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“Essere me” è la cosa più bella del mondo. Ce lo racconta Luca Tortolini e Marco Somà, in un omaggio al celebre King Kong

Essere me, di Luca Tortolini e Marco Somà, edito da Kite, è un albo controcorrente che smonta forse il più grande tra i miti della nostra contemporaneità: la bellezza della fama.

Tutti (o almeno tanti), oggi, vorrebbero essere ricchi e famosi, ad ogni costo, subito, velocemente, facilmente, fulmineamente. Essere rincorsi da fan urlanti muniti di videocamere e telefonini, da fotografi o giornalisti con la penna (o il tablet) in mano alla ricerca di un autografo o di una fugace stretta di mano.

Ma siamo sicuri che questo convenga? Sono molti a non pensarla proprio così. Un tempo erano coloro che fuggivano dai paparazzi sfrontati, invadenti e maleducati, in questo bell’albo illustrato è una grande e indimenticabile icona del cinema che ci racconta il retrogusto amaro del successo.

“Tutti pensano che io viva in un sogno da fiaba. Mi dicono “come vorrei essere nei tuoi panni”. Ma il mio più grande desiderio sarebbe andare in giro nudo. E non mi è permesso.”

A parlare un gorilla, Ughm, dichiaratamente ispirato al personaggio di King Kong, strappato al suo ambiente naturale, umanizzato, elegante e raffinato, agro di finzioni, di gente che gli sta attorno per proteggerlo, per aiutarlo, per fargli compagnia. Di spot senza senso da girare, di cocktail party da frequentare, di contratti da firmare.

Ughm è stanco di essere un divo, vorrebbe il suo spazio, parlare come crede, fare quello che vuole, vivere come tutti gli altri. Ma che, a causa di una fama insaziabile, non può. Non è libero, è schiavo del sistema, di chi lo vuole come deve essere e non come è. Non veste i suoi veri panni. Basta popolarità, basta umani, basta lusinghe, basta set e recitazioni, basta solitudine. Nemmeno la fidanzata si può scegliere.

La gabbia preme, la voglia di ascoltare i propri desideri impera.

Una lotta contro quell’essere come gli altri ci vogliono, come gli altri ci vedono, come si deve essere, come si conviene che sia.

Un grido di libertà, la forza di scappare, di mollare tutto. E chi s’è visto s’è visto. Au revoir.

Un libro, in un’atmosfera hollywoodiana da Viale del tramonto, che fa bene, un invito a lasciar andare ciò che pare più conveniente ma che, alla fine, non fa davvero per noi.

Un invito a voler essere solo noi stessi – la cosa più bella del mondo – e a volerci bene.

 

Luca Tortolini e Marco Somà, Essere me, Kite edizioni, Padova, 2020, 32 p.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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