Dopo il più classico dei “C’era una volta”, o dentro a una storia di cronaca da quotidiano, immersi in atmosfere tetre e lugubri o colorate all’eccesso, si muovono personaggi fiabeschi e moderni della raccolta “Gli occhi della vendetta ed altri racconti” (Edizioni La Carmelina, 2014) della ferrarese Patrizia Benetti, già autrice di “Racconti neri” (Este Edition, 2012).
I suoi racconti brevi sono un invito a esplorare le paure che fanno capolino nelle situazioni più apparentemente normali, in persone apparentemente innocue, che si fanno strada in ognuna delle storie mescolandosi a ogni altro sentimento fino quasi a berselo d’un fiato, come succede per i racconti stessi.
“Accanto alla tavola apparecchiata ad arte, svettava un macabro abete. Negli esili rami erano infilzati candidi bulbi oculari.”
Che siano cupe foreste medievali o paesini bretoni, uffici o rumorosi luna park, l’attenzione è posta sull’imprevisto che irrompe nel quotidiano, nel diverso che catalizza curiosità e destabilizza equilibri stabili, seppure grotteschi e alienanti.
Colleghi traditori e ingenui re spodestati; invidiosi cavalieri e vecchi amori mai sopiti, tornati dall’altro mondo; malefiche fabbricanti di sapone e giostrai impazziti; fuggiaschi tormentati dai propri misfatti e grilli premonitori della loro cattura; paggi traditori e furbi assaggiatori di corte; ingenue streghe redivive, stordite dalle umane debolezze; e ancora, mani che vivono di vita propria compiendo vendette e terrorizzando colpevoli mai puniti; distorte famiglie in stile “Casa dei 1000 corpi”. In bilico tra fantasy e racconto gotico, senza disdegnare incursioni splatter o romantiche, ma sempre con il timore in sottofondo.
Perché è la paura – diceva Lovecraft, storico rivale di Poe – “la più antica e potente emozione umana”.
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Giorgia Pizzirani
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