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Ferrara film corto festival

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ALU, un sindacato contro Amazon

Nell’ambito della ricca offerta del Festival Internazionale 2024 a Ferrara, vorrei segnalare un evento che mi ha particolarmente colpito : il documentario Union di Brett Story e Stephen Maing (Stati Uniti, 2024) .  Il film-documentario mette in scena una  storia vera di lotta operaia dal basso e la risposta, a suo modo feroce, di Amazon, gigante della produzione multinazionale capitalista.

Union documenta la sfida di un gruppo di magazzinieri a Staten Island (New York) nel tentare di formare una rappresentanza sindacale in una sede di Amazon. Impresa particolarmente difficile negli Stati Uniti, dove l’ottenimento del riconoscimento di sindacato è subordinato alla raccolta delle firme di adesione del 30% dei lavoratori dello stabilimento.

L’iniziativa parte da un eterogeneo gruppetto di lavoratori, che la lotta prolungata trasforma in compagni di vita, capeggiata da Christian Smalls, black american, che concentra i suoi sforzi a favore dei diritti dei lavoratori in un magazzino di Amazon.

Le condizioni di lavoro che emergono dal documentario sono pessime: dai turni di dodici ore con pause brevissime, alla precarietà di contratti di sei mesi, per mantenere un turn over continuo che scoraggia la sindacalizzazione dei lavoratori.

Una scena dell’avvincente documentario riprende una lavoratrice che dorme in macchina nel parcheggio dello stabilimento, attrezzata con coperte in pieno inverno, avendo solo cinque ore di riposo tra un turno e l’altro. E poi il pullman che porta al lavoro in un’alba grigia l’esercito dei dipendenti del centro di distribuzione Amazon semiaddormentati, lavoratori precari del sottoproletariato americano multietnico, sfinito e spesso rassegnato.

Le modalità di lotta del gruppo di cui Smalls è leader sono anticonvenzionali: tenda permanente fuori dallo stabilimento, mensa alternativa a base di pizza e “erba”, ricerca continua del dialogo e di un vero e proprio rapporto umano con gli altri lavoratori, divulgazione con tutti i mezzi possibili delle proposte sindacali. Il gruppo promotore appare caratterizzato dalla tenacia di una lotta permanente durata mesi, e da una simpatia  trasgressiva e contagiosa.

Amazon dal canto suo ha adottato tutte le possibili contromisure contro ALU (Amazon Labor Union), specie dopo lo smacco del 2022 che porta al sorprendente raggiungimento del numero minimo delle firme e alla costituzione del sindacato aziendale.

Le risorse messe in campo da Amazon consistono in vere e proprie campagne di comunicazione interna volte a spaventare e intimorire i lavoratori, in pressioni e ricatti individuali con la minaccia della perdita del posto di lavoro, in ingenti investimenti legali ingaggiando i migliori avvocati per contestare la legittimità delle attività sindacali e delle votazioni. Oltre, ovviamente, ad un intensificato turn over provvidenziale nell’eliminare i personaggi scomodi e impedire la negoziazione dei contratti ad ALU.

La strategia di Amazon, azienda multinazionale che conta circa un milione e mezzo di lavoratori nel mondo, è quella di mantenere ad ogni costo il controllo delle relazioni con i dipendenti, monitorando le richieste dei lavoratori, concedendo alcuni miglioramenti per dimostrare così  l’inutilità del sindacato.

Il documentario registra come Amazon si voglia mostrare ai propri dipendenti come azienda esemplare del capitalismo “buono”, in una sorta di rappresentazione tanto totalizzante, quanto lontana dalla realtà. L’obiettivo principale di ALU sembra invece il “risveglio” dei lavoratori, la rivendicazione di essere “umani”, in un’azienda che alla crescente automatizzazione del lavoro accompagna la trasformazione dei lavoratori in automi.

Lotta particolarmente significativa perché Amazon sta aggressivamente definendo lo standard delle condizioni di lavoro nel mercato globale, definito da automazione, stretta sorveglianza, e tassi di turnover fino al 150%. Questa singola azienda controlla gran parte dell’infrastruttura di Internet, definisce i termini della vendita al dettaglio online a livello globale, svuotando le strade di città e paesi di tutto il mondo dalle locali attività commerciali.

La lotta a questo gigante della globalizzazione, da parte di un improbabile, ma vivissimo gruppo di lavoratori, assume le dimensioni della sfida ad un modello di vita alienante, mercificato e disumano che tenta di omologare non solo i lavoratori, ma anche i consumatori.  Pur nelle crescenti difficoltà ALU esiste e lotta ancora oggi, anche se, per le regole sindacali americane, solo nei singoli stabilimenti.

Per leggere gli articola di Eleonora Graziani su Periscopio clicca sul nome dell’autrice

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Eleonora Graziani

Laureata in pedagogia e filosofia, PHD in feminist studies presso l’Università di Coimbra. Ha insegnato in Italia e all’estero, in carcere e agli adulti stranieri lingua e cultura italiana. Filosofa femminista ha al suo attivo diverse pubblicazioni sulla mistica femminile.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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