Pat Metheny, un esploratore di mondi possibili
In concerto a Bologna, 3 novembre 2024
“La mia idea è quella di trovare angolazioni e modi diversi di pensare alla musica, mantenendo un’estetica chiave in tutto il processo”.
(Pat Metheny)
Assistere ad un concerto di Pat Metheny è un viaggio al quale si è scelto di partecipare senza sapere in anticipo che tipo di percorso innovativo si farà, di fronte a quali meraviglie si rimarrà a bocca aperta e quali sorprese stupiranno.
È un’avventura in cui ci si lascia condurre da una guida esperta e sapiente, sicuri che saprà ricambiare ogni curiosità.
Scrivo questo perché, con la sua tecnica sopraffina, Pat Metheny riesce a trasformare lo spettatore passivo in un aspettatore attivo che, con la mente e con l’animo, si predispone all’ascolto del suo racconto artistico e ne diventa parte essenziale.
Gli appassionati, da bravi compagni di viaggio, si lasciano accompagnare nel suo infinito universo musicale scoprendo di partecipare ad un viaggio onirico ricco di sensazioni pure, di sonorità celestiali, di scroscianti improvvisazioni e di melodie terapeutiche.
Nel concerto che ha tenuto all’Auditorium Manzoni di Bologna il 3 novembre scorso si è presentato solo sul palco, creando una situazione intimistica molto accogliente.
Ha utilizzato più di una dozzina di chitarre diverse, eseguendo brani dal suo intero repertorio: dalle sue incisioni ormai storiche (Beyond the Missouri sky, Still Life, …) ai suoi album più recenti (MoonDial e Dream Box), conferendo loro una nuova dimensione con la sua personalissima arte della narrazione musicale.
Ha parlato moltissimo, raccontandosi come non fa quasi mai durante i suoi concerti: ha ricordato il fratello che lo prendeva in giro perché quando suonava la tromba da bambino faceva “cadere gli uccelli dal cielo” per quanto era maldestro, ha svelato alcuni trucchi che usa per le sue unghie (ne attacca di finte in materiale acrilico, con una supercolla), ha ricordato alcuni artisti con cui ha collaborato e ha spiegato le accordature singolari per la sua chitarra baritono a corde di nylon, costruita su misura per lui dalla liutaia Linda Manzer.
In quasi due ore e mezzo di concerto ha regalato brani stupendi e sorprese a non finire; inoltre, verso la fine del concerto ha dato un’ennesima prova della sua inesauribile creatività, esibendosi circondato da un colossale marchingegno di strumenti musicali elettromeccanici attivati tramite la sua chitarra: Orchestrion, il nome della sua perfomance musicale.
Dotato di una tecnica formidabile frutto di ore e ore quotidiane di studio e ricerca, Pat Metheny, oltre ad essere uno dei più famosi, influenti, incredibili, talentuosi ed apprezzati chitarristi jazz e crossover, è un incantatore di presenti, un allargatore di confini, un paladino dell’avanguardia, un reporter del mondo contemporaneo, un narratore musicale davvero inesauribile, un terapeuta involontario, uno scopritore di mondi possibili.
La foto di copertina è stata scattata al concerto del 3 novembre scorso, organizzato dal Bologna Jazz Festival, mentre suona la Pikasso Guitar a 42 corde, realizzata su sua richiesta in due anni di lavoro. Le altre foto sono state scattate sempre a Bologna nel novembre del 2019.
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Mauro Presini
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É un viaggio in treno di notte!!!