Garcia, Téa Pérez, Luke Romanzi, Joseph Cyranski, Justine Delius, Joanne Hwang, Luke Biddinger, Emerson Earnshaw.
Le foto in copertina e nel testo sono di Mauro Presini. Il servzio fortografico è stato approvato e autorizzato dalla Parsons Dance Company.
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Mauro Presini
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